Calcio

Renzetti: «Rinunciare a Sabbatini? Un grave errore»

L'ex presidente del Lugano commenta la sempre più probabile mancata intesa tra il capitano e il club circa il rinnovo del contratto – «Alla società vanno fatti tanti complimenti, ma non per l'empatia»
© Keystone/Golay
Massimo Solari
21.05.2024 11:45

Vicecampioni svizzeri. In corsa per la competizione europea più prestigiosa, la Champions League. E, non da ultimo, pronti a vivere la terza finale consecutiva di Coppa Svizzera. A Lugano sono ore entusiasmanti. Il presente assomiglia a un'opera d'arte, ma il futuro è a sua volta una promessa generosa. Una finestra su un altro panorama mozzafiato. Già, eppure un velo di tristezza - sottile e però tangibile - ammanta il momento felice dei bianconeri. Proprio adesso, a consuntivo di un campionato eccezionale e a meno di due settimane dall'appuntamento con l'ultimo atto del Wankdorf. L'appuntamento da non sbagliare per non macchiare una stagione da applausi.

Alludiamo al futuro di Jonathan Sabbatini, certo. Il capitano dei record sembra al passo d'addio. Perlomeno, è quanto ha fatto intendere a margine dell'ultima sfida contro lo Zurigo. Dalla società non sarebbe arrivata la proposta di rinnovo auspicata, quella che avrebbe permesso al centrocampista uruguaiano di vivere un'altra annata al centro dello spogliatoio della prima squadra. Con la fascia al braccio e nuovi, ambiziosi traguardi da raggiungere. «Nei prossimi giorni intendiamo prendere una decisione definitiva, il resto - al momento - sono speculazioni» si è limitato a precisare il direttore sportivo Carlos Da Silva. Per poi aggiungere: «Conosciamo la sua intenzione, noi abbiamo due o tre idee da discutere insieme. E l'obiettivo è risolvere la questione a breve, così da poterci concentrare sulla finale di Coppa».

Insomma, sapremo presto. Ma, lo ribadiamo, le parole pronunciate da Sabbatini al Letzigrund non suggerivano alcun tipo d'intesa. Sì, perché il capitano dei record - statistiche e prestazioni alla mano - sente di poter essere ancora utile alla causa. Da giocatore vero, da leader, in Super League e in Europa. Poco importa se utilizzato nella mezz'ora finale degli incontri. Il club bianconero, invece, ha piani diversi. Si parla di U21 e di un avvenire in società, fuori dal campo. Questo a riconferma della distanza che separa le parti sul breve termine. Cambierà qualcosa nelle prossime ore? Non è impossibile, ma - soppesati toni e sguardi - un ribaltone appare poco verosimile. 

I tifosi, quasi tutti i tifosi, però non ci stanno. Addirittura è stata lanciata una petizione online, che chiede di prolungare di un anno il contratto di «Sabba». Quello, appunto, da calciatore della prima squadra. Le firme raccolte? Circa 350, al termine della mattinata. Angelo Renzetti, ex presidente del Lugano e artefice dell'arrivo dell'uruguaiano a Cornaredo, non necessita di sottoscrivere alcunché. Il suo pensiero sulla questione è netto. «Con l'avvento di Joe Mansueto, il club sta facendo grandi cose. Si è mosso bene, ha investito e - sul piano dei risultati - ha sublimato il lavoro portato avanti sotto la mia presidenza. Complimenti, ancora e ancora. Purtroppo, però, rilevo anche delle mancanze. E, nel caso di Sabbatini, una scarsa empatia verso un simbolo. Un simbolo che oltretutto non andrebbe premiato solo in quanto tale, ma alla luce del contributo offerto in campo. Jonathan ha dimostrato di essere uno dei migliori elementi a disposizione di Mattia Croci-Torti. Fa più chilometri degli altri e, dunque, il problema non è solo di carattere emotivo o umano. No, qui non si tratta di fare un favore a qualcuno. Semmai sarebbe il giocatore - con le sue qualità e la sua volontà - a fare un favore al gruppo, mettendosi a disposizione ancora per un anno. Di ragioni per non rinnovare, mi spiace, ma proprio non ne vedo».

Per Renzetti, rinunciare al numero 14 «costituirebbe un grave errore. C'è inoltre il rischio di farsi male in una fase comunque decisiva della stagione. L'ambiente, detto altrimenti, potrebbe essere privato di una certa tranquillità a pochi giorni dalla finale di Coppa». Eppure la strategia della società va comunque analizzata e per certi versi compresa. Non è un mistero che il «core business» del Lugano a stelle e strisce sia la valorizzazione di giocatori finalizzata al profitto. Alla plusvalenza, toh. A maggior ragione in un frangente storico che non può ancora contare sul business generato dalle infrastrutture. E, tornando a Sabbatini, di margini in questo senso non ne esistono. «Ma l'impronta manageriale non è tutto nel calcio moderno» replica Renzetti. «Oltre alla ragione esiste anche il sentimento. Che è un motore in grado di muovere molte cose all'interno di una squadra. Una sorta di salvavita che l'attuale società non ha mai azionato. E non credo sia corretto e sensato parlare di un prezzo da pagare per godere comunque degli attuali, inebrianti risultati e di un'organizzazione societaria solida».

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