L'appello

«Basta con i jet privati, a Ginevra ma non solo»

Abbiamo chiesto a Stay Grounded, fra le associazioni di attivismo climatico presenti oggi all'aeroporto romando, di spiegarci i motivi dell'azione di protesta
© KEYSTONE / LAURENT GILLIERON
Marcello Pelizzari
23.05.2023 16:15

Basta. Basta. Basta. E ancora basta. Lo hanno urlato, a gran voce, diversi attivisti climatici all'aeroporto di Ginevra, oggi, in occasione della European Business Aviation Convention & Exhibition, in breve la più importante fiera di jet privati a livello continentale. Basta, manco a dirlo, con i voli tailor-made, in barba alle emissioni di CO2. Ne avevamo parlato a più riprese, qui l'ultima volta, ne parliamo ancora proprio perché è la cronaca a imporcelo. 

Allo scalo, leggiamo, c'erano un centinaio di manifestanti. Provenienti da vari Paesi e affiliati, se così vogliamo dire, a diversi movimenti. Le operazioni, anche quelle legate all'aviazione commerciale, sono state interrotte per diverso tempo ha fatto sapere la società che gestisce l'aeroporto romando. Per capirne di più, ci siamo rivolti a Stay Grounded. Una delle associazioni presenti sul tarmac ginevrino. Innanzitutto, abbiamo chiesto, perché proprio Ginevra? «Per via della fiera, l'EBACE, il più grande teatro europeo per la vendita di jet privati» ci dicono dal quartier generale. «Sappiamo da tempo, oramai, che i jet privati sono un'esagerazione. A maggior ragione adesso, con l'aumento del costo della vita e in piena crisi climatica. Perché permettere ancora che queste persone continuino a bere champagne? L'azione di Ginevra è il proseguimento di altre proteste, molte delle quali rientrate sotto il cappello della campagna Make them pay. Una campagna che coinvolge diversi gruppi di giustizia climatica, in Europa e altrove».

Di chi stiamo parlando?

Gli attivisti presenti a Ginevra, chiarisce Stay Grounded, «sostengono gruppi diversi come Extinction Rebellion, Greenpeace, Scientist Rebellion, Stay Grounded, ANV-COP21, Abolir Jatos e altri movimenti per la giustizia climatica che agiscono, appunto, nell'ambito della coalizione Make Them Pay». Diciassette i Paesi rappresentati, tra cui Austria, Belgio, Croazia, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Ungheria, Italia, Norvegia, Portogallo, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svizzera e Regno Unito. «Questa ampia e diversificata coalizione di attivisti dimostra che il movimento contro l'industria dei jet privati, ingiusta e dannosa per il clima, ha assunto una dimensione veramente europea ed è sostenuto da un numero sempre maggiore di persone. Naturalmente, non si tratta solo di jet privati, ma anche di voli in generale. Stay Grounded, dal canto suo, ha lanciato oggi una campagna sui jet privati e le emissioni legate al lusso, invitando i cittadini a firmare e a impegnarsi».

I jet privati sono limitati a un'esigua minoranza di ricchi. La stragrande maggioranza della popolazione non può permetterseli e nessuno ne sentirà la mancanza nel caso in cui venissero vietati
Stay Grounded

Sappiamo che, soprattutto in Svizzera, l'uso dei jet privati è ancora molto forte e, soprattutto, poco regolamentato. Statistiche alla mano, nel 2022 c'è addirittura chi ha utilizzato il proprio aereo per tratte di pochi chilometri e minuti. Come si può fermare tutto questo e come, ancora una volta, si può sensibilizzare chi promuove, a prescindere, la libertà di scelta anche nei trasporti? «Non c'è una vera libertà di scelta» ribatte il movimento. «I jet privati sono limitati a un'esigua minoranza di ricchi. La stragrande maggioranza della popolazione non può permetterseli e nessuno ne sentirà la mancanza nel caso in cui venissero vietati». I jet privati e le cosiddette emissioni di lusso, di nuovo, «non sono attualmente regolamentati come tali nell'Unione Europea». Di più, «sono esclusi dalla legislazione chiave dell'UE che dovrebbe affrontare le emissioni di gas serra, sebbene siano il modo di trasporto più inquinante del pianeta. Finora, mancava lo slancio politico. Ma con l'auspicata crescita dei movimenti sociali e l'attenzione dei media nei confronti dei jet privati e delle disuguaglianze, l'obiettivo è quello di esercitare una maggiore pressione». Il governo francese sta valutando misure in tal senso, lo stesso dicasi per Belgio, Lussemburgo, Paesi Bassi e Portogallo.

Disturbare è giusto?

In Paesi come l'Italia, l'attivismo per il clima ha assunto anche forme estreme come il deturpamento di opere d'arte: in questo senso, azioni di disturbo come quella a Ginevra, con l'aeroporto chiuso per motivi di sicurezza anche per l'aviazione civile, non rischiano di essere criticate o giudicate esagerate? «L'iniziativa non intendeva certo interrompere il traffico aereo commerciale dell'aeroporto di Ginevra. Gli attivisti hanno accettato di non entrare o attraversare le vie di rullaggio o le piste e di accedere solo alle strade di servizio. Questo non ha interferito in alcun modo con la sicurezza dei voli. Le autorità aeroportuali, controllo del traffico aereo e polizia, sono state immediatamente informate dagli attivisti all'inizio dell'azione e gli attivisti hanno mantenuto contatti continui per evitare qualsiasi situazione di pericolo o interpretazione errata da parte delle autorità aeroportuali della portata e dello scopo dell'attività in corso».

A proposito di aviazione civile, come si pone Stay Grounded nei confronti di chi, parliamo di comuni cittadini, usa l'aereo per andare in vacanza o per motivi di lavoro? Sentite la risposta: «C'è una differenza tra i voli legittimi e quelli che definiamo voli di merda: voli inutili, frivoli e ingiusti. Ad esempio, i voli a corto raggio e alcuni voli a media distanza possono essere spostati su treni, pullman o traghetti, a seconda della regione e del contesto. Molti voli di lavoro possono essere evitati grazie alle conferenze online, come abbiamo sperimentato durante la pandemia. E spesso ci sono ottime opportunità di vacanza nelle vicinanze che non richiedono viaggi in aereo. Siamo in una situazione di emergenza climatica e, se ce ne rendiamo conto, è chiaro che anche il traffico aereo commerciale deve essere ridotto il più possibile».

La Francia, in questo senso, ha appena introdotto un divieto sui voli nazionali. Un divieto che, tuttavia, riguarda solo tre rotte. Qual è il giudizio degli attivisti, allora? «Questo è un buon primo passo, anche perché dimostra che tali divieti sono possibili. Tuttavia, non è sufficiente vietare solo alcuni voli a corto raggio. Tutti i voli a corto raggio dovrebbero essere fermati al più presto. Allo stesso tempo, dobbiamo promuovere un sistema ferroviario confortevole e conveniente. E potremmo abituarci a rallentare un po' la nostra vita, prendendoci il tempo per goderci il viaggio».

La risposta dell'aviazione privata

L'industria dei jet privati, in risposta a queste azioni, ha affermato più volte che l'aviazione privata, da sola, è responsabile di poche emissioni rispetto al totale. E che, in ogni caso, ha iniziato un processo di decarbonizzazione tra aerei più moderni ed efficienti e l'introduzione del SAF. Queste, ad esempio, le considerazioni di Eric Trappier, amministratore delegato di Dassault Aviation: «Possiamo ricordare che l’aviazione in generale rappresenta il 2% delle emissioni di CO2 nel mondo, mentre tutta l’aviazione d’affari rappresenta il 2% di quel 2%, quindi parliamo dello 0,04% delle emissioni globali». Sono parole al vento o c'è del vero? «È vero – conclude Stay Grounded – che non basta vietare l'aviazione privata per contrastare la crisi climatica. Ma sapendo che le abitudini di Bill Gates e Paris Hilton in fatto di jet-set producono ben 10 mila volte più emissioni di carbonio rispetto alla media delle persone che volano, è ovvio che queste abitudini devono finire. Le soluzioni ecologiche per l'aviazione sono ancora lontane. Non ci sono abbastanza carburanti sostitutivi e non ce ne saranno nei prossimi decenni. Quindi la domanda è: il poco carburante sostenibile che potrebbe essere prodotto dovrebbe essere utilizzato per questi voli di lusso?».

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