Per le scuole digitali siamo al secondo atto

Crediti di questo genere sovente passano un po’ in sordina nella caotica arena della politica ticinese. A questo giro, però, quei 21 milioni di franchi destinati all’informatizzazione delle scuole cantonali non sono certo passati inosservati. Non tanto per il contenuto e l’obiettivo del credito, sul quale sono tutti concordi, ma perché esso nel giro di poche settimane è destinato a tornare nuovamente in Gran Consiglio, malgrado la sua un po’ maldestra bocciatura. Già, perché nell’estenuante sessione parlamentare dello scorso dicembre, quando sull’arco di quattro giorni venne affrontato il delicato tema del preventivo, il credito da 21 milioni venne cassato dal plenum per un motivo particolare: malgrado la schiacciante maggioranza a favore (44 a 13, con 6 astenuti) all’appello mancava circa una trentina di deputati e per soli due voti non è dunque stata raggiunta la maggioranza necessaria (46 voti) per approvarlo.
Ora, ovviamente – alla luce del particolare motivo della bocciatura – nel giro di pochi giorni il Dipartimento dell’educazione, dello cultura e dello sport (DECS) ha ripresentato il medesimo credito per sottoporlo nuovamente al Parlamento. E in altrettanti pochi giorni il relatore del rapporto commissionale, il presidente del PLR Alessandro Speziali, ha ripresentato il documento alla Gestione, che proprio ieri ha dato luce verde al credito (fatta eccezione per qualche sottoscrizione «con riserva»). E il credito, quindi, a questo punto tornerà in Gran Consiglio nella prossima sessione prevista tra il 24 e il 26 febbraio.
I contenuti del progetto
Fatta questa premessa, entriamo nel dettaglio della proposta. Anche perché, va detto, parliamo comunque di circa 21 milioni di franchi destinati alle scuole. Un credito che rappresenta il «secondo atto» del processo di digitalizzazione degli istituti scolastici ticinesi, deciso nel 2019 dallo stesso Gran Consiglio, quando venne approvata la prima «tranche» da 47 milioni per dare il via al Masterplan per la digitalizzazione delle scuole ticinesi (per il periodo 2019-2023). E ora, appunto, siamo alla seconda tappa (2024-2029), dal valore di 21 milioni e che permetterà di dare continuità al lavoro iniziato nella scorsa legislatura.
Come ricordato nel rapporto di Speziali, in generale gli obiettivi del processo di digitalizzazione sono quattro: aumentare il livello tecnologico delle scuole ticinesi;implementare un’architettura tecnologica più performante e standardizzata; sviluppare soluzioni tecnico/logistiche per permettere una didattica più innovativa; aumentare le competenze digitali di allievi e docenti. Concretamente, il primo credito (quello del 2019) venne destinato, ad esempio, per i sistemi di cablaggio, per le connessioni WiFi e internet, le opere edili, l’equipaggiamento (come PC, stampanti e server) e per il controllo degli accessi attraverso dispositivi e tessere. Con il primo credito si raggiunse un grado di copertura del 70% degli istituti scolastici cantonali (scuole medie, licei e scuole professionali). Con il nuovo credito, dunque, si mira ad andare oltre e a «consentire una dotazione uniforme sul territorio». Ma non solo: l’accento non sarà messo unicamente sulle infrastrutture e gli apparecchi fisici, ma pure sulle competenze digitali di docenti e allievi. E per fare ciò il Governo sta studiando due nuove figure di docenti, attualmente già in fase di sperimentazione in alcune sedi, con il compito di occuparsi della pedagogia/didattica inerente all’integrazione delle tecnologie nella formazione e nell’educazione. Si tratta del «docente tutor in media e tecnologia» e del «consulente in media e tecnologie». Su questo fronte, evidentemente preoccupata per la situazione delle finanze cantonali, la Gestione sottolinea comunque nel rapporto di ritenere «necessario che l’introduzione» di queste due nuove figure «non equivalga a un aumento delle unità di personale dello Stato».
Un altro auspicio formulato dalla Commissione riguarda un tema già affrontato in passato, ossia il ruolo del Centro di risorse didattiche e digitali (CERDD, che sottostà al DECS) rispetto al Centro sistemi informativi (CSI, che sottostà invece al DFE), entrambi coinvolti nel progetto. Il timore della Gestione, in sostanza, è che si verifichino doppioni funzionali tra i due uffici. In questo senso, nel rapporto di Speziali viene evidenziato che «sarà interessante capire quali possano essere concretamente i margini di risparmio e le opportunità – sul medio e lungo termine – di unire i servizi». Da questo punto di vista, va detto, nel messaggio licenziato nelle scorse settimane, il Governo ha assicurato che si impegnerà «ad analizzare e approfondire ulteriormente tale tematica».
Al netto di queste due puntuali criticità, le conclusioni della Gestione sono chiare: vista «l’importanza degli obiettivi della digitalizzazione della scuola e l’importanza del finanziamento della seconda tappa per completare l’informatizzazione delle scuole cantonali», si invita il Gran Consiglio ad accogliere il credito. Sarà la volta buona?