Il caso

«Non volevo offendere nessuno»

Matteo Pronzini è comparso in aula questa mattina in Pretura penale di Bellinzona, a carico del consigliere comunale e deputato dell'MPS l'ipotesi di reati contro l'onore per una frase pronunciata nel settembre 2021 durante una seduta di Consiglio comunale contro il Municipio – L'accusa: «Municipali lesi nel loro onore» – La difesa: «Non si è oltrepassato il limite del dibattito politico»
© Ti-Press/Alessandro Crinari
Irene Solari
17.10.2024 13:01

«Quello che ho detto era solo una questione politica che non toccava assolutamente le persone e non era mia intenzione offendere personalmente nessuno e se qualcuno si è sentito offeso mi dispiace». Così ha esordito Matteo Pronzini, comparso in aula questa mattina in Pretura penale di Bellinzona. A carico del consigliere comunale e deputato dell'MPS l'ipotesi di reati contro l'onore per una frase pronunciata nel settembre 2021 durante una seduta di Consiglio comunale. Pronzini in quell'occasione aveva preso posizione a seguito dei ricorsi presentati dal Municipio di Bellinzona all’Autorità indipendente di ricorso in materia radiotelevisiva prima e al Tribunale federale poi riguardo due servizi della RSI incentrati sulle morti per la pandemia da coronavirus alla casa anziani di Sementina. Per esemplificare l’atteggiamento dell'Esecutivo l’allora capogruppo Verdi-FA-MPS-POP-Indipendenti aveva affermato che: «Il Municipio usa in modo abusivo i soldi pubblici per azioni temerarie di intimidazione di stampo mafioso».

Incalzato dalle domande della presidente della Pretura Elettra Orsetta Bernasconi Matti, Pronzini ha contestualizzato quelle affermazioni, ammettendo di avere pronunciato «la frase incriminata». «In quell’occasione sono intervenuto unicamente in ambito istituzionale e politico, su una questione di grande attualità legata alla pandemia. Nello specifico sono intervenuto sui ricorsi che secondo me erano fatti dal Municipio semplicemente per tentare di bloccare la libertà di stampa, di conseguenza non mi riconosco nel decreto d’accusa stilato dal procuratore pubblico e per questo l’ho contestato».

Una questione «sconvolgente»

«La questione dei decessi alla casa anziani di Sementina ha sconvolto la realtà del Bellinzonese dove vivo, ero in contatto personalmente con i familiari delle vittime», ha spiegato Pronzini in aula, sottolineando l’importanza di chiarire il contesto in cui è stata pronunciata la frase e la sensibilità del tema. Il deputato ha anche spiegato alla giudice la discussa scelta di aggettivazione nella frase contestata. «Per me era chiaro che questa azione da parte del Municipio, arrivato al terzo ricorso davanti al Tribunale federale dopo che i primi due erano stati respinti, era votata all’insuccesso, per questo era temerario. Poi ritengo che volesse zittire la stampa e per questo era abusivo. E intimidatorio perché c’era il tentativo di un’autorità che cerca con tutti i mezzi, anche usando i soldi pubblici, di bloccare questi servizi giornalistici e in generale la libertà di stampa. In questo senso per me il ricorso era temerario, abusivo e di intimidazione».

«Offesi anche nel loro onore di persone»

«Questa affermazione è stata ritenuta lesiva da tutti i membri dell’Esecutivo che hanno subito sporto querela, in modo coeso. Poiché si sono sentiti tutti offesi nel loro onore da quelle parole», ha detto il procuratore pubblico Roberto Ruggeri nella sua requisitoria. Parole che, oltretutto, «arrivano da un politico esperto, non alle prime armi, famoso per la sua verve e per il suo sensazionalismo, ma che nei suoi interventi usa termini mirati e chirurgici e mai casuali. Non poteva non conoscere il tenore lesivo di quelle parole. Cercava la frase ad effetto ma ha superato la sottile linea tra legalità e illegalità. E così facendo ha leso non solo l’onore di politici ma anche quello personale, intaccando la loro onestà, rettitudine e correttezza». Certo, nel dibattito politico può capitare di usare espressioni un po’ più forti del solito, ha aggiunto Ruggeri. «È un contesto dove vige un eloquio più colorito e permissivo. Ma non c’è giustificazione a un simile intervento». I mafiosi, ha proseguito il pp, «sono coloro che delinquono usando violenza, corruzione e uccidono. Mentre il Municipio non ha fatto nulla di illegale se non tutelare la propria immagine e quella del Comune con mezzi legali». L’accusa ha quindi chiesto, per i reati contro l’onore (nello specifico di diffamazione, subordinatamente di calunnia e subordinatamente di ingiuria) una condanna nei confronti dell’imputato al pagamento di 20 aliquote giornaliere da 200 franchi, sospese condizionalmente per 2 anni più il pagamento di multa di 200 franchi.

«Non si è oltrepassato il limite politico»

Di parere opposto l’avvocato Luca Allidi, difensore di Matteo Pronzini, nella sua arringa: «È chiaro che l’esternazione fatta dal mio assistito non sia penalmente rilevante, il giudizio di valore fatto durante quella seduta rientra nei limiti di ciò che è sostenibile in un contesto di dibattito politico dai toni accesi. Ha espresso una critica feroce, certo, ma per l’ascoltatore medio presente alla seduta di Consiglio comunale le considerazioni sono rimaste all’interno del perimetro politico e non sono andate oltre». In sostanza, ha rilevato la difesa, «non si tratta di un’offesa che mette in discussione l’onorabilità di ogni singolo municipale. Ma è una critica politica rivolta al Municipio come autorità politica in relazione a un fatto di evidente interesse pubblico». Inoltre, ha aggiunto Allidi, «il paragone, perché di solo di paragone si tratta, con la mafia attiene unicamente allo scopo e non di certo alle modalità, nessuno in quel contesto ha pensato a metodi violenti, in fondo si parlava di un ricorso al Tribunale federale». «Pronzini stesso ha detto di non aver mai voluto offendere i municipali sul piano morale. Inoltre, a nessuno dei presenti, dopo il suo intervento, i municipali potevano apparire delle persone spregevoli. Anche perché l'ascoltatore medio di un dibattito politico sa benissimo che le frasi dette con foga in quel contesto non vanno prese alla lettera, dato che sovente superano il pensiero dei propri autori». Per tutte queste ragioni la difesa ha chiesto il proscioglimento da ogni imputazione.

Pronzini, al quale è spettato il diritto all'ultima parola, ha ribadito il fatto di non aver mai voluto offendere personalmente nessuno con le sue parole «e se, mio malgrado, qualcuno si è sentito offeso, sono sinceramente dispiaciuto». 

La sentenza è attesa nel pomeriggio.

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