I Comuni tirano la cinghia e puntano il dito contro il Cantone
Prima la Confederazione, che ha preannunciato un piano di risparmi per miliardi e miliardi di franchi. Poi il Cantone, che un preventivo dopo l’altro sta attuando «limature» da decine e decine di milioni. E poi, ovviamente, a cascata ci sono pure i Comuni. Enti locali che, come vedremo, sono costretti anch’essi a ragionare su misure di risparmio. E questo anche – se non soprattutto – a causa di scelte non esattamente riconducibili al loro operato.
Un esempio? L’abbassamento, già previsto sin dal 2020 e che entrerà in vigore il prossimo 1. gennaio, dell’aliquota cantonale dell’imposta sull’utile per le aziende dall’8% al 5,5%. Che, tradotto in soldoni, significa per i Comuni perdere una buona fetta delle entrate da parte delle imprese, quasi un terzo. Un esempio ancora più concreto? La prima importante città a presentare il proprio preventivo è stata Lugano. Un preventivo in rosso (con disavanzi stimati per 24 milioni), dal quale è emerso, appunto, che alla voce «gettito» delle persone giuridiche, senza fare nulla, sarebbero mancati 59 milioni di franchi. Tantoché, come noto, per calmierare questo effetto il Municipio ha proposto di aumentare il moltiplicatore per le aziende (sempre dal 1. gennaio entrerà in vigore anche il moltiplicatore differenziato tra persone fisiche e giuridiche) di cinque punti percentuali, dal 77% all’82%.
Di fronte a questa cifra è lecito dunque chiedersi, fatte le dovute proporzioni, che cosa faranno gli altri Enti locali per fronteggiare la situazione. Senza dimenticare che quella delle persone giuridiche, come vedremo, non è certo l’unica voce che preoccupa i Comuni.
«Sotto di noi, nessuno»
Nessuna delle principali città che abbiamo contattato, anche perché i preventivi saranno presentati proprio nei prossimi giorni, vuole sbilanciarsi su un eventuale aumento del moltiplicatore. Anche se, almeno per il momento, parrebbe che questa eventualità non si concretizzerà quest’anno. Ad ogni modo, da Chiasso a Locarno, passando per Mendrisio e Bellinzona, le preoccupazioni per il futuro non mancano. Partiamo proprio dalla capitale, con il vicesindaco e capo dicastero delle finanze, Fabio Käppeli, a fornirci una cifra abbastanza significativa: «Oltre la metà del deficit che andremo a presentare è determinato dall’incidenza sugli ultimi due anni delle misure prese a livello cantonale e sulle quali la città non ha potuto dire nulla». La cifra più importante in questo senso è proprio quella relativa alle persone giuridiche. A Bellinzona, in soldoni, verranno a mancare 3,3 milioni. Ma, precisa Käppeli, «il deficit sarà influenzato non solo dalla misura riguardante le aziende, bensì, più in generale, da un continuo e insopportabile ribaltamento degli oneri da parte del Cantone». Si pensi, giusto per fare un esempio, che i risparmi decisi dal Cantone sul fronte dell’educazione fisica e musicale alla città peseranno per ulteriori 700 mila franchi. Di conseguenza, «abbiamo già dovuto prevedere alcune di misure di rientro. E se la situazione non cambierà, in futuro occorrerà deciderne altre». Insomma, anche a Bellinzona, come avviene a livello cantonale, «si cerca anzitutto di contenere la crescita della spesa, ma non basta». Ad ogni modo, conferma il nostro interlocutore, per il 2025 «il moltiplicatore non sarà toccato, nemmeno quello relativo alle persone giuridiche che vogliamo continuare ad attirare a Bellinzona». Sul ribaltamento degli oneri, Käppeli è netto: «Capisco il momento difficile per il Cantone, ma il sistema non può andare avanti in questo modo e anzi abbiamo già superato il limite: i Comuni non hanno altri enti su cui riversare questi aggravi, alla fine ci sono sempre i cittadini».
Dai frontalieri ai risparmi
Più a Sud, anche a Chiasso la situazione non è molto differente. «Sarà un preventivo difficile, con molte incognite, ma abbiamo fatto un lavoro molto attento sul contenimento dei costi», spiega il capo dicastero finanze Luca Bacciarini. Con le dovute proporzioni, insomma, anche nella città di confine «la situazione è simile a quella di Lugano». Da una parte mancheranno circa 3,2 milioni per via dell’abbassamento dell’aliquota per le imprese, ma dall’altra, spiega Bacciarini, altre misure incideranno. Ad esempio? «L’imposta alla fonte per i frontalieri, scesa dal 100% al 79%, su Chiasso avrà un impatto di circa 800 mila franchi». Ma anche i risparmi del Cantone sul fronte delle case anziani «peseranno parecchio, nell’ordine delle centinaia di migliaia di franchi». Insomma, anche a Chiasso «occorrerà trovare un equilibrio tra il contenimento dei costi e i servizi offerti. Abbiamo ulteriori misure di risparmio da implementare in funzione dell’evolversi della situazione». Ma, chiosa Bacciarini riguardo a un eventuale aumento del moltiplicatore, «è meglio non agire di pancia su questo fronte:serve prudenza. Monitoriamo la situazione mese per mese».
Questione di priorità
Pure a Locarno si lavora su più fronti. «Stiamo discutendo del preventivo proprio in questi giorni e tutte le ipotesi sono sul tavolo», spiega il capo dicastero Mauro Silacci, il quale aggiunge: «Anche noi, chiaramente, vediamo questo continuo riversamento di oneri da parte del Cantone». Già, come detto, c’è la riduzione dell’aliquota per le persone giuridiche (che a Locarno si stima peserà per circa 1,8 milioni), «ma anche gli sgravi fiscali per le persone fisiche recentemente votati si faranno sentire». E poi «c’è la spesa per il settore anziani in continuo aumento». Insomma, spiega Silacci, «la situazione è complessa, e impone una riflessione sul contenimento della spesa». Riflessione che però non fa rima con tagli ai servizi. «Questo il Municipio non lo vuole. Cercheremo le cosiddette sacche di inefficienza con lo scopo di ottimizzare i vari servizi». Tuttavia, qualcosa andrà fatto anche sul piano degli investimenti. Ancora Silacci: «Da una parte ragioniamo sulle uscite a livello di conto economico, dall’altra stiamo definendo le priorità delle opere. Sul tavolo abbiamo decine di milioni destinati ad opere già approvate. Ma non potremo fare tutto subito». In conclusione, dunque, per Silacci si tratta di un «esercizio di equilibrismo: tra investimenti, gestione corrente, moltiplicatore e debito pubblico. Tutti elementi sui quali dobbiamo trovare un equilibrio. Finanziario, sì, ma anche politico». L’intenzione del Municipio più sul medio termine, aggiunge poi Silacci, è anche di lavorare «per incentivare l’insediamento di nuove aziende».
Un momento delicato per tutti
A confermare la situazione complessa, infine, è anche Mendrisio, con il sindaco Samuele Cavadini. Il quale non si sbilancia sul preventivo poiché sarà presentato nelle prossime settimane. Ma spiega anch’esso che «il contesto sta diventando sempre più difficile, sia per l’aumento di costi non causati dal Comune, sia per la riduzione del gettito (ndr. si stima che la perdita tra persone giuridiche e fisiche sarà di circa 7 milioni)». Tutto ciò, rammenta poi il sindaco, «in un momento in cui i bisogni della cittadinanza sono accresciuti».