«Questo centenario di Locarno è sull’orlo della trascuratezza»
«Lo vedi quell’edificio? Ecco, è il simbolo del Patto della Pace, il luogo nel quale, nel 1925, si riunirono capi di Stato e di governo per allentare le tensioni manifestatesi dopo la fine della prima guerra mondiale». Il tono della voce di Francesco Mismirigo fa trasparire un filo di frustrazione, mentre indica la costruzione del Pretorio. «E oggi, proprio alla vigilia del centenario di un evento di importanza mondiale, che cos’è? Un rudere! Non c’è nemmeno un cantiere. È stato chiuso nel 2021. E sono stupito del fatto che nessuno si sia reso conto che doveva essere pronto entro l’anno prossimo, accompagnato ovviamente da una quantità di contenuti degno dell’anniversario».
Una raccolta di riflessioni
Lo storico erge il clamoroso stato di abbandono a icona della mentalità contemporanea sulla gestione del territorio. «Perché non siamo fieri di vivere nella nostra Città?», si lascia sfuggire sottovoce. Se tutto andrà bene, occorrerà aspettare fino al 2027 quando - grazie a una ristrutturazione conservativa firmata dallo studio d’architettura di Michele Bardelli, per la quale sono già stati stanziati 35 milioni - il palazzo storico sarà riportato agli antichi splendori.
Il 66.enne, neopensionato, da qualche tempo pubblica su un sito internet (all’indirizzo www.locarno1925.ch), e con grande frequenza, aggiornamenti e riflessioni su quel particolare periodo. «Voglio che la nostra realtà torni, come allora, ad avere un ruolo di ampio respiro sul palcoscenico internazionale, oltre al “solito” turismo».
L’incontro con i municipali
L’iniziativa è autofinanziata, ma il nostro interlocutore, a lungo attivo nel giornalismo, non nasconde di voler trovare qualche accordo con dei sostenitori. «In primavera avevo incontrato alcuni municipali presentando loro una serie di idee da concretizzare nel corso del 2025, specificando però che non desideravo entrare in un gruppo di lavoro».
Da qui, l’idea di mettere in piedi la pagina, «replicata» sui media sociali tramite la piattaforma Facebook. Nel frattempo, il Comune ha ufficializzato l’intenzione di realizzare degli eventi tramite un concorso - o, meglio un «invito», chiuso in aprile -, nel quale si chiedeva alla cittadinanza di avanzare delle proposte. «La conferenza, che si svolse dal 5 al 16 ottobre, è importante perché è stata l’ultima “eurocentrica”, nel senso che era ancora l’Europa a dominare il mondo».
Lo spirito che lasciò il segno
«Non c’erano ancora Unione Sovietica o Stati Uniti, all’interno di queste riunioni. E poi, lo “spirito di Locarno” metteva in dialogo i protagonisti. Non si trattava solo di vincitori e vinti, del tipo ‘tu hai perso, tu paghi’. Si cercavano dialoghi. Grazie a questo dialogo franco-tedesco, la Germania è entrata nella Società delle Nazioni, dando inizio a un incredibile sviluppo economico. Purtroppo, tutto è finito tra il ’29 e il ’33, con l’arrivo di Hitler al potere. Ma questo spirito di dialogo è rimasto e si è ritrovato nei seguenti incontri internazionali e diplomatici, fino al 1985 quando a Ginevra si svolse il vertice tra Gorbaciov e Reagan».
Riprendere i contatti
Mismirigo ricorda come l’entusiasmo di quegli anni abbia portato il nome della «Regina del Verbano» ovunque, in maniera del tutto spontanea. «Ancora oggi ci sono vie, locali e spiagge, nel mondo, a lei intitolata, a testimonianza del ruolo cruciale nell’immaginario collettivo. In quel momento siamo entrati nella modernità, grazie anche a un sindaco, Giovan Battista Rusca, e a dei politici molto visionari». Un evento oggi difficilmente replicabile, perlomeno sotto il profilo del tempo a disposizione per organizzarlo: «La semplicità e la tranquillità della piccola città di provincia aveva fatto breccia e in poche settimane era tutto pronto. Oggi ci vorrebbero anni».
Il centenario, per l’esperto sarebbe l’occasione di riprendere contatto con i Paesi coinvolti, dalla Polonia all’Italia, dal Belgio alla Gran Bretagna, passando per Germania, Francia, la Cechia e Slovacchia. «Sarebbe un’opportunità per rilanciare la nostra immagine in queste nazioni». Ma una nota positiva, in fondo, c’è: «Vedo molte iniziative private che stanno rivitalizzando Locarno, come il Grand Hotel, le Corti, mentre ho l’impressione che sul fronte del pubblico, troppi progetti siano in attesa».