Ticino

Giustizia, si lavora anche d’estate alla ricerca di soluzioni

Istituita una speciale Sottocommissione Magistratura per approfondire le criticità emerse negli ultimi mesi nel terzo potere dello Stato – L’auspicio di Dadò: «Proposte puntuali entro la fine dell’anno» – Tattarletti: «Sulle nomine del personale amministrativo normali differenze di vedute»
©Gabriele Putzu
Paolo Gianinazzi
24.06.2024 21:30

Vuole vederci chiaro la Commissione Giustizia e diritti in merito alle varie problematiche emerse in seno al terzo potere dello Stato negli ultimi mesi (e anni). E per questo motivo, anche per non perdere ulteriore tempo, ha deciso di istituire una speciale sotto-commissione «estiva» (denominata «Sottocommissione Magistratura»), la quale lavorerà in questi mesi per individuare le priorità e sottoporre una serie di proposte al Parlamento.

Nelle scorse settimane, l’organo parlamentare ha incontrato in audizione il Consiglio della Magistratura, il Dipartimento delle istituzioni e, questa mattina, anche l’ex presidente e l’attuale presidente del Tribunale d’appello, rispettivamente Damiano Bozzini e Giovan Maria Tattarletti. E ora, spiega il presidente della Giustizia e diritti, Fiorenzo Dadò (Centro), «è il momento della sintesi». Una sintesi che andrà fatta sia su quanto emerso dalle quattro audizioni, sia sui numerosi atti parlamentari ancora pendenti in Commissione. Tutto ciò, «in prima battuta per capire quali sono le priorità su cui intervenire». Dopodiché, il 16 settembre la speciale sottocommissione (che sarà coordinata dalla deputata Sabrina Gendotti e composta da un deputato per ciascun gruppo parlamentare) presenterà alla Giustizia e diritti il quadro della situazione. Con l’auspicio, spiega ancora Dadò, «di arrivare poi con proposte puntuali entro fine anno». In ogni caso, più in generale, il presidente sottolinea «la volontà presente in Commissione di fare qualcosa di positivo».

Concretamente, i temi al centro delle riflessioni dell’organo parlamentare saranno: l’indipendenza finanziaria e amministrativa della Magistratura (si pensi in particolare alle nomine del personale amministrativo e ai problemi sollevati nel Rendiconto del Tribunale d’appello); la dotazione di organico (giudicata insufficiente da più parti); i problemi di logistica (con particolare riferimento alla situazione della Corte di appello e revisione penale). Detto ciò, chiosa Dadò, «emerge in maniera abbastanza chiara che il tema della Magistratura meriterebbe anche una riflessione e un’analisi a 360 gradi, poiché non saranno delle misure puntuali a risolvere il problema». Detto altrimenti: occorrerebbe una vera e propria riforma del settore. Ma questa è musica del futuro.

Una questione di autonomia

Al netto del lavoro «estivo» della speciale Sottocommissione, come si diceva, oggi è stato il turno dell’audizione dell’ex e dell’attuale presidente del Tribunale d’appello (TA). Al centro delle discussioni c’è dunque stato il Rendiconto 2023 del TA, tramite il quale l’ex presidente Bozzini ha riferito della necessità di un «urgente» chiarimento con Governo e Parlamento in merito al ruolo di autorità di nomina del TA per il personale amministrativo. E ciò, in estrema sintesi, a causa del fatto che – si legge nel rendiconto – «il Tribunale è (...) regolarmente costretto a rivendicare il rispetto del proprio spazio di autonomia nei confronti della Divisione della giustizia». Un tema, quello dell’indipendenza nelle nomine del personale amministrativo, peraltro già conosciuto da tempo e presente anche nei Rendiconti 2018 e 2019. Ora, da questo punto di vista, durante l’audizione Bozzini ha ribadito tale problematica, chiedendo – come scritto nel rendiconto – una chiara codificazione delle competenze dell’amministrazione (e dei ruoli della Sezione delle risorse umane, rispettivamente della Divisione della giustizia) da parte del Parlamento.

Oltre a ciò, durante l’audizione si è discusso anche di un’altra critica presente nel rendiconto, riguardante un prospettato progetto di modifica della LORD (la legge sull’ordinamento degli impiegati dello Stato) avanzato dal Dipartimento delle istituzioni. Progetto che, secondo il rendiconto redatto da Bozzini, «priverebbe di fatto le magistrature delle loro competenze quali autorità di nomina, trasformandole in mere esecutrici di decisioni dell’amministrazione, in chiara violazione del principio di separazione dei poteri». La critica principale riguarderebbe la presenza di un preavviso vincolante, da parte della Divisione della Giustizia, per le nomine del personale amministrativo. Ciò che, di fatto, priverebbe l’autorità di nomina prevista dalla legge (ossia il Tribunale d’appello) del suo potere.

Correttivi, non stravolgimenti

Un po’ più «sfumata», su questi ultimi aspetti, la posizione dell’attuale presidente del TA, Giovan Maria Tattarletti. «L’incontro con la Commissione è stato positivo, franco e aperto», premette il presidente da noi contattato al telefono dopo l’audizione. «Abbiamo essenzialmente parlato di tre aspetti: le risorse umane, la logistica e l’indipendenza della magistratura, sia in termini generali che, in maniera più puntuale, anche in relazione all’assunzione del personale amministrativo e dei giuristi (ndr. come i cancellieri, che supportano il lavoro dei magistrati)». In merito a quest’ultimo aspetto, spiega Tattarletti, «abbiamo evidenziato che non sussistono problematiche particolari legate alla scelta dei funzionari: da questo punto di vista l’autonomia è garantita. Esistono però, a volte, differenze di vedute (ndr. tra il TA e l’amministrazione) su aspetti più finanziari legati alle condizioni di impiego, come ad esempio le classi e gli scatti salariali». Differenze di vedute, chiarisce il presidente, «che possono essere considerate normali nel rapporto tra l’autorità di nomina e l’amministrazione e per le quali, in ogni caso, abbiamo sempre trovato soluzioni». Ora, in merito alla prospettata revisione della LORD, Tattarletti condivide la critica riguardo un eventuale «preavviso vincolante da parte del Consiglio di Stato, che priverebbe l’autorità di nomina della sua indipendenza». Ma, aggiunge, «ci sono anche aspetti del progetto di revisione che possono essere condivisi, come quelli volti a favorire una prassi più unitaria in materia di gestione del personale ed evitare disparità di trattamento tra l’amministrazione e il settore giudiziario». Ad ogni modo, chiosa Tattarletti, le differenze di vedute di cui si parlava «non giustificano una modifica del sistema tale come quella proposta del progetto di legge. Ci possono sì essere dei correttivi, ma senza mettere in discussione l’autonomia delle Magistrature quali autorità di nomina, come previsto dalla legge attuale». Come dire, in sintesi: c’è apertura a dei correttivi puntuali, ma niente stravolgimenti poiché il sistema attuale sostanzialmente funziona.

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