Autogestione fuori da Lugano? Se ne parlerà in commissione
In attesa di capire se l’occupazione delle ex scuole di Viganello continuerà (il Municipio aggiornerà il Consiglio comunale questa sera) e quale sarà la mossa dell’Esecutivo, giovedì, l’unica certezza ad oggi è che si sta lavorando a una soluzione esclusivamente luganese. Ma il tema, politicamente parlando, è tornato d’attualità anche a livello cantonale, con il Parlamento che ha ripreso in mano un atto parlamentare risalente a due anni fa e che auspicava una soluzione «extra cittadina».
Una proposta, questa, che ha radici ben più lontane: era il 2012 quando i deputati luganesi Fabio Schnellmann (PLR), Roberto Badaracco (PLR) e Gianrico Corti (PS), in una mozione, avevano chiesto un intervento più deciso da parte di Bellinzona nella ricerca di edifici da adibire a Centro Sociale autogestito cantonale. L’atto parlamentare era rimasto nel cassetto per quasi dieci anni ed era approdato sul tavolo della Commissione sanità e sicurezza sociale del Gran Consiglio nel marzo del 2021, pochi giorni dopo la manifestazione alla stazione FFS di Lugano. Dopo quasi un mese e mezzo di discussioni si era arrivati alla firma di un rapporto – relatori i luganesi Tiziano Galeazzi (UDC) e Raoul Ghisletta (PS) – che invitava l’Esecutivo a individuare degli spazi di proprietà del cantone, estendendo la ricerca su tutto il territorio ticinese con l’aiuto di un mediatore. Ma l’atteso dibattito in Parlamento, alla fine, non c’era stato: a metà giugno, Schnellmann e cofirmatari avevano deciso di ritirare la mozione dopo che il Cantone aveva assicurato un suo maggior coinvolgimento.
Una mossa che aveva spinto Galeazzi a presentare una mozione (che ricalcava i contenuti del suo rapporto) in cui chiedeva al Consiglio di Stato «un’alternativa di localizzazione» che non sia per forza a Lugano. Ma su quest’ultimo punto il Governo era stato chiaro: nel prendere posizione sull’atto parlamentare, l’Esecutivo aveva ribadito che l’autogestione «è un’esperienza che si tiene nel Luganese, distinta da altre situazioni analoghe. È un’esperienza localizzata sul territorio, che si è sviluppata a Lugano o quantomeno nel Luganese per scelta delle persone promotrici di quell’aggregazione sociale». Dalle risposte del Consiglio di Stato, datate agosto 2021, sono passati quasi due anni: il dossier era stato congelato dopo la demolizione dell’ex Macello, ma gli ultimi sviluppi hanno riportato il tema d’attualità anche a livello cantonale.
«Una questione di ordine pubblico, non politica»
Per arrivare alla discussione in Parlamento è necessario che venga firmato almeno un rapporto, e a questo proposito, ci conferma il presidente della Commissione, Giorgio Fonio (Centro), «è stato nominato un relatore, il leghista Stefano Tonini, e sono in corso gli approfondimenti necessari per arrivare a un rapporto». La Commissione si riunirà giovedì «e verosimilmente sarà l’occasione per discutere del tema alle luce degli ultimi sviluppi». «Il tema è tornato in auge dopo i recenti avvenimenti e sicuramente la nostra commissione dovrà tornare a discuterne, ponendo l'accento sul fatto che non si tratta di un tema politico ma bensì di una questione di ordine pubblico», conferma dal canto suo Tonini. «Per questo motivo, auspico che le forze dell'ordine intervengano per ripristinare la situazione, facendo rispettare leggi e regole. Ritengo impensabile che un immobile possa essere occupato in tal modo. Il nuovo dossier di Lugano in cifre mette in risalto come, solo nella città di Lugano, ci siano oltre 900 operatori culturali che operano nel pieno rispetto delle normative e delle leggi; queste figure si meritano quindi pieno sostegno, a differenza di chi opera nell'illegalità. La situazione di Viganello preoccupa diverse famiglie della zona; trovo inaccettabile che uno spazio precedentemente a disposizione di ragazzi e bambini sia stato loro sottratto senza nessun rispetto nei confronti delle regole».