Diventare genitori senza il bisogno di andare all'estero
Eliminare la disparità di trattamento fra uomini e donne e abolire la necessità di praticare il turismo medico. Sono questi gli obiettivi con cui il Consiglio federale compie un passo avanti in tema di medicina della procreazione, con una revisione completa della legge. Il tema centrale è, infatti, l’approvazione della donazione di ovociti. Ma il Governo propone di consentire anche alle coppie non sposate di ricorrere alla donazione di ovociti e di sperma.
Più difficile di quanto si pensi
Procreazione medicalmente assistita. PMA. Una sigla che per molte coppie significa speranza, gioia ed euforia, ma anche sconforto, rabbia, tristezza. Diventare genitori è un desiderio di molti. Ma la gravidanza non è scontata. È stato calcolato che, in condizioni ottimali, la probabilità di una donna sana in giovane età di rimanere incinta naturalmente è soltanto del 20% per ogni ciclo mestruale. Quando subentrano problemi, la percentuale scende all’8%. Con l’avanzare dell’età si riduce gradualmente, attestandosi mediamente intorno al 5% nelle donne tra 35 e 40 anni.
Le cifre
Nel 2022, sono state 6.609 le donne che in Svizzera si sono sottoposte a PMA. Il 34,6% di loro ha avuto un figlio. Dati forniti dall’Ufficio federale di statistica. Grazie ai metodi di fecondazione sono nati 2.370 bambini. «Il 3% dei circa 80.000 nuovi nati in Svizzera», ha sottolineato la consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider (DFI). «I limiti attuali della Legge sulla medicina della procreazione non sono più adeguati alla situazione reale. La legislazione non è cambiata molto dalla sua introduzione, ma la società e i modelli familiari sì. E questo richiede un quadro giuridico adeguato».
La situazione attuale
Le condizioni secondo cui le coppie sposate possono ricorrere a metodi di procreazione medicalmente assistita risalgono a una legge del 2001. Nel 2017, c’è stata una revisione di una certa importanza con l’autorizzazione della diagnosi preimpianto (l’esame genetico di embrioni prodotti in vitro). Ad oggi rientrano nei metodi di procreazione l’inseminazione, ossia il trasferimento dello sperma nell’utero, e la fecondazione in vitro (FIVET), che prevede la fecondazione degli ovociti all’esterno del corpo della donna e il loro successivo impianto nell’utero. Per entrambi i metodi è consentita la donazione di sperma. In caso di grave infertilità della donna, le coppie sono invece costrette ad andare all’estero per soddisfare il loro desiderio di avere figli. Gli ultimi dati (risalenti al 2019) parlano di «almeno 500 coppie» all’anno, una cifra sottostimata secondo Anne Lévy, direttrice dell’UFSP. «Il Consiglio federale vuole cambiare questa situazione».
Sicurezza medica garantita
Il Centro cantonale di Fertilità dell’EOC accoglie settimanalmente 8-9 nuove coppie. Nel 20% dei casi, il tema dell’ovodonazione viene trattato come possibile alternativa, spiega il primario, il dottor Alessandro Santi. I motivi sono spesso legati all’età della donna e alla riserva ovarica. «Sarebbe eticamente sbagliato non parlare della possibilità di ricevere una donazione di ovociti», anche se all’estero. In quel percorso, il Centro non può offrire alcun appoggio, poiché in Svizzera è attualmente illegale. «Ma se la coppia torna dopo avere già fatto dei trattamenti da noi, procediamo con la prima ecografia, poi viene affidata al ginecologo». Consentire l’ovodonazione in Svizzera «permetterà ai medici di garantire i nostri standard di sicurezza, evitando gli abusi (l’aspetto finanziario in primis) che a volte si verificano in altri Paesi».
Donatrici
Baume-Schneider ha parlato anche dell’importanza di proteggere le donatrici, creando un quadro giuridico che impedisca la raccolta di ovociti a pagamento. «Sono inoltre necessarie norme sull’importazione e sull’esportazione. Perché non è detto che in Svizzera saranno presenti sufficienti donatrici per ‘‘soddisfare la domanda’’». Il dottor Santi, su questo punto, è perentorio: «Come per il liquido seminale, per noi sarà estremamente importante avere donatrici locali per assicurare che la legislazione svizzera venga rispettata». Un aiuto potrebbe arrivare «dalle coppie che hanno congelato un grande numero di ovuli e sono già riuscite ad avere uno o più figli». Il social freezing (la criopreservazione degli ovociti) è oggi «incredibilmente più comune», spiega infatti il dottor Santi. «C’è più consapevolezza e l’informazione è capillare. Sono molte le ragazze interessate a preservare la fertilità, posticipando la decisione sulla maternità».
Punti da chiarire
La strada è ancora lunga. Il Consiglio federale ha incaricato il DFI di elaborare entro la fine del 2026 un progetto da porre in consultazione. Bisognerà chiarire alcune questioni: stabilire se abolire o allentare la regola secondo cui, nell’ambito di un ciclo di trattamento di FIVET, possano essere prodotti al massimo 12 embrioni; decidere se prolungare il periodo di conservazione per sperma, ovociti ed embrioni congelati (attualmente 10 anni); discutere la gratuità del dono di ovociti e la possibilità (al compimento del 18. anno d’età) di conoscere l’identità della donatrice.
Le reazioni: «Un passo avanti, ma sia regolamentato a dovere per evitare abusi»
Il Parlamento aveva incaricato nel 2021 il Consiglio federale di creare le basi giuridiche per la donazione di ovociti, con la mozione «Esaudire il desiderio di avere figli, legalizzare la donazione di ovociti per le coppie coniugate». Tra le relatrici figurava l’allora consigliera agli Stati Marina Carobbio Guscetti, oggi a capo del DECS. «Sono soddisfatta. Si va verso l’adeguamento della legislazione alla realtà attuale. Il tema è molto sentito dalle coppie e dalle donne domiciliate in Svizzera attualmente costrette a recarsi all’estero per poter esaudire il loro desiderio di avere figli. Con le conseguenze etiche che questo comporta, come la donazione per motivi economici». È un’opportunità per migliorare le condizioni e i diritti delle coppie, «ma sarà importante chiarire e regolamentare questioni mediche, giuridiche ed etiche, come la tutela delle donatrici».
Anche per Giorgio Fonio l’apertura alla donazione di ovociti «è coerente con la situazione attuale e elimina la distinzione tra ovociti e spermatozoi». Il consigliere nazionale del Centro è aperto al diritto di ricevere assistenza in Svizzera, anche in caso di infertilità della donna, senza ricorrere ad interventi all’estero. Pone però l’attenzione sulla necessità di regolamentare la questione in modo accurato «per evitare abusi e pratiche che dovrebbero restare vietate, come l’utero in affitto».
Fonio fa infine notare la contraddizione del Consiglio federale che ha deciso nella stessa seduta di procedere, da una parte, alla revisione della legge sulla medicina della procreazione e, dall’altra, di andare verso il divieto delle adozioni internazionali. Di parere opposto la consigliera federale Baume-Schneider, che in conferenza stampa ha ricevuto la stessa critica: «Si tratta di prendere in considerazione i progressi che la medicina ha fatto. Stiamo rispondendo alla sofferenza delle coppie che non riescono ad avere figli senza l’aiuto della medicina. Non esiste un diritto ai figli, lo ha detto il collega Beat Jans e lo ribadisco. Andiamo piuttosto a codificare questi processi, proteggendo in modo etico le donatrici».