Fabio Regazzi: «Pfister un leader che ha saputo dare una visione strategica al Centro»
«Con la partenza di Gerhard Pfister, il Centro perde sicuramente un leader che in questi anni ha preso in mano un partito in difficoltà e lo ha condotto con una visione strategica, dandogli una nuova impronta e realizzando due riforme importanti, la fusione con l’allora Partito borghese democratico (PBD) e il cambio di nome». Così, il consigliere agli Stati ticinese Fabio Regazzi (Centro) commenta a caldo l’annuncio di Pfister, il quale, durante il tradizionale discorso dell’Epifania, ha fatto sapere che dal prossimo giugno lascerà la carica che ricopre dal lontano 2016. «Negli ultimi anni abbiamo realizzato una notevole trasformazione del nostro partito – ha spiegato lo stesso Pfister –, gettando le basi per un Centro forte nel panorama politico svizzero. E ora è il momento giusto per lasciare spazio a una nuova generazione».
Rivolgendosi alla base del partito, Pfister ha precisato che il risultato raggiunto alle elezioni federali del 2023 – con il 14,1% dei voti e un numero di seggi in Consiglio nazionale per la prima volta superiore a quello del PLR – ha rappresentato una «pietra miliare» per il Centro, «che dimostra come la nostra rotta sia quella giusta». Rotta che, come detto, ha permesso al partito di portare a termine due importanti cantieri: il cambio del nome (da PPD a Centro) e la fusione con il PBD.
«Il tempo necessario»
La notizia delle dimissioni di Pfister è giunta un po’ a sorpresa, ma è stata presa con queste tempistiche per un motivo chiaro. Il consigliere nazionale zughese ha infatti dichiarato che lasciando la sua carica in estate il suo successore avrà due anni di tempo per preparare le prossime elezioni federali del 2027. Da questo punto di vista, sottolinea Regazzi, «penso sia stata una scelta intelligente». Certo, «perdiamo un leader che ha rilanciato il partito, ma prima o poi doveva succedere. E quindi penso che la tempistica scelta sia quella corretta: il suo successore avrà il tempo di preparare le prossime elezioni, che sembrano lontane ma sono ormai alle porte».
Una corsa già lanciata
Ora, molto concretamente, il successore di Pfister verrà eletto in occasione dell’assemblea dei delegati che si terrà a Bienne nel mese di giugno. E se da una parte c’è chi ha già escluso di mettersi a disposizione per la carica (tra questi citiamo lo stesso Regazzi, ma anche il consigliere agli Stati sangallese Benedikt Würth e il consigliere nazionale grigionese Martin Candinas), dall’altra c’è chi non ha ancora deciso (come il capogruppo alle Camere federali Philipp Matthias Bregy e la consigliera nazionale Elisabeth Schneider-Schneiter). L’unico, per il momento, ad essersi fatto avanti è stato il consigliere nazionale Reto Nause (BE).
Ad ogni modo, secondo Regazzi, su questo fronte non sarà facile trovare un nuovo leader. «Anzitutto bisognerà vedere chi si metterà a disposizione. Non è sufficiente avere le caratteristiche giuste, ma bisogna anche volerlo fare, poiché la presidenza di un partito sul piano nazionale è una delle cariche più complesse e impegnative». E in questo senso, aggiunge Regazzi, «non penso che la coda per assumere questa carica sarà lunghissima». Detto ciò, secondo il consigliere agli Stati ticinese – il quale si dice anche contrario alla formula delle co-presidenze – il «futuro leader dovrà avere una certa esperienza: preferisco chi nella vita ha già affrontato qualche difficoltà, perché l’esperienza non si compra e non ti viene regalata, ma si deve conquistare sul campo». E, chiosa Regazzi, «dovrà anche essere un buon mediatore: il nostro partito ha al suo interno diverse sensibilità, politiche, ma anche regionali. E dovrà quindi conoscere bene le varie realtà del nostro Paese».