Cripto-entusiasti in gita a Lugano
Texani con cappelli da cowboy, arabi dalle lunghe barbe, hypster con occhiali colorati. Tutti hanno al collo il tesserino identificativo con la scritta «Plan B», nome, cognome e qualifica. Eppure al Palacongressi di Lugano è difficile distinguere i cryptomilionari dai semplici nerd in cerca di fortuna o già finiti sul lastrico. Il ragazzo con la B sulla maglietta giallo-rossa seduto sui gradoni di villa Ciani appartiene alla seconda categoria, almeno attualmente. Vuole restare anonimo e lo chiameremo «Satoshi» in onore del leggendario creatore dei bitcoin - Satoshi Namamoto - di cui ha stampato il nome sulla schiena, come fosse un calciatore. È di Sciaffusa, 30 anni, disoccupato. Al festival delle cryptovalute organizzato venerdì e sabato dalla Città di Lugano nessuno lo ha invitato, ma ci è venuto lo stesso perché, dice, voleva «esserci dove succedono le cose».
Cosa è successo quindi al Palacongressi? Da quando è stato lanciato il «piano B» la città è salita alla ribalta internazionale. La comunità degli appassionati di criptovalute ha reagito con entusiasmo alla decisione del Municipio di creare un centro di competenze («hub») e ancor più alla notizia di un investimento di 103 milioni di franchi da parte della piattaforma Tether. I soldi per ora non si sono visti. In compenso circa 1.700 persone - calcolano gli organizzatori - sono arrivate sul Ceresio il 2829 ottobre per assistere a un fitto programma di conferenze.
I nomi
Tra gli ospiti più di grido c’è Max Keiser, presentatore televisivo americano già volto di Russia Today: finito in disgrazia ultimamente per le sue posizioni pro-Cremlino (ha definito Putin «il più grande statista mondiale» su Twitter) è un grande divulgatore della «religione » dei bitcoin, di cui si definisce sui social «sommo sacerdote». Poi c’è Giancarlo Devasini, l’ex chirurgo plastico torinese fondatore di Tether: è una celebrità nell’ambiente, anche per via dei suoi guai con la giustizia americana. L’anno scorso ha dovuto pagare 18 milioni alla Procura di New York in un accordo extra-giudiziale per presunti conflitti d’interesse. La cosa ha creato qualche imbarazzo a Palazzo Civico e forse per questo il 58.enne tiene un profilo basso, non sale sul palco e davanti ai giornalisti è ostile («siete tutti delle brutte bestie») e svicola.
Il texano Jimmy Song è più bendisposto: autore di libri classici sulle criptovalute («The little bitcoin book» e «Thank God for Bitcoin» tra gli altri) gira per il Palacongressi con un cappello da cowboy e di Lugano dice che «è un posto bellissimo, ha molti vantaggi anche se è un po’ caro». Nel piccolo bazar allestito all’ingresso del Palacongressi si vendono vestiti brandizzati plan B: un paio di calze con il simbolo dei bitcoin costa 10 franchi. «Comunque non è caro come Zugo» scherza Song.
Zugo vs. Lugano
Le differenze tra Zugo e Lugano sono un argomento comune di chiacchera per il popolo dei cripto-entusiasti radunato al Ciani. «Il problema di Zugo non è tanto il clima dal punto di vista atmosferico» prova a spiegare Jouni Keranen, 47 anni, imprenditore finlandese trapiantato nella Svizzera centrale da alcuni anni. Indossa un paio di enormi occhiali 3D, per seguire la proiezione virtuale «Ithaka» sulla vita di Julian Assange (una delle installazioni organizzate a Villa Ciani). «A Zugo sta mancando il senso di comunità, che qui a Lugano è invece vivissimo. L’idea di creare un hub che riunisca sotto un tetto le persone come noi è fantastica, è per questo che sono qui».
Le tasse non c’entrano niente assicura Keranen, che ha intenzione di trasferire a Lugano da Zugo (un sito di giochi online e una community dedicata all’arte digitale). «È questione di atmosfera e di creatività» dice. Non a caso ha appena acquistato un quadro dall’artista ed ex calciatore Boris Dondé, con galleria in via Nassa, che ha portato al forum una serie di opere dedicate ai bitcoin: Paperon de Paperoni circondato da criptomonete e belle ragazze è il soggetto ricorrente. Simbolo di avidità? «No - giura l’artista - di spensieratezza e voglia di vivere». I quadri partono dai 6 mila franchi, l’imprenditore finlandese ha subito rimesso in vendita il suo in Nft sul web: prezzo 16 mila franchi.
Anche Arnab Naskar, 32.enne indiano fondatore di una piattaforma per investimenti digitali (Stokr) è appassionato di arte. «La tecnologia è arte» dice. «È creatività, e ha bisogno di un ambiente favorevole». Ha appena comprato un hamburger di pollo dal vicino Mc Donald’s pagando in bitcoin - 6 franchi ed è letteralmente entusiasta. « In altre cryptovalley ci sono solo persone in giacca e cravatta e società bucalettere. Questa invece è vita vera».
Dal Mc Donald's al futuro
Sono una quarantina finora gli esercizi commerciali che hanno introdotto il pagamento in bitcoin sul Ceresio. Oltre al Mc Donald’s hanno aderito pizzerie, una farmacia, boutique e negozi vari. Il Comune conta di portarli a mille entro la fine dell’anno. Secondo il responsabile della Divisione sviluppo economico Pietro Poretti l’evento luganese «è stato sicuramente un successo in quanto ha portato a Lugano persone provenienti da tutto il mondo e un’enorme visibilità per la città».
L’indotto commerciale è però un altro discorso. Per i «bitcoiners» non è il momento di spendere: il valore della criptovaluta è ai minimi storici da anni, è crollato del 70 per cento nel corso del 2022 e non accenna a risalire. Il Satoshi sciaffusano ne è la prova. Ha convertito regolarmente in bitcoin tutti i risparmi guadagnati con il suo ultimo lavoro (impiegato in un casinò nel canton Zurigo, si è licenziato un anno fa) e li ha visti precipitare senza poter fare niente. «Quando ho iniziato a comprare criptovaluta volevo diventare ricco » racconta. «Adesso la vivo diversamente, con più filosofia». Ha ancora qualche soldo da parte («il 70 per cento in meno rispetto a un anno fa») e si ostina a non convertirli in franchi perché, come dimostra la maglietta che indossa, per lui le cripto sono come una fede calcistica. «Non consiglierei ad altri di correre i miei stessi rischi, io lo faccio perché ci credo » dice prima di avviarsi al buffet allestito in un mega-tendone al centro del parco. È gratuito e affollatissimo. Se davvero i bitcoin sono il futuro - Satoshi ne è convinto - è meglio risparmiarli per tempi migliori.