Asilo

D'accordo a traslocare, ma chiedono chiarezza

Presidio pacifico di un gruppo di migranti fuori dal centro Ulivo di Cadro – Non si oppongono allo spostamento in altre strutture, ma lamentano una comunicazione «poco chiara» da parte della Croce Rossa – Che replica: «C’è chi ha rifiutato uno o più appartamenti» – La Lega: «Tornino a casa loro»
© Ti-Press/Francesca Agosta
Valentina Coda
20.02.2025 18:28

Non si oppongono tout court al trasferimento, la trentina di richiedenti l’asilo del centro Ulivo di Cadro che oggi a mezzogiorno ha organizzato una manifestazione davanti al campo dopo la decisione di convertire la struttura di via alla Stampa in un foyer per minori non accompagnati. Lamentano piuttosto una comunicazione «frettolosa» da parte della Croce Rossa, che li ha informati del trasloco – per lasciare posto ai novantatré minorenni ospiti dell’hotel Dischma di Paradiso – con «un messaggio» senza specificare «dove sarebbero andati a vivere e che fine avrebbero fatto i loro percorsi scolastici e di formazione». In aggiunta, alcuni «sono in attesa da tempo di essere trasferiti in un’abitazione». In altre parole, a detta loro non c’è stato un confronto con gli operatori di Croce Rossa. Un confronto che se non dovesse avvenire, «non lasceremo il campo». La realtà delle cose, per la Croce Rossa, è un po’ (tanto) diversa. Nel senso che «abbiamo fatto una comunicazione a tutte le persone che alloggiano a Cadro, prima suddivise per gruppo linguistico alla presenza di un interprete e poi tramite incontri bilaterali con i loro operatori di riferimento», ci spiega la direttrice della sezione Sottoceneri, Debora Banchini Fersini. Che precisa: «C’è da dire, però, che alcuni manifestanti presenti al presidio hanno rifiutato uno o più appartamenti, che sono poi stati dati ad altri che erano in attesa vista la difficoltà nel reperirli».

«Prima all’Hotel Vezia»

La manifestazione, pacifica e organizzata con il sostegno del CSOA Il Molino cui erano presenti alcuni esponenti, andata in scena oggi è il prosieguo di un sit-in organizzato dai migranti dentro la struttura di Cadro subito dopo essere stati informati della decisione di convertire il Centro d’accoglienza, che ospita adulti e famiglie, in un foyer per minori. I minorenni ospitati temporaneamente all’Hotel Dischma di Paradiso, lo ricordiamo, dopo aver traslocato lo scorso ottobre in fretta e furia dal vetusto – e pericolante – stabile di via Barzaghi 9 (che verrà demolito), saranno spostati in via alla Stampa fino al raggiungimento della maggiore età. I richiedenti l’asilo del centro Ulivo – circa un centinaio – saranno quindi ricollocati: la maggior parte delle famiglie in una pensione di Giubiasco (due, invece, sono già state trasferite a Biasca), mentre gli adulti singoli in altre strutture cantonali sparse tra Luganese, Locarnese e Bellinzonese. Durante il presidio, da più parti è stato messo in risalto la similitudine tra i richiedenti l’asilo e «le merci e i pacchi postali» per evidenziare i continui spostamenti a cui sono sottoposti. «È una situazione che genera paura, preoccupazione e stress, perché non sappiamo dove ci manderanno e in quali condizioni – ha detto un ragazzo curdo del centro durante il presidio –. Molti di noi sono stati spostati negli anni da un luogo all’altro, come se fossero merce. Chiediamo solo case dove vivere pacificamente e in condizioni dignitose». Alcune persone del campo Ulivo, afferma l’avvocato Immacolata Iglio Rezzonico, «hanno già subìto un trasferimento perché in precedenza erano all’Hotel Vezia. Bisognerebbe capire i criteri che utilizza Croce Rossa quando decide questi spostamenti, che di fatto sradicano abitudini costruite con molta difficoltà. In ogni caso, finché non ci sarà un confronto, loro non si spostano».

«Se non sono soddisfatti...»

Non si è fatta attendere la reazione della Lega dei Ticinesi. In una nota stampa, il partito invita il gruppo di richiedenti l’asilo «a tornare a casa loro se non sono soddisfatti o non apprezzano il nostro modo di accoglierli». Un concetto espresso anche via social dal presidente dell’UDC Piero Marchesi.

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