Il caso

Sostanze nocive? Sì, ma nei limiti

Ex Petrolchimica di Preonzo: prescrizioni legali rispettate - Le concentrazioni di diossine e di furani misurate nel terreno non impongono restrizioni d’uso - Strada in discesa per la realizzazione del collegamento idrico da 6,5 milioni
Ecco come si presentava, quasi tre anni fa, l'area dell'ex acciaieria chiusa nel 1996. © CdT/Chiara Zocchetti
Alan Del Don
10.02.2024 06:00

«Non sussistono problematiche create dalla zona che si trova proprio dall’altra parte della strada, dove sorgeva la ex Petrolchimica. Uno dei dibattiti maggiori che preoccupava i commissari» era quello di essere certi che il collegamento idrico «potesse essere costruito in questa zona, senza nessun tipo di problema che poteva riguardare il sottosuolo». È un sospiro di sollievo grande come il cielo quello che ha tirato la Commissione dell’edilizia del Consiglio comunale di Bellinzona (e come il consesso anche la popolazione di Preonzo) quando le è stata comunicata dagli esperti la buona notizia. Ossia che le concentrazioni di diossine e furani misurate nel terreno non impongono nessuna raccomandazione o «restrizione d’uso a tutela dell’uomo, degli animali o delle piante».

Dall’abbandono alla bonifica

L’ex raffineria ha cessato l’attività nel 1996 dopo quattro decenni. Nel 2018 l’area è stata iscritta nel catasto cantonale come sito inquinato; è uno dei casi più eclatanti a livello ticinese: per il risanamento si prevede una spesa di 20-25 milioni di franchi. Il Legislativo della capitale, ricordiamo, ha già stanziato un credito di un milione (è tuttora pendente un ricorso al Tribunale amministrativo cantonale da parte di un cittadino) per eliminare le strutture ancora presenti. La perizia specialistica ha evidenziato, com’era ampiamente prevedibile, la presenza di sostanze nocive, in primis di amianto.

Ne parliamo oggi in quanto il plenum lunedì 19 febbraio dovrà esprimersi sulla realizzazione del collegamento idrico che interessa i quartieri di Gnosca, Preonzo, Moleno e Claro (investimento di 6,5 milioni). La Sezione della protezione dell’aria, dell’acqua e del suolo ha tranquillizzato il Patriziato di Preonzo (proprietario del fondo) che «non sussistono problemi inerenti agli scavi» nella parcella presa in considerazione. Le prescrizioni legali sulla base dell’Ordinanza contro il deterioramento del suolo sono rispettate, insomma, ha stabilito un laboratorio: «Allo stato attuale delle conoscenze, e in assenza di valori di legge, dalle analisi condotte sul fondo la concentrazione misurata rientra nei tenori di sottofondo ambientale tipicamente misurabili nel suolo. Al momento non si ritiene necessario eseguire ulteriori approfondimenti».

«Un’opera importante»

Rassicurata, la Commissione dell’edilizia (relatore Bixio Gianini, PLR) ha firmato compatta il rapporto che invita il Consiglio comunale ad approvare l’opera ed il relativo credito. Un progetto ritenuto importante per i quartieri che non sono ancora allacciati ai pozzi di captazione di Gnosca (inaugurati nel 2018 per un costo di oltre 20 milioni): «Basti pensare ai molti cambiamenti climatici, la mancanza e le restrizioni imposte al consumo di acqua nei mesi più caldi (...). Questo nuovo impianto permetterà di evitare una forzata chiusura dei rubinetti in caso ve ne fosse l’urgenza proprio grazie alla comunicazione trasversale ad anello tra i vari serbatoi di accumulo». Considerando, infine, che la popolazione è in costante aumento. E con essa il consumo di acqua.

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