Autogestione? «Un dibattito vecchio e inutile, peccato»

«Un dibattito vecchio e inutile». Non usa mezzi termini il sindaco di Lugano, Michele Foletti, per commentare la discussione in Gran Consiglio sull’autogestione. L’esito del voto è stato percepito come uno “scaricabarile” da parte della politica cantonale verso la Città? Nulla di tutto questo: «In Parlamento hanno parlato di un’esperienza che si è conclusa il 29 maggio 2021 e non dell’evoluzione che c’è stata da lì in avanti su un concetto che va oltre l’autogestione stessa. Ossia – prosegue il sindaco – la necessità e l’opportunità di trovare degli spazi per la cultura indipendente; per un fermento culturale che in questo cantone c’è».
Insomma, per Foletti il Parlamento «avrebbe dovuto alzare lo sguardo invece che ammirarsi i piedi». Tradotto: l’autogestione è un tema superato da ormai tre anni, ma da questo ne è nato un altro, più attuale, che non è stato affrontato a dovere. «Il Gran Consiglio ha perso un’occasione per affrontare le esigenze di una realtà che esiste e ha bisogno di risposte da parte della politica». E, beninteso, anche dal Cantone.
Dalla Carta della Gerra a oggi
Dopo la sottoscrizione della Carta della Gerra, a inizio anno, «la Città si è attivata ma non può sempre farsi carico delle esigenze della società di questo cantone. Abbiamo la volontà di dare una mano alla cultura indipendente ma non abbiamo più la forza per farlo da soli». Secondo Foletti, occorre ragionare «con tutte le istituzioni» che sono coinvolte o che potrebbero esserlo: Città, Cantone ma anche i Comuni. In modo da uniformare l’offerta di questi spazi, e soprattutto il modo di ottenerli. La Città, infatti, vorrebbe istituire dei bandi per mettere a disposizione temporaneamente delle strutture «per creare e offrire cultura». Uniformare le procedure aiuterebbe, e parecchio.
Durante il dibattito in Parlamento, va detto, il tema della cultura indipendente ha fatto capolino soltanto di sfuggita in alcuni interventi, come quello della deputata luganese Natalia Ferrara (PLR). Per Foletti, avrebbe dovuto essere l’argomento centrale. «Dall’autogestione sono nate attività ed esigenze in ambito culturale che hanno bisogno di altre risposte e non di un posto dove proporre cose nell’illegalità. Con il contributo della Città è stato possibile organizzare la Straordinaria e gli esponenti della cultura indipendente hanno capito che collaborando con le autorità si possono proporre esperienze diverse da quelle della cultura istituzionale».