Confine

Frontalieri e tax free, via libera all'offensiva italiana

Approvata la Legge di bilancio italiana, nella quale è previsto l’abbassamento della soglia (a 70 euro) sopra la quale è possibile richiedere il rimborso dell’IVA - Sì anche alla tassa di «compartecipazione alla spesa sanitaria» che toccherà i frontalieri con il vecchio statuto
©Gabriele Putzu

Chiamarlo «attacco» sarebbe forse eccessivo. Ma quanto approvato questa sera dal Parlamento italiano (nel discutere la Legge di bilancio per il 2024, ossia ciò che alle nostre latitudini è il Preventivo) rappresenta certamente «un’offensiva» nei confronti della Svizzera e del Ticino in particolare. Già, perché nel testo sono contenute due novità di rilevo: una riguarda la spesa oltreconfine, l’altra i frontalieri e, di riflesso, anche il sistema sanitario.

Due temi «caldi»

Ma andiamo con ordine. Questa sera la Camera dei deputati ha approvato con 200 voti favorevoli e 112 contrari la cosiddetta Legge di bilancio, documento in cui vengono stabiliti gli investimenti e la spesa per l’anno successivo. In esso, ovviamente, sono contenute molte novità che riguardano una moltitudine di settori, la cui stragrande maggioranza non ci riguarda.

Come si diceva, però, una di queste voci ci riguarda da vicino. Perlopiù su un tema molto «caldo» alle nostre latitudini: la spesa oltreconfine. Il Parlamento italiano ha infatti dato via libera all’abbassamento della soglia a partire dalla quale è possibile richiedere il rimborso dell’imposta sul valore aggiunto (IVA) quando si portano dei beni fuori dal territorio doganale dell’Unione europea. Detto altrimenti: il cosiddetto sistema «tax free». Molto concretamente, tale soglia a partire dal febbraio del prossimo anno scenderà dagli attuali 154,95 euro (le vecchie 300 mila lire) a 70 euro. Ossia: sarà più che dimezzata. E ciò, in soldoni, favorirà il turismo della spesa. Nello stesso documento approvato dalla Camera viene infatti scritto nero su bianco che «la disposizione ha la finalità dichiarata di sostenere la ripresa della filiera del turismo nazionale e potenziare il rilancio a livello internazionale dell’attrattività turistica italiana». E se da una parte essa favorirà appunto il turismo nella Penisola, dall’altra ovviamente potrebbe spingere qualche ticinese in più a fare la spesa oltre confine.

Impossibile calcolare quale effetto potrebbe avere per i ticinesi o per il singolo che va a fare la spesa in Italia. Tuttavia, complessivamente, nel documento viene stimata una perdita di gettito di 30,7 milioni di euro all’anno già a partire dal 2024.

La risposta elvetica

All’offensiva messa in campo dal Governo italiano, va detto, ne corrisponde un’altra del Consiglio federale. Recentemente, infatti, le autorità federali hanno messo in consultazione (fino a marzo) un progetto per dimezzare il limite di esenzione dall’IVA per le merci acquistate oltreconfine, abbassandolo da 300 a 150 franchi. Oggi chi fa la spesa in Italia per un importo massimo di 300 franchi non deve pagare alcuna imposta sull’importazione (attualmente del 7,7%, dal 1. gennaio dell’8,1%) e quando torna in Svizzera può anche farsi rimborsare l’IVA italiana, molto più alta. Un domani, il tetto potrebbe essere abbassato a 150 franchi, rendendo così meno attrattivo lo shopping transfrontaliero.

Una misura per frenare l’esodo

L’altra «offensiva», come si diceva all’inizio, riguarda invece i frontalieri e il sistema sanitario. Con la nuova Legge di bilancio è infatti stata inserita una «forma di compartecipazione alla spesa sanitaria» a carico dei cosiddetti «vecchi» frontalieri, ossia quelli che hanno iniziato a lavorare in Svizzera entro il 17 luglio 2023. Questi ultimi dovranno quindi versare alle Casse italiane un’ulteriore tassa che sarà destinata «al sostegno del servizio sanitario delle aree di confine e prioritariamente a beneficio del personale medico e infermieristico». Essa sarà definita annualmente dalla Regione di residenza e sarà compresa «fra un valore minimo del 3 per cento e un valore massimo del 6 per cento» del salario netto percepito in Svizzera. Inoltre, la scelta della quota percentuale in questa «forchetta» dovrà prevedere «un’articolazione progressiva delle aliquote, in rapporto al reddito netto e ai carichi familiari». Insomma, la nuova tassa sarà progressiva. Ma, in ogni caso, dovrà essere contenuta tra un minimo di 30 euro al mese e un massimo di 200.

Le critiche dell’OCST

La misura volta a frenare l’esodo di personale sanitario verso la Svizzera è stata contesta più volte dal sindacato OCST. Nel ultima presa di posizione sull’argomento, datata 14 dicembre, la sigla sindacale criticava il mancato coinvolgimento delle parti sociali nel decidere di implementare tale misura, definita proprio dall’OCST «eccessivamente severa e penalizzante». Il sindacato rimarcava inoltre «come questa tassa sulla sanità» risulti contraria al «nuovo Accordo sulla tassazione dei frontalieri, negoziato proprio dall’Italia con la Svizzera, tramite il quale il nostro sindacato aveva ottenuto la garanzia che i “vecchi frontalieri” sarebbero stati tassati esclusivamente in Svizzera». Di fatto, scriveva infine l’OCST, «ora il Governo italiano (...) ha deciso in modo unilaterale di implementare a sua volta un prelievo forzoso dal reddito del “vecchio frontaliere”».

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