Berna

L'Esercito ha 4 miliardi in più, ma ora è guerra sul finanziamento

Candinas (Centro): «È nell'interesse della sicurezza del nostro Paese, ma serve collaborazione» – Farinelli (PLR): «Bisogna avere delle priorità» – Fivaz (Verdi): «Questo aumento non è sostenibile»
© KEYSTONE/Anthony Anex
Luca Faranda
19.09.2024 21:28

Quattro miliardi in più per i prossimi quattro anni. Il limite di spesa per l’Esercito, per il periodo 2025-2028, sale dunque da 25,8 a 29,8 miliardi di franchi. Dopo il Consiglio degli Stati, anche il Nazionale ha deciso di aumentare i fondi per permettere alle forze armate di raggiungere l’1% del PIL entro il 2030, anziché il 2035. Tuttavia, sull’orientamento dell’esercito e sulle misure per finanziare i quattro miliardi supplementari, il caos regna sovrano a Palazzo federale. Tra le varie proposte avanzate di recente, alla Camera del popolo l’ha spuntata quella della sua Commissione federale delle finanze, che chiede di finanziare l’incremento procedendo a compensazioni in altri settori: sottraendo ad esempio fondi ai Cantoni, all’interno dello stesso DDPS, alla cooperazione internazionale e anche riducendo le spese per il personale dell’Amministrazione.

PLR e UDC ci vengano incontro

Il dibattito al Nazionale si è infiammato già mercoledì ed è proseguito oggi tra veti incrociati, strategie partitiche e maggioranze instabili. «L’importante è che siamo arrivati alla soluzione sull’aumento del limite di spesa», ci spiega il consigliere nazionale Martin Candinas (Centro/GR), secondo cui la situazione mondiale sul fronte della sicurezza è vieppiù precaria. Il dibattito sul finanziamento è però aperto: «Io avrei preferito un fondo ad hoc», afferma il grigionese, che aveva proposto l’istituzione di un fondo da 10 miliardi (alimentato tramite mutui di tesoreria temporanei da rimborsare) aggirando il freno all’indebitamento. Il PS, inizialmente, si era detto favorevole, «ma abbiamo capito che la sinistra non lo avrebbe sostenuto fino alla fine. Pertanto, abbiamo dovuto trovare un accordo con la destra», aggiunge il deputato del Centro. Niente fondo speciale e dunque via libera alle compensazioni. «Ma ora ci aspettiamo che PLR e UDC ci vengano incontro per trovare un buon compromesso. È anche nell’interesse della sicurezza nel nostro Paese, ma serve una buona collaborazione tra partiti borghesi».

Nodo da sciogliere

«Si trattava di dare un segnale chiaro: nei prossimi anni vogliamo poter investire di più», tiene a precisare dal canto suo il consigliere nazionale Alex Farinelli (PLR), che siede nella Commissione delle finanze. Ma dove andare a trovare i fondi? «È un nodo che deve sciogliere il Parlamento e verosimilmente lo farà con il pacchetto di risparmi previsto l’anno prossimo». Il chiaro riferimento è al rapporto sulle misure presentate a inizio mese dal gruppo di esperti (guidato da Serge Gaillard, già direttore dell’Amministrazione federale delle finanze) che mirano a potenziali risparmi fino a 5 miliardi annui entro il 2030. «Una cosa è chiara: bisognerà risparmiare all’interno del budget dello Stato. Non vogliamo soluzioni che aggirino il freno all’indebitamento». C’è però il rischio che con le compensazioni interne, a farne le spese sia lo Stato sociale: «Le risorse non sono illimitate e dunque bisogna avere delle priorità. È indiscutibile che la sicurezza sia un compito dello Stato. Vogliamo che il nostro Paese sia in grado di proteggersi? Se la risposta è sì, ci vogliono le risorse per farlo e si dovranno fare delle scelte. Ma su quali settori intervenire lo decideremo solo nei prossimi mesi».

Trovare delle maggioranze

Per Fabien Fivaz (Verdi/NE), i problemi sono due: «Un nuovo aumento delle uscite per l’Esercito e soprattutto il fatto che la destra non riesca a mettersi d’accordo su come intende finanziare questo incremento. Ci sono state decine di proposte che andavano in tutte le direzioni, ma nessuna in grado di ottenere una maggioranza. Significa che questo aumento non è sostenibile per le finanze federali e senza ombra di dubbio non è la soluzione che verrà privilegiata al Consiglio degli Stati», sostiene Fivaz, secondo cui nell’ambito della sicurezza i fondi sono destinati nei posti sbagliati. Una critica mossa anche dal PS, secondo cui l’esercito deve essere «orientato verso le reali minacce di oggi, invece di sprecare quantità di denaro senza precedenti per un esercito del secolo scorso». L’atteggiamento del PS ha mandato su tutte le furie Simone Gianini (PLR): «Hanno dipinto l’Esercito come un’associazione folcloristica di costumi tradizionali (il socialista Fabian Molina ha usato l’espressione Trachtenverein, ndr). Il loro fine ultimo è di far implodere il nostro sistema di difesa. E questo noi non lo vogliamo».

Aumentare l’IVA

L’acceso dibattito in aula ha mostrato che non sarà un compito facile trovare il metodo di finanziamento. «Chiediamo un’alleanza borghese per trovare entro la fine dell’anno il finanziamento delle spese supplementari dell’esercito», è invece la reazione di Stefan Holenstein, presidente dell’Associazione delle società militari svizzere (ASM), che comprende una trentina di organizzazioni militari per un totale di quasi 100 mila membri. «Ogni soluzione proposta ha i suoi pro e i suoi contro», aggiunge Holenstein, che cita sia i risparmi nel bilancio federale sia la proposta del «senatore» Benedikt Würth (Centro/SG): aumentare per cinque anni l’IVA di un punto percentuale (di 0,4 punti per l’esercito e di 0,6 punti per finanziare la 13. AVS). Questa «percentuale di sicurezza», discussa oggial Consiglio degli Stati, rimane pendente: la mozione è stata rinviata in commissione per un approfondimento.

I risparmi si faranno anche sulle spalle dei Cantoni

Dove trovare i quattro miliardi? Il Consiglio degli Stati, lo scorso giugno, aveva proposto di compensare la metà dell’incremento nella cooperazione internazionale. Il rimanente 50%, secondo i «senatori» dovrebbe essere risparmiato con tagli interni in seno al Dipartimento della difesa (15%) e nelle altre unità amministrative (35%), ad esempio nell’ambito delle spese per il personale. Oggi, invece, il Nazionale ha deciso che i mezzi necessari agli investimenti negli armamenti saranno compensati – o finanziati – attraverso quattro ambiti, senza tuttavia fornire cifre o quote da raggiungere. Difficilmente, però, questi possibili interventi riusciranno a essere confermati.

Imposta federale diretta

Come prima misura, la Camera del popolo propone di ridurre la quota spettante ai Cantoni dell’imposta federale diretta (IFD): oggi i Cantoni ricevono il 21,2% e tale quota è stata aumentata in seguito alla riforma dell’imposizione delle imprese (RFFA, votata dal popolo nel 2019). I Cantoni, tuttavia, si opporranno alla possibile riduzione: la Conferenza delle direttrici e dei direttori cantonali delle finanze (CDF) ha già reso noto che una diminuzione sarebbe «estremamente problematica», poiché la quota cantonale dell’imposta federale diretta rappresenta una fonte di entrata fondamentale per i bilanci di molti Cantoni. Inoltre, tale percentuale era stata aumentata nel 2020 per ripristinare l’equilibrio tra Confederazione e Cantoni a seguito dell’abolizione degli statuti fiscali cantonali.

Aumento dell’efficienza

Il secondo ambito di intervento riguarda invece lo stesso Dipartimento federale della difesa: il Nazionale vorrebbe «aumentare l’efficienza dell’Aggruppamento Difesa e di armasuisse», che potrebbe permettere di risparmiare - ma i calcoli sono solo teorici – circa 500 milioni di franchi. Entro la fine del 2024, un rapporto del DDPS potrebbe fare maggiore chiarezza. Tra le misure previste è probabilmente quella che sembra poter ottenere le minori resistenze tra i partiti: toccherà alla «ministra» della Difesa Viola Amherd decidere dove e come intervenire.

Cooperazione internazionale

Il terzo ambito di intervento è quello della cooperazione internazionale: non c’è un obiettivo di risparmio specifico, ma il tema è controverso. Gli Stati a giugno si erano detti disposti a concedere all’esercito fino a 2 miliardi (pari al 50% dell’aumento del limite di spesa) dalla cooperazione internazionale. Tuttavia, la settimana scorsa hanno fatto marcia indietro, decidendo di non tagliare in questo settore. La sinistra e le organizzazioni attive negli aiuti allo sviluppo - ad esempio Alliance Sud - hanno giàreagito con una levata di scudi.

Spese per il personale

Il quarto e ultimo ambito nel quale intervenire per compensare i quattro miliardi riguarda il personale: la maggioranza del Consiglio nazionale chiede di ridurre le spese in tutti i dipartimenti, ad eccezione dell’Aggruppamento Difesa e di armasuisse. Il dossier torna ora al Consiglio degli Stati. Sulle varie proposte - oltre alle decisioni del Nazionale si dovrà valutare anche la mozione che chiede un aumento temporaneo dell’IVA - saranno chiamate a esprimersi la Commissione della politica di sicurezza e quella delle finanze. Le prossime decisioni concrete verranno prese a dicembre, quando il Parlamento dovrà pure approvare il Preventivo 2025.  

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