Arogno guarda alle AIL, altri cinque Comuni ci pensano

Comuni diversi, iter praticamente identico ma esito, per ora, completamente opposto. Dopo il progetto di Collina d’Oro – affossato in votazione popolare lo scorso 30 ottobre – che voleva cedere la gestione dell’acquedotto comunale alle Aziende industriali di Lugano (AIL), adesso gli occhi sono puntati su Arogno. Già, perché lunedì in Consiglio comunale è stato approvato a larga maggioranza il messaggio municipale che proponeva il passaggio della conduzione dell’acquedotto nelle mani delle AIL. Come per il comune della cintura luganese, anche per quello ai piedi del Sighignola non ha più senso tentare una gestione in proprio. E in entrambi i casi, la decisione di una conduzione extraterritoriale non sta bene a tutti. Sarà referendum, ovvero il secondo in sei mesi sempre sulla stessa questione? E soprattutto, ci sono altri Comuni che stanno riflettendo su una possibile cessione del proprio acquedotto? Per quanto riguarda quest’ultimo punto, la risposta è sì. E sono diversi.
«Solo uno o due all’anno»
«Una serie di Comuni ci ha chiesto di prendere in mano la gestione dell’acquedotto comunale – spiega il direttore delle Aziende Industriali di Lugano, Marco Bigatto –. Per la precisione, al momento sono cinque. Non possiamo assumere la gestione di tutti in breve tempo, ma riusciamo ad “acquisirne” solo uno/due all’anno a dipendenza della dimensione, in quanto vi è una serie di attività da svolgere, come ad esempio l’acquisizione dati dei clienti, il rilievo delle infrastrutture e la contrattistica». A questi cinque, si aggiungono quelli già sotto la gestione delle AIL da tempo, ovvero Lugano e Massagno (il cui acquedotto appartiene direttamente alla Città di Lugano), Cadempino dal 2012, Manno dal 2021, Morcote e Muzzano dal 2019 e Pura dal 2013. Bigatto non intende entrare nel merito di quanto successo a Collina d’Oro lo scorso 30 ottobre, quando il 65% dei cittadini aveva deciso per la gestione in casa dell’acquedotto. Non intende nemmeno entrare in materia sulle polemiche e perplessità sollevate recentemente ad Arogno. Piuttosto, si sofferma sul perché diversi Comuni decidono di affidarsi alle AIL e rinunciare a una gestione casalinga. «Il compito di gestire un acquedotto diventa sempre più complesso per le esigenze poste dal Cantone in termini di qualità della fornitura dell’acqua – rileva –. Per questo, diversi Comuni cercano partner affidabili per delegare questo compito sempre più specialistico. Abbiamo sviluppato negli anni le competenze per gestire un sistema complesso, come quello della Città di Lugano, e disponiamo della necessaria struttura organizzativa. Siamo ben lieti di supportare in questo compito i Comuni interessati. Questo è il nostro approccio. Non intendiamo per contro forzare la mano, nel rispetto dei processi democratici dei singoli Comuni».
Cultura della discussione
Torniamo invece ad Arogno dove, come detto, lunedì sera il Consiglio comunale ha avallato la proposta del Municipio di cedere interamente la gestione dell’acquedotto alle AIL. Una decisione contro la quale si era opposto il consigliere comunale Joy Cometta (Gruppo Indipendenti) invocando, tra le altre cose, la difesa culturale del proprio territorio. Per un possibile referendum, però, bisognerà attendere la volontà popolare. «Durante la seduta del Legislativo eravamo solo in tre a chiedere la non entrata in materia del messaggio municipale – osserva Cometta –, il problema è che manca la cultura della discussione. E lo si evince anche dal fatto che i cittadini sanno poco o niente di cosa sta succedendo. Porterò avanti il referendum solo se saranno gli stessi abitanti di Arogno a chiedermelo». Inoltre, proprio per informare la popolazione su una questione di interesse pubblico, Cometta ha chiesto all’Esecutivo di indire una serata pubblica in modo che i cittadini possano dire la loro avendo a disposizioni diversi strumenti. «Preferisco che si crei una struttura nuova che abbia continuità nel tempo piuttosto che dare la gestione in mano alle AIL. Ad esempio, se si dovesse rompere un tubo dell’acqua, tra tre anni nessuno in paese saprebbe più indicare la fonte della perdita, ma dovremmo attendere che arrivino gli addetti ai lavori da Muzzano. Oltre a costi imposti, ad Arogno ci sarebbe una perdita di figure professionali», chiosa il consigliere comunale.