«Accorpare i servizi digitali di scuola e amministrazione»

Il tema è noto da tempo e ha già fatto discutere in passato. Ora, però, il fronte borghese vuole provare ad andare oltre e, con una mozione depositata in queste ore al Consiglio di Stato, propone di valutare la dismissione effettiva del CERDD, il Centro di risorse didattiche e digitali che sottostà al DECS, per farlo confluire sotto il Centro sistemi informativi (CSI), che sottostà al DFE e fornisce servizi informatici a tutto il resto dell’amministrazione cantonale.
Da tempo, infatti, i partiti borghesi criticano la presenza di due servizi simili appartenenti a due strutture e due dipartimenti diversi. Si tratterebbe, a mente di questi partiti, di un vero e proprio «doppione», che andrebbe quindi evitato.
Non a caso, anche nel recente rapporto con cui il Gran Consiglio ha approvato un credito da 21 milioni di franchi per completare l’informatizzazione delle scuole cantonali, la Commissione gestione e finanze spiegava che nel suo esame del dossier «ha voluto comprendere meglio il ruolo del CERDD rispetto al CSI (...) per verificare che non si verifichino doppioni funzionali», giungendo poi alla conclusione «che il tema CERDD/CSI debba essere necessariamente analizzato e rivalutato nell’ambito del mandato di revisione della spesa» poiché «l’attuale collaborazione, seppur giudicata positiva dal Governo, non esime da cercare comunque delle vie riformatrici dell’attuale struttura». Ma non solo. La Gestione scriveva pure che, «in questo senso, sarà interessante capire quali possano essere concretamente i margini di risparmio e le opportunità – sul medio e lungo termine – di unire i servizi».
Detto, fatto. Tramite la mozione interpartitica citata all’inizio – sottoscritta da Tiziano Galeazzi (UDC, primo firmatario), Boris Bignasca (UDC), Paolo Caroni (Centro) e Paolo Ortelli (PLR) – l’ipotesi di unire i due servizi viene infatti esplicitata nero su bianco. Con un approccio, però, progressivo. Sì, perché la prima richiesta della mozione è quella di effettuare nuovamente un’analisi «aggiornata di compiti, competenze e flussi tra le due infrastrutture (CSI e CERDD), nonché una valutazione del Governo sulla razionalità di questi molteplici flussi». Dopodiché, si legge nell’atto parlamentare, si chiede al Governo «lo scorporo, laddove possibile, delle competenze e dei compiti non di stretta competenza del CERDD nel CSI». E questo per evitare «doppioni e flussi non necessari, contenendo così la spesa e le risorse in termini generali (personale, infrastrutture, mezzi, progetti e attività amministrative)». Ma – ed è qui che arriva l’affondo della mozione – «nel caso in cui la proposta di scorporo non sia fattibile», si chiede di «valutare l’inclusione del CERDD sotto la direzione e la responsabilità del CSI e quindi la sua dismissione effettiva».
«Per noi – spiega il primo firmatario Tiziano Galeazzi – è una questione di efficacia ed efficienza. Ma soprattutto di risparmio. Non vogliamo ogni volta fare il discorso sui 10 milioni di sussidi di cassa malati da tagliare o meno, oppure sulle scuole pedagogiche. Abbiamo un’amministrazione elefantesca che va snellita ed è su questi doppioni che occorre risparmiare». In qualche modo, dunque, «si tratta anche di dare un segnale che si può risparmiare pure sull’amministrazione». E, evidenzia Galeazzi, «questo del CERDD è solo un esempio tra tanti. Ma da qualche parte bisogna cominciare». Certo, concede poi il deputato democentrista, «il CSI non si occupa di didattica scolastica (ndr. come fa il CERRD), ma gli specialisti del DECS resterebbero, ma sotto un altro cappello». Come dire: le competenze non andrebbero perse, ma i doppioni sì.