Cosa ne sarà del Centro al Suu? «Che lo acquisti il Cantone»
Il Centro al Suu di Bombinasco, dove si svolgeva l’attività dell’Associazione Vivere Insieme, è ormai chiuso da giugno a causa – lo avevamo anticipato lo scorso 4 aprile – di difficoltà finanziarie tali da non riuscire a garantirne il futuro. Un epilogo amaro per la quindicina di collaboratori, i quali avevano perso il posto, e per gli ospiti, una decina di adulti con disagi psichici o mentali leggeri che beneficiano di una rendita d’invalidità. A oggi una soluzione per la struttura situata nella frazione di Curio ancora non si vede e c’è chi auspica un intervento pubblico. Non sotto forma di sovvenzioni, bensì con un acquisto vero e proprio.
Nelle scorse settimane si erano fatti avanti da un lato la Croce Rossa Sezione Sottoceneri, intenzionata ad installarvi un centro di accoglienza per rifugiati minorenni non accompagnati, e dall’altro un gruppo di ex dipendenti e una fondazione che intende promuovere un progetto per giovani con difficoltà psicosociali. Ma per ora il Centro resta nelle mani delle suore della Seraphisches Liebeswerk di Soletta, disposte a cederlo, e il deputato del Centro (e sindaco di Alto Malcantone) Giovanni Berardi si è rivolto direttamente a Bellinzona proponendo al Consiglio di Stato di acquistarlo. Il prezzo prospettato, sottolinea il granconsigliere – impegnato assieme ai promotori del progetto per adolescenti con difficoltà psicosociali nelle trattative con le suore solettesi, è attorno al milione di franchi. Trattabili.
Anche un alloggio per anziani
E una volta acquistato? Nella sua mozione, Berardi propone di destinare la struttura a compiti di pubblica utilità. E questo anche nell’ottica – afferma al CdT – di scongiurare eventuali speculazioni edilizie. Tra le possibili destinazioni, l’accoglienza di persone con disabilità mentali e cognitive («Si potrebbero riportare a Curio i disabili che vi alloggiavano prima e che sono stati sradicati da questa realtà»); l’insediamento dell’unità di cura pedopsichiatrica per minorenni – prevista dalla pianificazione sociopsichiatrica cantonale – in collaborazione con l’Ospedale di Castelrotto; oppure ancora una comunità terapeutica per adolescenti con disagio. Infine, «vi si potrebbero alloggiare temporaneamente anziani in occasione di ristrutturazioni di case di cura».
«Il Centro al Suu è una realtà molto apprezzata nel Malcantone e mantenendo un utilizzo compatibile con i suoi scopi originari si potrebbe ricreare una vasta rete di volontariato», argomenta Berardi. «Con la mia mozione chiedo al Governo di esprimersi sul futuro della struttura (inclusi l’eventuale accoglienza di migranti minorenni, ndr), auspico che le valutazioni vengano fatte celermente». Già, perché di regola il Governo ha sei mesi di tempo per prendere posizione. Ma vista l’apertura di due trattative, aspettare troppo potrebbe chiudere definitivamente le porte a un intervento pubblico.