Ticino

È ancora stallo sui conti del Cantone, il tempo stringe sul preventivo

Proseguono in Gestione le discussioni sul Preventivo 2023 - Le ricette della maggioranza, però, ancora non convergono tra chi vorrebbe intervenire subito e chi preferirebbe attendere - A sinistra si punta sulla sospensione del meccanismo sul freno al disavanzo
©Chiara Zocchetti
Paolo Gianinazzi
09.11.2022 06:00

Continua a tener banco, in Commissione gestione e finanze, il tema del Preventivo 2023. Un preventivo che, già nelle scorse settimane, è stato criticato da più parti – da destra a sinistra – a causa delle sue cifre un po’ troppo ottimiste. Nel documento presentato dal Governo a fine settembre, infatti, viene preventivato un deficit di 79,5 milioni di franchi. Un disavanzo, quindi, in linea con il piano di rientro stabilito dallo stesso Governo con il Parlamento, il quale prevede di tornare all’equilibrio finanziario nel 2025 (come votato dal popolo). Le incognite, però, sono molte: a cominciare dall’incasso dei dividendi da parte della BNS, oggi stimato in 137 milioni, ma che potrebbe (almeno in parte) venire a mancare.

Ora, in questi giorni i gruppi parlamentari riceveranno le risposte alle numerose domande inviate al Governo a metà ottobre. E, nel frattempo, in Gestione si discute della possibilità (o meno) di ritoccare alcune cifre messe a preventivo. Il tempo, però, stringe. Entro fine novembre, la Commissione dovrebbe firmare il rapporto da portare davanti al plenum nella sessione di dicembre, ma per il momento tra i partiti di maggioranza (PLR, Lega e Centro/PPD) un accordo politico su come (e se) intervenire ancora non c’è. Detto altrimenti: in queste settimane occorrerà un’accelerata da parte della politica.

Adesso o dopo?

Sul fronte della minoranza, come spiega il capogruppo socialista Ivo Durisch, si delinea un rapporto con «cifre più realistiche, per dare al cittadino una fotografia più aderente alla realtà». Un rapporto di minoranza ancora in via di definizione che però, in ogni caso, terrà conto di minori introiti da parte della BNS, ma anche di più uscite per gli adeguamenti al rincaro dei sussidi di cassa malati e degli aiuti sociali. E con queste «cifre più realistiche», precisa il capogruppo socialista, «il deficit dovrebbe aggirarsi, tranquillamente, attorno ai 200 milioni di franchi». Ben al di là, dunque, del «tetto» massimo di 130 milioni di deficit che farebbe scattare il meccanismo sul freno al disavanzo approvato dal popolo nel 2014. «Ecco perché – aggiunge Durisch – abbiamo depositato la nostra iniziativa parlamentare per chiedere che il meccanismo sia sospeso per un paio di anni».

La proposta del PS non è ancora stata discussa in Gestione. Tuttavia, almeno secondo la capogruppo del PLR Alessandra Gianella, «tale possibilità per il momento non è un tema perché non risolve i problemi». E questo perché «per il 2023 le cifre del Preventivo rispettano il limite massimo di disavanzo (ndr. di 130,2 milioni)». Per il 2024, invece, «sappiamo già che da Piano finanziario il vincolo non viene rispettato e bisognerà intervenire per frenare l’aumento della spesa e riequilibrare i conti». Ecco perché, «dal nostro punto di vista, sarebbe utile fare un’analisi per verificare l’efficacia delle maggiori politiche pubbliche del Cantone per capire quali sono i margini di manovra». Uno strumento che, aggiunge la capogruppo, «sarebbe poi utile più avanti, per la manovra di rientro nella prossima legislatura». Insomma, per il PLR non è questo il momento di intervenire.

Chi, invece, vorrebbe un intervento più rapido è la Lega dei ticinesi. «La situazione, complice il probabile mancato introito dei dividendi della BNS, rischia facilmente di sfuggire al controllo, con un potenziale rischio di aumenti di tasse e imposte nei prossimi anni», rimarca il deputato Michele Guerra. «È quindi necessario intervenire tempestivamente: come Lega proponiamo che all’interno del decreto legislativo sul Preventivo sia inserito un vincolo posto al Governo per risanare le finanze, intervenendo sin da subito sulla spesa, presentandoci ad esempio una serie di misure entro una certa data». E ciò, ricorda Guerra, «copiando quanto già fatto con successo nel Preventivo 2016. Allora ci trovavamo confrontati a deficit pesanti, un capitale proprio negativo di mezzo miliardo e un debito pubblico in costante aumento. Fu sufficiente inserire questo vincolo legale e remare a maggioranza nella stessa direzione per passare in tre anni, dal 2016 al 2019, da uno Stato che continuava registrare perdite e indebitarsi, a uno Stato che ha iniziato addirittura a registrare utili, ammortizzando mezzo miliardo di capitale proprio negativo. Anche oggi è quindi necessario evitare tagli draconiani, applicando invece il principio delle ‘‘mille piccoli forbici’’ e spalmando i risparmi su tutti i Dipartimenti».

Dal canto suo, il capogruppo del Centro/PPD Maurizio Agustoni premette che «ora, in questa fase, si attendono le risposte del Governo alle numerose domande poste sul preventivo. Risposte molto importanti poiché serviranno per capire se alcune cifre (come quelle sui premi di cassa malati o sui dati della BNS) andranno aggiornate oppure no». Detto ciò, rimarca Agustoni entrando nel merito della questione, «se arriveranno delle proposte di contenimento della spesa ragionevoli, le prenderemo in considerazione». Anche perché «si tratta di concretizzare la volontà popolare espressa sei mesi fa con l’approvazione del decreto per il pareggio di bilancio entro la fine del 2025». Come dire: «Non si può più sindacare su quello che va fatto. Si tratta solo di decidere qual è la strada migliore da percorrere». Con quali tempistiche? «Tutto ciò che non facciamo ora, dovremo farlo due volte il prossimo anno. Meglio quindi iniziare queste riflessioni al più presto», chiosa Agustoni.

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