Berna

La politica è pronta a fare luce sulle ombre del Credit Suisse

La Commissione parlamentare d’inchiesta pubblicherà nei prossimi giorni il suo rapporto sul crollo della banca – Sono state analizzate le responsabilità delle autorità – Non si escludono possibili dimissioni: il mirino è puntato sulla FINMA
©Stefano Rellandini
Luca Faranda
18.12.2024 06:00

Come è potuto accadere? Come si spiega il crollo di Credit Suisse, dopo quanto avvenuto con la crisi bancaria del 2008? Per completare un puzzle davvero complicato, mancano ancora svariati pezzi. Sul piano delle responsabilità da parte delle autorità, è attesa per venerdì la pubblicazione del rapporto della Commissione parlamentare d’inchiesta istituita dal Parlamento 18 mesi fa. In attesa dei chiarimenti, ecco le risposte alle principali domande.

Qual è il ruolo della Commissione?

La Commissione parlamentare d’inchiesta «Gestione delle autorità - fusione d’urgenza Credit Suisse» è incaricata di esaminare l’operato del Consiglio federale, dell’Amministrazione federale (in particolare il Dipartimento federale delle finanze) e dei vari enti (soprattutto la FINMA e la Banca nazionale svizzera) che hanno avuto un ruolo nel tracollo della banca e nell’acquisizione di emergenza da parte di UBS. Nel mirino c’è anche la legislazione «too big to fail». La decisione di istituire una CPI è stata presa dal Parlamento nel giugno del 2023. È la quinta volta nella Storia della Confederazione che accade: si tratta dello strumento di controllo più incisivo a disposizione delle Camere federali. Il rapporto, pronto per essere pubblicato, dovrebbe concentrarsi soprattutto sugli errori delle autorità e non sui numerosi sbagli commessi negli ultimi anni dai vertici del numero due bancario elvetico.

Su quale periodo si è concentrata l’inchiesta?

La CPI si è concentrata sul periodo (diviso in quattro fasi) che va dal 2015 al 2023. Il rapporto riguarda anche molte personalità di spicco coinvolte nella questione. Dall’ex CEO Tidjane Thiam (in carica dal 2015 al febbraio 2020), all’ex consigliere federale Ueli Maurer («ministro» delle Finanze dal 2016 alla fine del 2022, negli anni del declino della banca). Particolare attenzione è rivolta agli ultimi mesi prima del tracollo: ovvero dall’estate 2022 al marzo del 2023, quando le difficoltà del Credit Suisse erano ormai sotto gli occhi di tutti. Il terzo periodo copre i giorni della crisi nella sua fase acuta, dal 15 al 19 marzo 2023, mentre il quarto periodo riguarda l’attuazione della fusione d’urgenza. La CPI è dunque chiamata a giudicare anche l’operato di Karin Keller-Sutter (responsabile delle finanze da pochi mesi, ha dovuto orchestrare la fusione in fretta e furia ed è diventata il volto internazionale della vicenda), dell’ex presidente della Banca nazionale svizzera Thomas Jordan (dal 2012 allo scorso settembre) e soprattutto di Marlene Amstad, presidente del Consiglio di amministrazione della FINMA (dal 2021 e ancora in carica). L’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari, ovviamente, avrà un ruolo di primo piano nel rapporto. Così come i dirigenti (presenti e passati) dell’ente.

Che lavoro ha svolto la CPI dal giugno 2023 a oggi?

La CPI ha condotto decine di audizioni (oltre sessanta), tuttavia all’esterno non è trapelato quasi nulla. I lavori sono vincolati al principio di confidenzialità delle deliberazioni delle commissioni e all’obbligo del segreto. Solo la presidente è tenuta a parlare: a questo proposito, la CPI lo scorso settembre ha deciso di sporgere denuncia penale contro ignoti per fuga di notizie. Contro varie indiscrezioni ne era già stata presentata una all’inizio dell’anno. La CPI ha anche integrato alcuni rapporti pubblicati negli scorsi mesi, ad esempio quello sulla stabilità finanziaria 2024 della BNS, quello sulla stabilità delle banche del Consiglio federale e pure quello della FINMA «con gli insegnamenti tratti dalla crisi di Credit Suisse».

Cosa ci si deve aspettare dal rapporto?

Si prospetta un lungo rapporto. La Commissione, quasi sicuramente, identificherà delle aree in cui è necessario intervenire per evitare che scenari simili si ripresentino in futuro. Quali saranno, ad esempio, i correttivi nella regolamentazione della piazza finanziaria elvetica. La politica, forse, farà anche autocritica. Sarà in particolare da osservare quali saranno le conseguenze per la FINMA. Alcuni media confederati non nascondono che ci potrebbero anche essere delle dimissioni in seguito alla pubblicazione del rapporto. La principale indiziata è Marlene Amstad: l’attuale presidente del cda della FINMA è infatti l’unica ancora in carica, a differenza di Ueli Maurer e Thomas Jordan (che potrebbero comunque aver giocato un ruolo). Non dovrebbero esserci conseguenze nemmeno per gli ex vertici di Credit Suisse (tra cui anche Urs Rohner, Axel Lehmann, Thomas Gottstein e Ulrich Körner). La CPI si occupa infatti di identificare le lacune delle autorità, non di quelle dei manager dell’istituto. Ciò che è accaduto all’interno di Credit Suisse non è di sua competenza.

Quali saranno le conseguenze?

È ancora presto per dirlo, ma sono stati numerosi gli atti parlamentari presentati sin dal marzo del 2023. Prima di avviare le necessarie riforme al sistema, tuttavia, Consiglio federale e Parlamento hanno deciso di attendere la pubblicazione del rapporto. È evidente che a partire da venerdì aumenterà la pressione da parte di tutti i partiti per cambiare le regole. Una cosa è già chiara: tutti vogliono evitare che UBS possa fare la stessa fine.

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