Il caso

Chiare, fresche e... costose acque

Airolo: il Gran Consiglio, salvo sorprese, lunedì prossimo darà via libera al rinnovo della concessione al Comune per quattro decenni per l’utilizzazione della Calcaccia - Limitato l’impatto ambientale, ma il canone passa da 12 mila a circa 160 mila franchi
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Alan Del Don
11.10.2024 06:00

«Il rinnovo della concessione per l’impianto idroelettrico della Calcaccia è una misura essenziale per garantire la continuità della produzione energetica sostenibile nella regione di Airolo. Il processo seguito è stato trasparente e inclusivo, con un’attenta valutazione delle implicazioni ambientali, sociali ed economiche». La Commissione ambiente, territorio ed energia del Gran Consiglio (relatore Omar Terraneo, PLR) dà praticamente l’imprimatur all’atteso messaggio che verrà discusso dal plenum nella seduta che si aprirà lunedì prossimo. Il caso ha voluto che lo scontatissimo via libera del Legislativo cantonale arrivi a 14 anni esatti da quel 19 ottobre 2010. Allora i deputati rinunciarono ad esercitare il diritto di riversione, respingendo la richiesta del Governo.

La (lunga) cronistoria

Da quel momento iniziò la procedura, lunga e laboriosa, per la richiesta di rinnovo. Nel dicembre 2015 il corposo incarto fu trasmesso ai preposti uffici cantonali. Quattro anni più tardi il dossier venne aggiornato e, infine, a metà 2020, fu raggiunto un «accordo sostenibile» con l’Azienda elettrica ticinese che «salvaguarda gli interessi comunali» e quelli dell’Azienda elettrica comunale (AECA). Nell’aprile 2021 il Consiglio comunale airolese diede via libera ad alcune modifiche delle varianti di Piano regolatore. E, infine, nel marzo 2023, ecco la luce verde del Consiglio federale. Un anno decisamente particolare, il 2023, visto che si è festeggiato il secolo da quando l’AECA è diventata proprietaria della Calcaccia.

Mentre erano due i decenni dalla scadenza della concessione per lo sfruttamento delle acque. Nel 2003 la domanda iniziale di rinnovo da parte del Comune era stata respinta dal Dipartimento delle finanze e dell’economia. Scontata l’opposizione di Airolo. A ciò si aggiunse un coro di protesta che si alzò non soltanto dalla Leventina, ma da tutto il Bellinzonese, in quanto parallelamente si giocava un’altra partita, quella per il futuro della Morobbia, la cui concessione da parte della Città sarebbe scaduta nel 2010.

La strategia energetica

Arriviamo ad oggi. La strada è in discesa per il rinnovo retroattivo (come già successo per Massagno e Faido) quarantennale che «si inserisce nel complesso quadro normativo che coinvolge la gestione delle risorse idriche e la politica energetica del Cantone Ticino, allineandosi con gli obiettivi federali di promozione delle energie rinnovabili», sottolinea la Commissione. Lo sappiamo tutti, oramai. La «Strategia energetica 2050» della Confederazione si pone l’obiettivo di promuovere l’incremento della produzione di energia da fonti rinnovabili, in primis da impianti idroelettrici esistenti e/o nuovi, riducendo parimenti la dipendenza da quelle fossili.

L’impianto altoleventinese è stato valutato «per la sua efficienza operativa, la sicurezza delle infrastrutture e la sostenibilità delle operazioni a lungo termine. La relazione tecnica generale ha evidenziato che, nonostante gli anni di operatività, rimane in buone condizioni, con una capacità di generazione che contribuisce in modo significativo al fabbisogno energetico locale». E questo nonostante la perdita annuale di quasi 1 GWh (equivalente al 6,8% della produzione attuale pari a 14,3 GWh/a, di cui circa un terzo durante il periodo invernale) dovuta all’applicazione delle nuove disposizioni ambientali federali relative ai deflussi minimi.

I deflussi minimi

Un peso significativo, per mettere tutti d’accordo, lo ha giocato il Rapporto di impatto ambientale. «Sono state proposte misure di mitigazione per ridurre al minimo gli impatti negativi, come la gestione controllata dei flussi d’acqua e la protezione delle aree naturali circostanti», rilevano i commissari. Nella fattispecie dovrà essere rilasciato costantemente - a valle della presa «Camperitt» - il 20% della portata affluente da maggio a settembre, con un rilascio minimo garantito di 35 litri al secondo. Inoltre nel torrente Ressia, alimentato dalla sorgente omonima, dovrà essere garantito un deflusso minimo annuale. La produzione media di energia sarà di 13,1 milioni di kWh; una minor resa, dunque, rispetto ad oggi.

Il rinnovo porterà nelle casse del Cantone quasi 317 mila franchi di tassa unica di concessione oltre ad un canone d’acqua annuo di 158.400 franchi rispetto ai 12 mila franchi attuali. «Non risulta che in passato vi siano stati altri casi così estremi che hanno portato ad un aumento così importante del canone da versare al Cantone», rilevano Terraneo e colleghi, annotando comunque che in passato il 60% delle acque era escluso dal calcolo.

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