Movida

Diffida da tutti i locali, Lugano ci rinuncia

Un "cartellino rosso" generalizzato per gli avventori problematici non è possibile – I gerenti sono invitati a scambiarsi le informazioni – La categoria guarda alla nuova Legge sulla ristorazione e a livello cantonale potrebbero presto esserci novità
Nico Nonella
23.11.2022 06:00

Chiudere le porte di tutti i locali pubblici luganesi agli avventori più «problematici». Si tratta di una misura, quella della diffida generalizzata, che la Città aveva iniziato a valutare la scorsa estate ma che non verrà implementata, almeno non sotto forma di un cartellino rosso automatico, valido per tutti i bar e le discoteche cittadini.

Accertamenti conclusi

Lo strumento della diffida, lo ricordiamo, già esiste ma Palazzo Civico ha voluto sondare il terreno per capire se legalmente fosse possibile estenderlo in modo che chi è molesto sia conosciuto a tutti. E la risposta è: in automatico no, ma… «Gli accertamenti giuridici hanno confermato che una diffida generalizzata di questo tipo non è attuabile», conferma al CdT la capo Dicastero sicurezza e spazi urbani, Karin Valenzano Rossi. Ma l’idea, come detto, non verrà abbandonata del tutto. Semplicemente sarà ripensata proprio grazie al «filo diretto» creato in questi mesi tra esercenti e Città. Nulla vieta a un gerente di segnalare ai propri colleghi, ed eventualmente alla Polizia stessa, il comportamento aggressivo o sopra le righe di un avventore, al quale potrà essere intimato il divieto di accesso in altri locali. Il «cartellino rosso» non sarà automatico ma dipenderà dalla volontà dei singoli gerenti, i quali da diverse settimane sono stati messi in contatto con la finalità di creare una vera e propria «rete» su iniziativa della Polizia della Città.

Un filo diretto

L’idea si era fatta strada in seno al Dicastero sicurezza e spazi urbani e alla Polizia della Città di Lugano la scorsa estate, dopo alcuni eccessi – alterchi e aggressioni – che si sono verificati a margine della vita notturna luganese. Tra questi, l’accoltellamento di una ragazza nella notte tra il 10 e l’11 luglio in via al Forte. La prima mossa era stata quella di aprire un canale di dialogo diretto tra movida e poliziacon l’idea di riunire tutti allo stesso tavolo per collaborare più strettamente. E sullo sfondo, l’invito ad allertare le forze dell’ordine quando ci sono le prime avvisaglie di una situazione problematica e potenzialmente a rischio. In ogni caso, prosegue la municipale, «gli avventori problematici fanno parte di un ristretto gruppo di persone spesso già note ai locali e alla polizia».

L’importanza del dialogo

«Noi vogliamo incentivare il dialogo tra gli operatori e la collaborazione tra di loro e con le forze dell’ordine», ribadisce Valenzano Rossi. Senza dimenticare la componente preventiva: prossimamente la Città lancerà una campagna informativa con un flyer in cui si ribadiscono le regole da rispettare da parte di avventori e gerenti per una sana movida cittadina. «Stiamo organizzando a breve un ulteriore incontro con gli esercenti durante il quale discuteremo dei contenuti di questa campagna», conclude la capodicastero.

Un cantiere ancora aperto

La possibilità di estendere le diffide «aiuterebbe a migliorare la situazione, soprattutto quando è coinvolta una persona recidiva», commenta il presidente di Gastro Lugano, Michele Unternährer. «Dispiace per la persone che vengono colpite da questa misura, ma talvolta creano seri problemi». Tuttavia, prosegue il nostro interlocutore, per la categoria restano aperte due questioni: la durata della diffida e il fatto che questo provvedimento è vincolato al gerente. In parole povere, oggi in caso di cessione dell’attività eventuali divieti di accesso decadono. Una soluzione che in sé sarebbe già risolta: cinque anni fa, infatti, il Gran Consiglio aveva approvato una mozione di Marco Passalia (Centro, allora PPD) che proponeva appunto di togliere questi vincoli ed estendere la durata del divieto a due anni, modificando la Legge sugli esercizi alberghieri e la ristorazione (Lear). Nonostante il preavviso negativo da parte del Consiglio di Stato, il plenum aveva accolto le conclusioni del rapporto dell’allora Commissione della legislazione (relatrice la leghista Sabrina Aldi). Le modifiche proposte da Passalia entreranno in vigore con la revisione della Lear. Allora i tempi sembravano maturi per una modifica relativamente rapida. Il messaggio governativo risale infatti al 18 aprile 2018 ma lo scorso ottobre, lo stesso Esecutivo lo aveva ritirato, lamentando «uno scarso coinvolgimento degli attori sul territorio» da parte della Commissione Costituzione e leggi, cui era stato trasmesso il dossier.

Il cantiere era ripartito negli scorsi mesi in un gruppo di lavoro che riunisce rappresentanti di HotellerieSuisse Ticino, GastroTicino, Polizia cantonale, Ufficio giuridico, Laboratorio cantonale e il presidente della Commissione parlamentare Costituzione e leggi, Andrea Censi (Lega), che aveva elaborato la prima versione delle «nuova» Lear. E all’orizzonte potrebbero presto esserci novità: stando a nostre informazioni, a dicembre una bozza del testo dovrebbe essere posta in consultazione e a inizio 2023 tornare nuovamente in Parlamento. Prima in Commissione e poi, per il voto finale, in Gran Consiglio. Sarà la volta buona?

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