Processo

Al conto dell’Operazione Fata si aggiungono due condanne

Sale a otto il numero di persone comparse davanti ai giudici per un vasto giro di spaccio di droga nel Sottoceneri – L’inchiesta, partita nell’ottobre del 2022, ha permesso di ricostruire lo schema dei traffici e i ruoli dei diversi imputati: tra qualche mese, alla sbarra, ci sarà anche un capo
© Chiara Zocchetti
Stefano Lippmann
11.10.2024 17:42

Altri due punti, volendo usare questa metafora, per l’Operazione Fata. Questa mattina, infatti, davanti alla Corte delle assise correzionali presieduta dal giudice Siro Quadri, sono state condannate altre due persone. Il tutto, come detto, rientra in un’operazione di polizia – coordinata dal procuratore pubblico Nicola Borga – capace di arrestare 12 persone. Tutte collegate per il traffico e lo spaccio di stupefacenti nonché per l’annesso riciclaggio di denaro. In procedura di rito abbreviato, sono stati condannati un cittadino italiano di 31 anni e uno di 27. Il primo, difeso dall’avvocato Raffaele De Vecchi, è stato condannato a 18 mesi di carcere (sospesi per un periodo di prova di due anni) siccome colpevole di infrazione (e contravvenzione) alla Legge federale sugli stupefacenti. Il 31.enne è finito nel giro della droga tra il settembre dello scorso anno e gennaio; periodo di tempo durante il quale ha spacciato poco meno di un centinaio di grammi di cocaina. Lo ha fatto all’interno del suo appartamento di Lugano, al Parco Ciani, all’altezza dei parcheggi di fronte allo Studio Foce e in qualche bar della città.

Il 27.enne, giudicato poco dopo e assistito dall’avvocato Alain Susin, è invece stato condannato a due anni di carcere, sospesi condizionalmente, anche in questo caso, per due anni. I reati? Infrazione aggravata (e contravvenzione) alla Legge federale sugli stupefacenti, infrazione alla Legge federale sulle armi e, infine, ripetuta guida di un veicolo a motore senza essere titolare della licenza di condurre richiesta. «Avevo bisogno di qualche soldo – ha spiegato brevemente in aula –. Poi il tutto è diventato routine». Un quotidianità durata dalla primavera del 2022 al 27 marzo di quest’anno che lo ha portato – nel Mendrisiotto e nel Luganese – a smerciare quasi 385 grammi di polvere bianca. Lo ha fatto in un garage di Viganello, nei parcheggi di supermercati di Lugano e Chiasso, a Cureglia e in altre zone del Sottoceneri, compresi alcuni locali notturni. L’uomo, inoltre, era in possesso di un tira pugni e di un coltello Browning.

C’è anche il «pesce grosso»

Con i due procedimenti di oggi si è quindi arrivati a 8 condanne. All’appello, per chiudere definitivamente l’inchiesta sfociata dopo l’Operazione Fata, ne mancano ancora quattro. E tra questi c’è anche il cosiddetto «pesce grosso». Un nome che si trova spesso negli atti d’accusa delle persone già comparse davanti ai giudici. Lui, verosimilmente, andrà alla sbarra verso la fine dell’anno, al più tardi all’inizio del 2025. E si chiuderà il cerchio. Un cerchio, spiegavamo nell’edizione del 23 luglio, con un diametro piuttosto notevole. Non solo per il numero di persone coinvolte e per quelle finite in manette. L’indagine – come detto coordinata dal procuratore pubblico Nicola Borga – è partita nell’ottobre del 2022. L’attività di analisi e inchiesta da parte degli inquirenti della Polizia cantonale (che si sono avvalsi anche di misure tecniche) ha permesso di ricostruire lo schema dei traffici e i ruoli dei diversi imputati all’interno del sodalizio; una vera e propria organizzazione criminale. Lo stupefacente veniva acquistato in Lombardia per poi essere trasportato in Ticino ed essere venduto sulla piazza sottocenerina. Al netto, si parla di diversi chili di cocaina – come nei due casi approdati questa mattina in aula –, come pure hashish.

Sono inoltre stati approfonditi i flussi di denaro facendo emergere il coinvolgimento di operatori finanziari che hanno contribuito a facilitare il finanziamento dello stupefacente e a riciclare il provento degli illeciti. Come nel caso dell’ufficio cambi di un distributore di benzina di Balerna. Distributore che era stato visitato dagli inquirenti lo scorso 22 febbraio: azione resasi necessaria per prelevare il titolare e interrogarlo.

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