A notte fonda arriva il sì al preventivo
Il Preventivo 2023, dopo aver fatto parlare di sé a lungo, ha incassato il sostegno del Gran Consiglio. Il plenum, dopo due lunghi giorni di dibattito, questa sera (verso le 23:30) ha approvato i conti previsionali del Cantone con 44 voti a favore e 24 contrari.
A sostenere il documento presentato a settembre dal Governo sono stati PLR, Lega e Centro/PPD. Contrari, invece, PS, Verdi, MPS, PC e Più donne.
Senza dimenticare l’UDC. Già, per la prima volta in tanti anni i democentristi nelle scorse settimane avevano firmato il rapporto commissionale a sostegno del preventivo. Tuttavia, la firma era stata posta a una precisa condizione, ossia che il vincolo di 80 milioni di deficit massimo (messo nel decreto legge) fosse rigorosamente rispettato nel 2023. Ma le risposte del direttore del DFE Christian Vitta su questo specifico punto non hanno soddisfatto il partito. Il consigliere di Stato ha infatti ribadito anche oggi (dopo averlo fatto lunedì) che gli 80 milioni di deficit massimo «sono un obiettivo a tendere, non un limite assoluto». E questo perché «se dovessero mancare tutti i 137 milioni della Banca nazionale (BNS) sarebbe illusorio compensarli in pochi mesi unicamente con misure sulla spesa pubblica». Motivo per cui, appunto, la stessa UDC si è chiamata fuori, bocciando i conti previsionali dello Stato. «Non avendo ricevuto in questo dibattito segnali, garanzie e intenzioni concrete sufficienti da parte del Governo affinché il risultato negativo massimo di 80 milioni sia mantenuto a ogni costo, non voteremo la fiducia a questo preventivo», ha spiegato il capogruppo dell’UDC Sergio Morisoli durante il dibattito.
Ora, va detto, archiviato il sofferto e lungo capitolo sul Preventivo 2023, che tanto ha fatto discutere in queste settimane malgrado nel documento non siano presenti misure di contenimento della spesa, gli occhi di tutti si sposteranno in fretta al Preventivo 2024. Specialmente se dalla BNS non dovessero arrivare i «famosi» 137 milioni messi a preventivo. A quel punto, infatti, presto o tardi le misure di contenimento della spesa diverrebbero pressoché inevitabili.
I dipartimenti
Nel primo pomeriggio, durante la discussione sui singoli Dipartimenti, il dibattito è ripartito dal DECS. Con Bertoli che ha voluto fare chiarezza sul tema del superamento dei livelli alle Medie. A questo proposito, ha rimarcato che «immaginare un modello condiviso da tutti o da una grande maggioranza su un tema così divisivo è illusorio». Per Bertoli ciò «non succederà mai». E a chiederlo «sono coloro che vogliono bloccare tutto».
Norman Gobbi, nel rispondere alle varie domande dei deputati poste sull’operato del DI, è tornato sui grandi dossier pendenti nel suo Dipartimento. A cominciare dalla riforma delle ARP, spiegando che presto arriverà un messaggio del Governo, ma che in ogni caso la fase di implementazione «non sarà immediata». Sul progetto «Ticino2020», il direttore del DI ha spiegato che l’intenzione del Governo è mettere il messaggio in consultazione tra il secondo e il terzo trimestre del prossimo anno.
È stato poi il turno del Dipartimento del territorio diretto da Claudio Zali, il quale ha risposto sulla questione del Piano direttore cantonale, recentemente «ridimensionato» da parte del Consiglio federale. Secondo Berna, infatti, in Ticino le zone edificabili sono più estese di quanto presumibilmente necessario (in base all’evoluzione demografica). Di conseguenza, diversi Comuni dovrebbero riesaminare le proprie zone edificabili, che andranno ridimensionate. Ma c’è un ma. Lo stesso Zali ha annunciato che il Consiglio di Stato, che ha recentemente discusso la tematica, «non intende allinearsi a quanto impone la Confederazione». E in questo senso «il Ticino tutelerà sé stesso». Per Zali, infatti, la situazione demografica «è destinata riallinearsi nel 2025» e il problema è quindi «di natura provvisoria». Motivo per cui il Governo non intende «correre per ossequiare l’ordine di Berna». Anzi, al contrario intende «segnalare a Berna la diversità di trattamento riservata al nostro cantone».
Per il DFE, infine, si è discusso anche della revisione delle stime immobiliari, che dal 2025 potrebbe comportare un importante aumento di imposte per i proprietari di immobili. A questo proposito, Christian Vitta ha lasciato intendere che, visto il laborioso lavoro per analizzare tutte leggi coinvolte in questo importante cambiamento, con ogni probabilità la revisione non avverrà nel 2025, bensì qualche anno più tardi.
A fine serata, infine, una lunga serie di emendamenti (presentati in particolare dall’MPS, ma anche da PS e Più donne) sono stati bocciati senza appello.