Il documento

Giustizia ticinese, così la politica traccia la rotta

Ecco il documento sulle riforme del terzo potere dello Stato a cui ha lavorato quest’estate la speciale Sottocommissione – Proposti cambiamenti radicali a vari livelli: dalle nomine dei magistrati, alla direzione del Ministero pubblico, fino al ruolo del Consiglio della Magistratura
©Gabriele Putzu

Ha lavorato tutta l’estate la speciale Sottocommissione giustizia, istituita a fine giugno per cercare di mettere ordine all’interno del terzo potere dello Stato (si veda il box in fondo all'articolo). E il risultato è un documento di sette pagine – fitte fitte di temi e relative soluzioni – che ora giungerà sul tavolo della Commissione Giustizia e diritti. Un documento – che il Corriere del Ticino ha potuto visionare – con il quale la Sottocommissione indica la via da percorrere. Traccia la rotta. Insomma, è la base politica su cui verrà costruita, nei prossimi mesi e anni, la riforma del settore. Si va dall’autonomia finanziaria della Giustizia, all’annoso tema delle nomine in magistratura, fino alla professionalizzazione del ruolo di presidente del Consiglio della Magistratura, passando anche per la creazione di una «Direzione» per il Ministero pubblico e l’istituzione di un vero e proprio «piano carriera» per i magistrati. Certo, a questo stadio si tratta di proposte che ancora andranno discusse in Commissione (e poi in Parlamento). Ma in ogni caso si tratta di una netta accelerazione della politica su diversi dossier. E che, come vedremo, se saranno approvate vincoleranno il Governo a procedere spedito sulle riforme. Ma andiamo con ordine perché di carne al fuoco ce n’è parecchia.

L’etica

Il documento, non a caso, parte però dalla stretta attualità. Ossia dalle recenti polemiche che hanno visto coinvolto il Tribunale penale cantonale (TPC). E lo fa proponendo l’introduzione di un codice etico: «Alla luce delle recenti spiacevoli vicende che hanno visto coinvolti alcuni giudici del TPC, appare urgente che la magistratura ticinese si doti di un codice etico», si legge nel documento. «In attesa della definizione della relativa base legale, la Commissione giustizia e diritti chiede pertanto al Consiglio della magistratura di allestire con urgenza una proposta di codice etico che possa rispondere alle necessità della Magistratura ticinese».

L’autonomia

Il secondo tema trattato è quello dell’autonomia finanziaria, gestionale e amministrativa della Giustizia. Un tema, questo, già sollevato anche dal Consiglio della Magistratura nel suo rendiconto 2023. E qui la Sottocommissione non ci gira troppo attorno, spiegando che per la Giustizia è necessario disporre «di un proprio budget (che andrà preventivamente approvato dal Parlamento), con la possibilità di gestire in modo autonomo i crediti concessi; di una propria Direzione, che si occupi di gestire l’organizzazione interna; di un proprio regolamento interno». Inoltre, a mente della Sottocommissione la Giustizia deve pure «poter assumere e licenziare il personale amministrativo». Per l’organo parlamentare, il tema deve «essere affrontato subito», anche perché «per raggiungere l’obiettivo (...) occorrerà inserire un’adeguata base legale nella Costituzione cantonale». Detto altrimenti: occorrerà passare anche per il voto popolare. E quindi i tempi non saranno stretti. Ecco perché, concretamente la Sottocommissione chiede al Governo, «entro e non oltre» la fine dell’anno, di esprimersi sulla proposta e in caso affermativo di comunicare le tempistiche per evadere il messaggio, che «si auspica avvenga entro la fine del mese di giugno 2025». Non dovesse essere il caso, la Sottocommissione precisa che si riserva il diritto di presentare un’iniziativa parlamentare sul tema.

Più poteri al PG

Nel documento si affronta poi anche la situazione generale al Ministero pubblico, confrontato con «un crescente carico di lavoro» dovuto anche «alla carenza di personale giuridico/amministrativo». Per ovviare a questa situazione di difficoltà la Sottocommissione propone quanto segue: «Che il numero di procuratori pubblici non debba, almeno per il momento, essere aumentato; che la figura del segretario giudiziario sia mantenuta; che venga reintrodotta la figura del sostituto procuratore pubblico». Ma soprattutto, ed è qui la vera novità, seguendo una richiesta già fatta anche dallo stesso procuratore generale, propone «che venga creata una Direzione (ndr. interna al Ministero pubblico) dotata dei poteri e delle competenze amministrative e finanziarie necessarie per poter gestire al meglio l’organizzazione del Ministero pubblico e, in particolare, intervenire, qualora necessario, nei confronti dei singoli procuratori pubblici, senza tuttavia sostituirsi al Consiglio della Magistratura». Inoltre, viene chiesto di accorpare la Magistratura dei minorenni all’interno del Ministero pubblico. E questo per «risolvere anche la questione dei picchetti penali». Attualmente, infatti, solo due persone svolgono questi picchetti durante tutto l’anno, con un conseguente importante carico di lavoro. Anche in questo caso, per il capitolo «Ministero pubblico», la Sottocommissione sollecita il Governo a prendere posizione entro fine anno.

Magistrati: il periodo di prova

Il documento affronta anche un altro tema «scottante», che negli ultimi anni (ma anche decenni) ha fatto scorrere fiumi d’inchiostro: la nomina (politica) dei magistrati. Un sistema che, per la Sottocommissione, «ha ancora recentemente mostrato i suoi limiti». Sul tavolo, quindi, l’organo parlamentare mette diverse possibili soluzioni. Innanzitutto, secondo la Sottocommissione «la composizione della Commissione d’esperti indipendenti va rivista» e al suo interno «dovrà esserci almeno una persona specializzata nella valutazione dei candidati (esperto in gestione delle risorse umane), il procuratore generale, il presidente del Tribunale d’appello, e altri magistrati». Tuttavia, viene precisato che «la nomina degli esperti dovrà rimanere di competenza del Gran Consiglio». Viene poi ulteriormente messo l’accento sulla necessità, nel processo di valutazione dei candidati, di non concentrarsi solo sulle competenze giuridiche, bensì di prestare attenzione «anche all’aspetto della personalità» del candidato. Entrando nel dettaglio della procedura di nomina, poi, la Sottocommissione propone che, «dopo una prima scrematura dei candidati da parte della Commissione d’esperti indipendenti», sia la Commissione giustizia e diritti a valutare «se e quali candidati sottoporre a un assessment (ndr. una valutazione) il cui esito, per quanto concerne l’aspetto dell’idoneità, è vincolante». Ma non è finita qui, perché la Sottocommissione punta pure a introdurre «un periodo di prova per i magistrati» e anche a «semplificare la procedura di destituzione». Anche per questo capitolo, va da sé, le tempistiche proposte sono le medesime: una risposta dal Governo entro fine anno con l’auspicio di arrivare in Parlamento entro giugno 2025.

Vigilanza da professionalizzare

Altro capitolo, altre proposte. Questa volta riguardanti l’organo di vigilanza, ossia il Consiglio della Magistratura. La premessa è che «in occasione dell’audizione di alcuni membri del CdM sono emerse varie problematiche, tra le quali anche talune legate alla composizione e alle competenze dello stesso Consiglio». Per la Sottocommissione, tuttavia, la composizione del CdM deve essere mantenuta. Ma, al contempo, propone di professionalizzare la figura del presidente dell’organo di vigilanza. Concretamente, «l’incarico non potrà essere ricoperto da un magistrato ancora in carica e la percentuale di impiego dovrà essere, di principio, del 100%». Oltre a ciò, viene proposto che pure «la segretaria/il segretario del Consiglio della magistratura dovrà svolgere la propria funzione al 100%». Ad ogni modo, la parte più interessante di questo capitolo riguarda le competenze del CdM. Infatti, la Sottocommissione ritiene che occorra chiarirne i compiti, innanzitutto modificando l’articolo 80 della Legge sull’organizzazione giudiziaria (LOG) «in modo da precisare che il Consiglio ha la facoltà e il dovere di intervenire in modo autonomo per verificare e garantire, tra le altre cose, l’efficienza e l’efficacia dei magistrati in carica». Oltre a ciò, andrebbe modificato pure l’articolo 79, «in modo da permettere al CdM di raccogliere, in modo autonomo, tutti i dati e le informazioni presso le diverse Autorità». Ma c’è di più: per la Sottocommissione l’organo di vigilanza «non dovrà più essere autorità di ricorso per le questioni legate ai dipendenti pubblici attivi negli uffici giudiziari» e «tale competenza dovrà essere attribuita all’istanza che si occupa di tutti gli altri dipendenti pubblici, ossia al Tribunale amministrativo cantonale (TRAM), in un’ottica di parità di trattamento».

Il piano carriera

Il lavoro della Sottocommissione ha pure portato a una proposta di revisione degli stipendi dei magistrati. O meglio: riprendendo un rapporto stilato da un gruppo di lavoro costituito nel 2015, l’organo parlamentare punta a creare un piano carriera per i magistrati «con uno stipendio minimo», «prevedendo quattro scatti ogni 5 anni, insieme alla possibilità di negare il riconoscimento dei suddetti scatti qualora nei confronti del magistrato sia stata inflitta una sanzione disciplinare oppure nel caso in cui questi non raggiunga gli obiettivi lavorativi stabiliti a inizio anno». Insomma, il piano carriera dovrebbe prevedere pure dei malus.

Giudicature di pace verso l'addio?

Ma non è finita qui. Nel documento, infatti, vengono proposti profondi cambiamenti anche per le Giudicature di pace. Ad esempio, viene suggerita «nel breve termine» la professionalizzazione dei giudici di pace, i quali «dovranno avere una formazione giuridica universitaria». Per l’organo parlamentare, infatti, gli attuali «corsi di formazione» non sono più sufficienti, in particolare considerato il fatto che le parti «possono essere patrocinate da avvocati». Ma, oltre a ciò, vi sono altre proposte: la riduzione del numero dei circoli (mantenendone però la presenza nelle zone periferiche); la modifica del sistema di remunerazione, in particolare abolendo la possibilità per i giudici di incassare le spese e le tasse di giustizia. Ma soprattutto viene proposto di «valutare la parificazione dei giudici di Pace agli altri magistrati, eliminando quindi la relativa elezione popolare e introducendo invece la competenza di nomina del Gran Consiglio». Tutto ciò, come detto, nel corto termine. A lungo termine, addirittura, la Sottocommissione «ritiene che occorra valutare se il mantenimento delle Giudicature di pace sia ancora sensato oppure se invece queste debbano essere integrate in altre Autorità giudiziarie, ad esempio nelle Preture».

Una trasformazione per il Servizio ricorsi

Vi è poi una proposta non da poco anche per il Servizio dei ricorsi del Consiglio di Stato, il quale, secondo la Sottocommissione, dovrebbe «essere trasformato in una vera prima istanza amministrativa indipendente». Su questo punto, viene ricordato nel documento che anche lo stesso Governo si era detto aperto a discutere tale possibilità, purché non comporti costi accresciuti per il Cantone.

La Pretura penale

La Sottocommissione, riguardo alla difficile situazione della Pretura penale, confrontata anch’essa con una mancanza di personale, è tornata a sollecitare il Governo. Nel dettaglio, ricorda che lo stesso Esecutivo ha recentemente «approvato e inserito a piano finanziario il credito di 408.000 franchi per la designazione di un nuovo giudice, di un nuovo vicecancelliere e di un funzionario amministrativo in più». Detto ciò, viene chiesta al Governo un’accelerata: «Si chiede al Consiglio di Stato di procedere con le relative assunzioni e con l’emanazione del messaggio per la nomina del nuovo Giudice entro e non oltre la fine di novembre del corrente anno».

Le Preture di Valle

Un altro tema affrontato, ma in maniera molto meno puntuale, riguarda infine le Preture di Valle. Su questo punto, la Sottocommissione spiega che «intende effettuare degli approfondimenti e organizzare delle audizioni per capire la situazione e le esigenze delle Preture di Valle». E, solo in un secondo tempo, valuterà «se siano necessarie in tale ambito delle riforme».

Da dove nasce il documento che presentiamo in queste pagine? Come ricorderete, prima dell’estate la Commissione Giustizia e diritti, alla luce delle numerose polemiche emerse in seno alla Giustizia ticinese, aveva proceduto con una serie di audizioni: con il CdM, il Dipartimento delle istituzioni e infine anche con l’attuale e l’ex presidente del Tribunale d’appello. Per non fermare i lavori durante l’estate era stata creata una speciale Sottocommissione Giustizia per individuare le priorità e sottoporre una serie di proposte al Parlamento. La speciale Sottocommissione, coordinata dalla deputata Sabrina Gendotti (Centro), è composta da un deputato per ciascun gruppo parlamentare (ossia da PLR, Centro, Lega, PS, UDC e Verdi).
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