Primavera di elezioni, «mentre i partiti guardano a Berna»
Una primavera carica di elezioni, quella del 2023. Non ha dubbi Sean Müller, politologo all'Università di Losanna. Oltre all'appuntamento ticinese, anche Lucerna e Ginevra hanno chiamato alle urne i loro cittadini. Cantoni diversi, con sistemi di elezione diversi. L'esperto, in collegamento, si dice comunque sorpreso del fatto che nel cantone a Sud delle Alpi – nella mattinata di lunedì – non ci siano ancora i dati definitivi, al contrario degli altri cantoni sotto esame. «È un cantone particolare, speciale... a partire dal proporzionale, mentre gli altri hanno il maggioritario». Ecco dunque un punto della situazione e una serie di confronti, con uno sguardo puntato alla corsa delle federali di fine ottobre.
«Partiamo da Ginevra. Abbiamo avuto due elezioni: una del Governo, del Consiglio di Stato, nella quale si sono visti due candidati del PLR con il miglior punteggio, mentre nell'elezione per il Gran Consiglio, per il Parlamento, lo stesso partito ha perso percentuali e seggi. Questo è soprattutto dovuto al fatto che Pierre Maudet, ex consigliere di Stato PLR, abbia messo in piedi una sua lista, un suo partito (Libertés et justice sociale, ndr). Ha così subito guadagnato dieci seggi, quasi l'otto per cento», sottolinea l'esperto 40.enne. «Da un lato, il PLR ha vinto al primo turno nel Governo, ma ha perso molto nelle elezioni parlamentari. Lo stesso giorno, con gli stessi elettori. È un paradosso. Si appoggiano due uscenti del PLR, ma allo stesso tempo si punisce il partito nel Parlamento».
Il caso Maudet
Il nostro interlocutore ricorda come il politico sia stato in governo a Ginevra dieci anni. Poi la bufera giudiziaria, con l'accusa di corruzione. «All'epoca, non c'era la possibilità di dimetterlo, dato che era stato eletto direttamente dal popolo, ma poi si è dimesso da solo. Si è così presentata un'elezione, che ha perso. Ma adesso, sembra avere delle buone possibilità per rientrare nell'Esecutivo cantonale».
Era sempre lo stesso Maudet, fra l'altro, che nel 2017 si era candidato per un seggio in Consiglio federale, ma il Parlamento gli ha preferito il ticinese Ignazio Cassis. «Aveva comunque conquistato 90 voti dall'Assemblea federale, contro i 120 di Cassis». Ma la sua popolarità non era destinata a calare, anche considerando lo scandalo e, nel novembre 2022, la condanna definitiva del Tribunale federale.
Lucerna, trionfo UDC
A Lucerna, invece, le elezioni hanno confermato la stabilità dei partiti del centro e della destra, che hanno vinto oppure confermato il loro peso. «Al Governo, su cinque sono stati eletti già tre al primo turno: uno del PLR e due dal Centro, di cui di nuovo una donna. Ricordo che Lucerna, come il Ticino, non ha avuto una donna al Governo negli ultimi otto anni. Ora ce n'è una, forse ne arriverà una seconda».
Il vincitore maggiore del turno di Lucerna è l'UDC. «Ha guadagnato cinque, sei seggi... che fra l'altro aveva perso quattro anni fa. Possiamo dire che è tornato agli stessi livelli del passato, precedenti l'ondata verde. Ondata verde che sembrerebbe aver perso forza, anche se c'è da dire che i Verdi Liberali hanno comunque registrato una leggera avanzata nella loro percentuale». Lo 'spirito verde', insomma, ci sarebbe ancora, anche se in questo caso si è riversato nei Verdi Liberali.
Campagna spenta, ma Ginevra...
La campagna in Ticino è apparsa piuttosto spenta. Moscia, priva di temi forti. Con poche polemiche tra un partito e l'altro... e, in ogni caso, la politica non sembra avere un 'orecchio' per la realtà a livello nazionale. Un aspetto che non si discosta molto dalla realtà di Ginevra, nonostante città-cantone sede di innumerevoli realtà di livello internazionale. Dalle Nazioni Unite alla Croce Rossa, dall'Unicef e all'Alto Commissariato per i rifugiati, ma anche sede europea delle Nazioni Unite. «Ma la campagna ha comunque puntato sui temi locali cantonali: il traffico, i frontalieri, i prezzi degli alloggi e nei negozi... Tutti problemi emersi grazie alle campagne dei vari candidati, ma anche grazie al lavoro dei media come Le Temps o la RTS, che hanno organizzato varie tavole rotonde e dibattiti. Hanno parlato di temi cantonali,... ma è normale, è lo scopo di un'elezione cantonale, in fin dei conti».
Il modello Lucerna
Le particolarità del Ticino, al di là delle lungaggini nella consegna dei risultati rispetto ad altre realtà, non si prestano per candidarlo come modello per una ipotetica proiezione a livello federale. «Il sistema dei partiti è molto speciale. Per esempio con la presenza della Lega, che c'è solo Ticino. Ma anche con partiti di centro ancora abbastanza forti. Tra Centro e PLR. È una situazione poco rappresentativa del resto della Svizzera». E allora, come fare? Müller ha la risposta pronta: «Beh, se avessimo potuto monetizzare le previsioni che avevamo proiettando i dati di Lucerna, avremmo fatto bei soldi!», esclama l'esperto.
«Ovviamente è una battuta, ma se considerassimo Lucerna nel 2019 e facessimo una proiezione tra chi guadagna e chi perde... beh, già all'epoca si vedevano i verdi avanzare, i verdi liberali vincere... vedevamo già l'UDC perdere... Dunque, il cantone di Lucerna è molto più adatto a questa trasformazione da livello cantonale a federale. Quel che abbiamo visto a questo giro di Cantonali a Lucerna, molto probabilmente lo vedremo più anche avanti, in ottobre, per le elezioni federali. Almeno per il Consiglio Nazionale».