Bloccati per ore sul TILO, l'azienda avvia un'analisi interna e si scusa
Una vera e propria odissea, altro che viaggio della speranza. Così hanno descritto la loro sventurata giornata i passeggeri del TILO (RE80) partito alle 13.43 di martedì 26 novembre da Milano Centrale in direzione di Locarno. Un viaggio che solitamente dura in totale 1 ora e 55 minuti (arrivo a Chiasso previsto alle 14.29, a Locarno alle 15.38), ma che si è invece trasformato in una «trappola», secondo i racconti. Già, perché quel convoglio, a causa di un guasto, si è bloccato dopo avere percorso circa un chilometro e mezzo. E solo dopo ben cinque ore i viaggiatori sono infine stati trasbordati su un treno di emergenza.
«Le porte erano chiuse, la corrente e il riscaldamento andavano e venivano», racconta chi si trovava a bordo del TILO. «Dopo ore è arrivato un locomotore che avrebbe dovuto portarci a Greco Pirelli, ma ciò non è avvenuto». La già lunghissima attesa si è prolungata. Alle 18.30, finalmente, una nuova comunicazione: i passeggeri sarebbero stati trasbordati su un altro convoglio diretto a Como. Quando è arrivato? Poco dopo le 20. Anche i Vigili del fuoco erano presenti durante l'operazione, sono stati allertati pure la polizia e i soccorritori del 118. «È stato come essere in trappola, senza possibilità di uscita». Il guasto ha avuto ripercussioni in generale sulla circolazione ferroviaria oltre confine, con ritardi e cancellazioni.
Che cosa è successo?
Ma che cosa è successo? Che cosa è andato storto? «Attualmente è in corso un’analisi interna sull’accaduto. Non possiamo pertanto fornire ulteriori informazioni sul caso citato», commentano dall'Ufficio stampa di TILO SA. «Siamo molto dispiaciuti per i disagi riscontrati dai clienti coinvolti in questo spiacevole episodio. Grazie all’analisi interna in corso, con tutti gli attori coinvolti, sarà possibile mettere in luce i fatti e proporre azioni concrete».
L'azienda precisa pure che «per la gestione di un evento e dei relativi servizi di soccorso vige il principio di territorialità: se si verifica un guasto a un convoglio TILO, come è accaduto in questo caso, la procedura prevede la responsabilità del gestore dalla rete, in questo caso RFI (Rete ferroviaria italiana, ndr.), in coordinazione con l’azienda di trasporto responsabile del servizio, in questo caso Trenord». Che, da noi contattata, rimanda alle risposte di TILO SA.
Gli sfortunati passeggeri, dal canto loro, lamentano anche la mancanza di comunicazione a bordo. Ma anche per l’assistenza alla clientela vige il principio di territorialità: in Italia è di competenza della casa madre Trenord, in Svizzera è di competenza della casa madre FFS. «Il convoglio interessato dal guasto era composto da due treni, non comunicanti fra loro. Il capotreno Trenord presente a bordo del convoglio ha effettuato un primo annuncio tramite il sistema di informazione sonoro a bordo, che è in seguito divenuto indisponibile», chiarisce ancora TILO SA. «Il personale ha percorso le carrozze - spostandosi in sicurezza fra i due convogli - per assistere i passeggeri a bordo. Per i viaggiatori delle altre corse, su trenord.it e App Trenord sono state diffuse informazioni in tempo reale sui provvedimenti di servizio».
«È ora di reintrodurre personale svizzero alla stazione di Milano»?
Tra le voci raccolte martedì dal CdT, c'è quella di Remigio Ratti, economista ticinese, storico dei trasporti, già consigliere nazionale del PPD (oggi il Centro) e direttore generale della RSI. Che non si trovava a bordo del TILO in questione, ma è rimasto bloccato a Milano con due treni diretti in Svizzera soppressi (l'EuroCity delle 18.10 e il regionale delle 18.43). «È ora di smetterla di dire che è colpa di questo o quell’altro», ci ha confidato, «direi che è giunto il momento di reintrodurre un rappresentante delle FFS in pianta stabile alla stazione Centrale di Milano, qualcuno che possa e sappia dialogare continuamente con il personale italiano».
Sollecitata al riguardo, TILO SA risponde di «poter parlare solo per sé», in quanto «società indipendente della quale FFS è azionista al 50% al pari di Trenord». Ne emerge che quella di Ratti non è una riflessione campata in aria: «Uno dei punti scaturiti in prima analisi è stato quello di accelerare un progetto che avevamo già in corso per aumentare la nostra presenza in Italia. Questo va inteso come maggiore presenza fisica (non solo in stazione), ma anche con accordi specifici che regolino ulteriormente la gestione degli eventi e l’informazione data ai nostri passeggeri da parte dei partner italiani, a partire dai loro centri di gestione del traffico».