Alla sbarra per abusi e botte alla compagna
Si profila il processo per l’uomo sulla quarantina domiciliato nel Luganese arrestato a metà settembre e accusato (anche) di reati sessuali in ambito privato. Negli scorsi giorni la procuratrice pubblica Margherita Lanzillo, titolare dell’incarto, ha firmato l’atto d’accusa che lo rinvia a giudizio davanti a una Corte delle Assise criminali. La Corte sarà composta anche dagli assessori giurati, con la pena proposta che sarà dunque superiore ai cinque anni di carcere.
I reati ipotizzati a carico dell’imputato, arrestato a metà settembre, sono gravissimi: ripetuta violenza carnale, ripetuta coazione sessuale, tentate lesioni gravi (subordinatamente lesioni personali con oggetto pericoloso), ripetute lesioni semplici (in parte con oggetto pericoloso), coazione e ripetuta infrazione alla Legge federale sulle armi. A metà dicembre, il giudice dei provvedimenti coercitivi aveva prorogato la detenzione preventiva nei suoi confronti. Ora si trova attualmente in regime di espiazione anticipata della pena: ciò significa che ha potuto lasciare il carcere giudiziario della Farera per trasferirsi a quello penale della Stampa.
L’imputato, nei cui confronti era stata disposta anche una perizia psichiatrica, dovrà come detto rispondere di una lunga serie di reati. Partendo da quelli più gravi, di natura sessuale (si tratterebbe principalmente di abusi nei confronti della compagna), fino ad arrivare a episodi di violenza fisica. L’uomo avrebbe infatti aggredito la donna tra le mura di casa, colpendola per esempio al volto. Infine, nella cantina dell’imputato sarebbe stata ritrovata anche almeno un’arma non dichiarata e la cui provenienze è da chiarire. Stando a nostre informazioni, in sede d’inchiesta, il quarantenne ha fornito parziali ammissioni agli inquirenti, principalmente per quanto riguarda l’aggressione fisica.
Un caso delicato
Quel che è certo è che quello che approderà prossimamente in aula penale si tratta di un caso, visti i (presunti) reati, molto delicato. A conferma di ciò, il Ministero pubblico, da noi interpellato lo scorso novembre, aveva confermato che «da settembre si trova in carcerazione un uomo domiciliato nel Luganese per reati anche a connotazione sessuale (in ambito privato)», specificando però che «sui dettagli dell’inchiesta è prematuro fornire informazioni per ragioni legate al segreto istruttorio e alla tutela della vittima».