Processo

Pestaggio in Rotonda, chiesti cinque anni

Si torna in Aula per i fatti di Locarno dell'8 ottobre 2022 – A comparire davanti ai giudici delle Assise criminali il richiedente l'asilo dello Sri Lanka che ha ribadito di non avere portato con sé nessun'arma quella sera: «Non avevo nessun coltello»
© CdT/Chiara Zocchetti
Irene Solari
04.10.2023 15:00

(Aggiornato alle 16.20) La condanna a cinque anni di detenzione e un’espulsione dalla Svizzera per otto anni. È quanto chiesto questo pomeriggio dal procuratore pubblico Pablo Fäh al termine della sua requisitoria. Secondo il pp, l’imputato quella sera ha minacciato più volte il gruppo di ragazzi con fare e atteggiamento provocatorio e brandendo un coltello. Almeno un fendente «brusco» sarebbe arrivato molto vicino al viso e al collo di uno dei ragazzi, mettendo la sua vita in pericolo, almeno per dolo eventuale. Fäh ha quindi chiesto la condanna dello srilankese per tentato omicidio intenzionale ripetuto, subordinatamente per ripetute tentate lesioni gravi, e ripetuta esposizione a pericolo della vita altrui. Infine per rissa.

«Nessun'arma»

«No, non avevo nessun coltello durante l’aggressione in Rotonda, lo giuro». Lo ha ribadito con determinazione il richiedente l’asilo dello Sri Lanka, vittima del violento pestaggio alla Rotonda di piazza Castello a Locarno, avvenuto la sera dell’8 ottobre 2022 e che ha coinvolto quattro giovani già comparsi in aula. Lo scorso 19 aprile erano stati condannati per tentato omicidio intenzionale, a 3 anni e 6 mesi di carcere, i due principali imputati (entrambi cittadini italiani), mentre a un ticinese era stata inflitta una pena di 6 mesi sospesi per rissa e lesioni semplici. Prosciolto, invece, un quarto giovane.

«Nessun coltello», quindi. Nessuna arma. Il concetto è stato ripetuto più volte dal giovane, comparso oggi davanti alle Assise criminali di Lugano in qualità di imputato, di fronte alle domande incalzanti del giudice Mauro Ermani assistito dai colleghi Sirio Quadri e Giovanna Canepa Meuli.

Cosa è successo?

Ma che cosa è davvero successo quella sera alla Rotonda? È quanto si è cercato di ricostruire oggi in aula, ripercorrendo i fatti insieme all’imputato, difeso dall’avvocato Felicita Soldati. Si deve fare un passo indietro rispetto agli attimi concitati del pestaggio. Prima, quando il richiedente l’asilo dello Sri Lanka ha raccontato di aver visto un gruppo di persone che stavano discutendo animatamente. «Quella sera ero molto ubriaco», ha esordito, «ho visto che si stavano scaldando gli animi e sono intervenuto per difendere un ragazzo. La situazione sembrava poi essere tornata alla normalità, così me ne sono andato». In questo gruppo, assieme agli altri, ha dichiarato l’uomo, c’erano anche i giovani che di lì a poco sarebbero stati coinvolti nel pestaggio. «Una quindicina di minuti dopo c’è stata l’aggressione in Rotonda». Il richiedente l’asilo ha ribadito di essere stato lui la sola vittima del pestaggio da parte del gruppo di quattro giovani e, soprattutto, di non aver avuto con sé nessun tipo di arma: «Io non ho ferito nessuno, ma sono stato ferito dagli altri».

«Ha il coltello»

Il presidente della Corte Mauro Ermani, tuttavia, ha sottolineato che tutti i testimoni presenti quella sera al pestaggio, compresi i due ragazzi che stavano filmando la scena (estranei al gruppo), hanno riferito di aver visto l’imputato brandire una lama. «Si sente espressamente dire, da chi sta facendo le riprese, «ha il coltello!»», ha precisato Ermani. Sempre da queste riprese, ha puntualizzato il giudice, si vede anche un luccichio davanti alla mano dell’imputato. Secondo quest’ultimo sarebbe stato il riflesso del suo orologio. Il coltello, in ogni caso, non è mai stato ritrovato dopo quella notte. «È stato buttato via da uno dei ragazzi del gruppo», ha spiegato il presidente della Corte.

I precedenti

Ermani ha anche ricordato all’imputato i suoi precedenti con la giustizia del Cantone Lucerna, dove l’uomo risiede e dove ha commesso diversi reati. Il richiedente l’asilo è stato condannato per rapina, guida in stato di inettitudine e disturbo della quiete pubblica. Fatti costati una pena di 20 mesi di cui 6 da espiare (già espiati) e 4 anni con la condizionale. Poi è arrivata una nuova decisione penale nei suoi confronti per vie di fatto, lesioni e ubriachezza molesta, con 70 giorni di detenzione. Infine, nel 2021, un nuovo decreto d’accusa per disturbo della quiete pubblica e comportamento osceno. L’uomo si è detto molto dispiaciuto e pentito per tutto quello che ha fatto, che riconosce essere degli errori: «Ogni volta che ho commesso questi reati ero in preda ai fumi dell’alcol». E ha anche detto di aver seguito in carcere un programma di recupero dedicato al suo problema. «Ormai da 10 mesi non bevo e non ho nessuna intenzione di ricominciare a farlo».

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