Lugano

Fermo muscoloso, agente in Appello

L’intervento al Maghetti del 28 dicembre di cinque anni fa ritorna in un’aula penale – Uno dei due poliziotti condannati ha impugnato la sentenza di primo grado: ritiene di aver agito correttamente
Nico Nonella
26.03.2025 06:00

Fu un abuso di autorità, al quale avrebbe dovuto opporsi, oppure il giovane agente in formazione agì convinto di partecipare a un ammanettamento legale? È questa la questione di fondo che il prossimo 30 aprile dovrà dirimere la Corte di appello e revisione penale (CARP) presieduta dal giudice Angelo Olgiati. Al centro del dibattimento c’è il fermo di polizia del 28 dicembre di cinque anni fa al Quartiere Maghetti, quando due agenti della Polizia della Città di Lugano – un appuntato e l’agente in formazione, appunto – fermarono e misero a terra un giovane iracheno.

«Intervento sproporzionato»

Per il giudice della Pretura penale Simone Quattropani, il loro agire non fu corretto. Nel confermare l’atto di accusa del procuratore generale Andrea Pagani, il 13 giugno 2023 Quattropani aveva concluso che quella sera non vi era una situazione di tensione, di minaccia o che potesse mettere in difficoltà i poliziotti». L’appuntato, superiore in grado, «ha perso le staffe, ha agito senza motivo e in modo sproporzionato, come è stato sproporzionato l’ammanettamento», mentre l’agire del collega «è sì diverso perché non ha visto gli inizi della colluttazione», ma «aveva percepito esattamente cosa stesse accadendo». Di qui la condanna dell’appuntato (difeso dall’avvocato Roy Bay) e del secondo poliziotto (patrocinato dall’avvocata Micaela Negro), a pene pecuniarie sospese da 60 a 20 aliquote per abuso di autorità e vie di fatto (solo per l’appuntato). Il secondo poliziotto aveva impugnato il verdetto, mentre la sentenza a carico dell’appuntato è nel frattempo cresciuta in giudicato.

Che cosa era successo

Quel giorno era cominciato tutto da una sigaretta. Una sigaretta portata alla bocca dal giovane fermato dopo che gli era stato detto di non accenderla. Poi gli animi si erano scaldati. Da lì le ipotesi di reato di abuso d’autorità e di vie di fatto; quest’ultima riferita a due colpi sferrati dall’appuntato all’uomo a terra, un calcio e una ginocchiata. Colpi di contenimento ammessi in caso una persona ammanettata non collabori, ma che diventano illegali nel contesto di un fermo ritenuto illegittimo. Per un terzo agente, che pure ne ha sferrati alcuni, è stato emanato un decreto d’abbandono, in quanto convinto in buona fede di stare partecipando a un ammanettamento legale. Questa è anche la tesi sostenuta dall’allora agente in formazione, il quale ha affermato di non aver visto la sberla iniziale e di avere comunque agito conformemente ai propri doveri di servizio. Tesi che verrà verosimilmente ribadita anche in Appello. Insieme alla richiesta di proscioglimento.

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