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Tanti cani e un solo «dog park»: a Bellinzona servono più spazi?

Il presidente della SPAB Emanuele Besomi vedrebbe di buon occhio un secondo luogo dove lasciar correre liberi gli amici a quattro zampe - In corso due progetti con i quali la società intende ampliare le proprie infrastrutture
© CdT / Gabriele Putzu
Mattia Darni
07.04.2025 06:00

Con i suoi 3.800 esemplari, la popolazione canina presente sul territorio comunale di Bellinzona è di tutto rispetto. Proprio per questa ragione, negli anni, le politiche della Città hanno preso in considerazione non solo le persone, ma anche i loro amici a quattro zampe: si pensi, per esempio, alla recente campagna di sensibilizzazione «Se non raccogli, ti vedo» rivolta ai proprietari di cani invitati ad adottare comportamenti all’insegna del buonsenso e del rispetto o all’inaugurazione, nel 2017, di un «dog park» nella golena del fiume Ticino tra il ponte di Gorduno e la passerella nei pressi delle scuole Medie. Con così tanti cani viene però da chiedersi se un unico spazio in cui essi possono correre liberi dal guinzaglio sia sufficiente o se, al contrario, non sia il caso di predisporre altri luoghi analoghi sul territorio comunale.

Possibile il raddoppio?

«In effetti si potrebbe pensare di aumentare il numero di ‘‘dog park’’, anche perché con la creazione della “nuova Bellinzona” il numero di cani a livello comunale è aumentato», esordisce Emanuele Besomi, presidente della Società protezione animali di Bellinzona (SPAB). «È però vero che a nord della capitale si può sfruttare la campagna tra Gorduno e Gnosca per passeggiare nella natura con il proprio animale, anche se quest’ultimo deve comunque essere tenuto al guinzaglio. Con il vecchio Municipio si era valutata l’ipotesi di creare un secondo ‘‘dog park’’ a sud della città; per varie ragioni, però, alla fine il progetto è stato abbandonato».
Se l’idea di raddoppio di qualche anno fa non si è concretizzata, un’altra si è fatta strada negli ultimi mesi: la realizzazione di un «dog park» a Lumino, il cui Municipio si è detto possibilista rispondendo a un’interrogazione presentata da Luca Degiovannini (Il Centro). «Questa settimana ci incontreremo con il capodicastero Gestione del territorio Serse Pronzini per esaminare la questione e fornire all’Esecutivo qualche consiglio pratico», spiega il nostro interlocutore.
Nonostante la SPAB non sia specializzata nella progettazione di «dog park», infatti, è sempre disponibile a fornire suggerimenti volti a migliorare la vivibilità, per cani e padroni, di queste aree. «Spesso diamo pareri in tema di pericoli per gli animali e ricordiamo che queste zone non servono solo alla socializzazione dei cani, ma anche a quella delle persone e quindi si devono prevedere determinate infrastrutture come, per esempio, delle panchine», chiarisce Besomi.

Futuro in costruzione

Ad aver bisogno di spazi appositi non sono solo i cani, ma anche la stessa SPAB: due, in questo senso, i progetti in cantiere. «Il primo, che attualmente è stato messo in pausa, prevede di alzare l’attuale rifugio di Gorduno-Gnosca di due piani per creare un polo d’interesse cantonale», illustra il nostro interlocutore. «Ai piani inferiori resterebbe il rifugio, mentre a quelli superiori ci sarebbero locali logistici e spazi dedicati agli animali pericolosi. Il secondo progetto, che vorremmo portare a termine tra il 2028 e il 2030, prevede invece la realizzazione di uno stabile multifunzionale con magazzini per i mangimi, il materiale d’intervento, i veicoli e un rifugio coperto in cui poter ospitare, in caso di eventi estremi e per periodi brevi, animali domestici e da reddito».

Nuove forme di maltrattamento

Tra i molteplici interventi eseguiti dalla SPAB ci sono quelli che riguardano il maltrattamento di animali. «Con l’evoluzione della società sono cambiate anche le forme di violenza, osserva Besomi. «Trenta o quarant’anni fa eravamo confrontati con maltrattamenti fisici ed episodi di malnutrizione; oggi, invece, dobbiamo intervenire per casi di violenza che potremmo definire ‘‘involontari’’. Le persone non vogliono cioè fare intenzionalmente male alle proprie bestiole, semplicemente non sono in grado di prendersene cura». Tre le situazioni più frequenti. «Innanzitutto abbiamo animali che vengono trascinati nel degrado e nella precarietà dai propri padroni. Le difficoltà economiche o le turbe psichiche dei proprietari si ripercuotono infatti sulle loro creature domestiche. Si pensi, per esempio, alle persone che fanno vivere i propri animali in appartamenti pieni di spazzatura o a quelle che si isolano dalla società e si circondano di talmente tanti animali da compagnia, spesso gatti, da non riuscire più a prendersene cura. Sempre più spesso abbiamo poi creature abbandonate negli appartamenti. Ciò si verifica soprattutto quando il proprietario muore e nessuno se ne accorge. Può però anche accadere che le bestiole da compagnia vengano lasciate sole perché il padrone è andato in vacanza. Siamo infine confrontati con situazioni in cui gli animali vengono eccessivamente ‘‘umanizzati’’; anch’esse sono da considerarsi forme di maltrattamento. Ci capita, ad esempio, di trovare cani che non riescono quasi più a camminare tanto sono obesi».
La SPAB riceve circa 30 segnalazioni all’anno. «Non tutte, però, corrispondono a reali situazioni di maltrattamento», chiarisce Besomi.
Dei casi accertati, la maggior parte riguarda cani e gatti. «Il dato si spiega probabilmente con il fatto che sono le specie da compagnia più diffuse» conclude il nostro interlocutore.

Un sereno avvenire unendo le forze

Di fronte alla crescente carenza di volontari nelle varie società di protezione animali presenti sul territorio e alla poco rosea prospettiva di non essere più in grado, in futuro, di intervenire per soccorrere le bestie in difficoltà, si vorrebbe creare un Ente unico cantonale per il soccorso degli animali. Ecco allora che nel corso del 2024 lo specifico gruppo di lavoro ha consegnato il rapporto finale al Consiglio di Stato. Quest’ultimo ha licenziato il messaggio all’indirizzo del Gran Consiglio che sarà chiamato, si spera nel corso di quest’anno, ad approvare importanti modifiche che permetteranno un soccorso professionale agli animali e una migliore stabilità economica alle società protezione animali ticinesi.
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