Il preventivo è in rampa di lancio, ma la maggioranza resta fragile
Da un preventivo a quota -64 milioni (quello presentato dal Governo), nel giro di poche settimane – tra settembre e ottobre – si era passati a un deficit stimato per il 2025 di poco oltre quota 100 milioni. E questo, da una parte a causa dell’aumento dei premi di cassa malati e del conseguente aumento dei sussidi (con ulteriori 16 milioni di uscite), dall’altra per via della bocciatura da parte del Gran Consiglio della tassa di collegamento e della cosiddetta «progressione a freddo» (-23 milioni di potenziali entrate).
Ora, la maggioranza della Commissione gestione e finanze – con il rapporto firmato questa mattina da PLR, Centro e Lega – porterà in Gran Consiglio, nella sessione di dicembre, un preventivo nuovamente ritoccato, a quota -90 milioni (89,9 per la precisione). Detto in parole povere: la maggioranza ha provato, almeno in parte, a contenere il peggioramento dei conti cantonali dettato (anche) da scelte fatte dallo stesso Parlamento. Come? Tramite quattro misure precise: un ulteriore taglio del 2% alla voce «beni e servizi», per circa 7 milioni di franchi; un contenimento dell’aumento delle spese per la pedagogia speciale pari a 2 milioni; una riduzione del 10% degli investimenti netti (il cui tetto massimo passerà da 290 a 261 milioni) che, considerando un ammortamento medio del 13%, avrà un impatto sulla gestione corrente di 4 milioni; l’auspicio di un taglio di 5 milioni di franchi per il settore dell’asilo (che potrebbe però non essere rispettato, portando a un risparmio pari a zero, poiché il settore sottostà alle leggi federali). Tredici milioni di franchi di ulteriori risparmi che permetteranno di correggere al ribasso il deficit stimato, da 103 a 90 milioni di franchi. Tutto ciò, va da sé, se il Parlamento darà il suo benestare al rapporto della Gestione. Un voto che, allo stato attuale, non è scontato. Già, poiché la Lega, che fa parte di questa maggioranza, ha già annunciato un paio di emendamenti. Ma su questo punto torneremo più tardi.
Soddisfazione a metà
Da parte del relatore di maggioranza, il liberale radicale Bixio Caprara, arriva un segnale di soddisfazione. Sì, ma solo a metà. «Sono soddisfatto del fatto che gli schieramenti si sono chiariti abbastanza rapidamente e siamo riusciti (ndr. PLR, Centro e Lega) a condividere in tempi ragionevoli una certa impostazione del rapporto commissionale». Insomma, rispetto ai battibecchi e ai ritardi registrati per il Preventivo 2024, quest’anno è andata decisamente meglio. Ma, appunto, la soddisfazione non è piena. «Non sono soddisfatto – prosegue Caprara – del risultato finanziario del Cantone perché, sebbene abbiamo proposto alcuni ritocchi, il deficit strutturale resta significativo, nell’ordine dei 90 milioni di franchi. Quindi dobbiamo essere tutti consapevoli che si tratta di un primo passo di un percorso che è irto di ostacoli e che sarà ancora molto lungo». E in questo senso, aggiunge il presidente della Gestione lanciando una frecciatina a sinistra, «il mandato popolare è stato molto chiaro: la popolazione ci chiede innanzitutto di correggere la spesa. E non ci sono ricette magiche. È troppo facile la posizione di chi dice che bisogna aumentare le imposte. Prima dobbiamo convincere i cittadini che ogni franco speso dal Cantone è speso bene». Per Caprara, in questo percorso, tutti dovranno fare la loro parte. Il Governo, che dovrebbe fornire al cittadino «le prestazioni attese al miglior costo possibile». Ma anche il Parlamento, che «dovrebbe smetterla di pensare che ci sia una gallina dalle uova d’oro sotto la scrivania dei consiglieri di Stato». Ecco perché, lo stesso Caprara ha messo nero su bianco nel documento l’auspicio che per ogni futura spesa, iniziativa o proposta sia sempre chiarito anzitempo come questa possa essere coperta o compensata in termini finanziari. «Altrimenti – chiosa Caprara –, senza questa consapevolezza, il meccanismo non funziona. In passato lo abbiamo fatto troppo spesso, per poi arrivare a una situazione strutturalmente problematica come quella attuale».
«Si poteva fare di più»
Da parte del presidente della Gestione, dunque, c’è soddisfazione per l’intesa, ma anche preoccupazione per il futuro dei conti cantonali. L’intesa, però, è sì abbastanza solida, ma non granitica. Sul carro della maggioranza, infatti, è salita anche la Lega. Ma la firma dei deputati del movimento è stata messa con riserva. Questo perché «siamo soddisfatti solo a metà», sottolinea non a caso il capogruppo Boris Bignasca. «C’è un tentativo della maggioranza di fare qualche risparmio, o meglio, delle limitazioni degli aumenti di spesa». Ma, aggiunge il capogruppo del movimento, «il deficit rimane importante e noi riteniamo che in almeno in un paio di settori ci sia la possibilità concreta di incidere ancora di più». Tradotto: come minimo verranno presentati in aula due emendamenti targati Lega. «Il primo riguarda la spesa dell’asilo: è stato ridotto di cinque milioni il differenziale fra quello che versa la Confederazione e quello che spende il Cantone. Noi chiederemo di più, un’altra decina di milioni in modo da arrivare a zero». L’altro emendamento toccherà invece la voce «beni e servizi». Ancora Bignasca: «Nel rapporto vengono proposti circa 7 milioni di risparmi, noi vogliamo arrivare a una cifra più importante». Insomma, riassumendo, la Lega appoggerà sì il Preventivo 2025, ma a certe condizioni. «Il tema è questo – avverte Bignasca –: senza il nostro appoggio non ci sarà il preventivo».
Numeri tirati
A ribadire la fragilità di questa maggioranza è pure il capogruppo del Centro, Maurizio Agustoni. «I numeri sono abbastanza tirati», riconosce. «Fra noi, PLR e Lega facciamo una cinquantina di voti. Non è una maggioranza solidissima, dunque». Rispetto allo scorso anno, le cose sembrano tuttavia aver preso una direzione più tranquilla. «Il messaggio è stato presentato prima», ricorda il deputato. Ci sono dunque state «meno discussioni. E alcune misure problematiche non sono state ripresentate. Da parte nostra siamo soddisfatti perché non ci sono misure che incidono troppo sul potere d’acquisto dei cittadini». Ecco perché la politica è andata più spedita verso il voto. «Se i tre partiti che hanno firmato il preventivo confermeranno i voti in aula, non ci saranno grandissimi problemi», sottolinea ancora Agustoni. Fermo restando che «bastano alcune assenze o che qualcuno all’interno del proprio gruppo assuma una posizione un po’ particolare per rimettere tutto in discussione». In generale, per il capogruppo il Preventivo 2025 «è frutto di decisioni popolari e parlamentari: pensiamo, ad esempio, al contenimento delle entrate di natura fiscale. C’è però un impatto forte legato all’aumento dei premi di cassa malati che sfugge al nostro controllo ma che fa alzare la spesa per i sussidi». Ciò che manca, nel preventivo, sono però misure strutturali. Una voce molto cara al Centro, tanto che il partito aveva proposto un Comitato per la revisione della spesa che darà a un ente esterno il compito di individuare alcune vie per incidere strutturalmente sulle uscite dello Stato. «Ci si rende conto che se non lo fa il Consiglio di Stato, non può essere il Parlamento nel giro di due mesi a presentare misure strutturali».
Le due minoranze
E se da una parte c’è una maggioranza formata da PLR, Centro e Lega a favore dei conti, dall’altra non mancano le due minoranze che, per motivi sostanzialmente opposti, bocciano il preventivo. Da una parte, infatti, ci sono PS e Verdi che, come ci spiega il capogruppo socialista Ivo Durisch, ritiene «sbagliata la politica portata avanti da Governo e Parlamento negli ultimi anni, che da una parte ha ridotto le entrate e dall’altro ha tagliato la spesa. Oltretutto in maniera inopportuna, colpendo sui sussidi di casse malati, sugli anziani, sulle persone invalide e i giovani in difficoltà, senza dimenticare i tagli alla pedagogia speciale». Come dire: «Sono forti con i deboli e deboli con i forti». Motivo per cui, in particolare sul fronte dei sussidi di cassa malati, il PS non esclude di lanciare un referendum.
Sul fronte opposto, invece, anche i democentristi presenteranno un rapporto di minoranza, che sarà finalizzato in questi giorni. Come rileva la deputata Roberta Soldati, «essenzialmente il preventivo presentato dal Governo è troppo poco coraggioso e non sono state prese misure di un certo rilievo». Tutto ciò, osserva ancora Soldati, «mentre ci avviciniamo sempre più all’orlo del baratro». Per l’UDC, dunque, occorre agire subito. «E non aspettare il lavoro del comitato di revisione della spesa, che è già in grande ritardo».
«Ma ridurre gli investimenti è fare debito occulto»
«Abbiamo corretto gli investimenti, portando il tetto massimo a 261 milioni. Ma non è che adesso non si investe più in questo cantone. Gli investimenti del Cantone da tempo erano molto oltre la media degli ultimi anni. Ha sempre spinto molto su questo fronte. Ma, a un certo punto se non ce n’è, bisogna anche avere la capacità di mettere in discussione certe cose». Bixio Caprara, presidente della Gestione, giustifica così il taglio del 10% alla voce «investimenti» contenuto nel rapporto di maggioranza che verrà discusso in aula in dicembre. Insomma, riassumendo potremmo dire che in tempi di vacche magre anche ciò che la politica considera un tabù può essere ridimensionato. È il caso, appunto, degli investimenti.
«Non è un bel segnale», risponde a questo proposito Nicola Bagnovini, direttore della Società svizzera impresari costruttori sezione Ticino (SSIC-Ti). «Il taglio agli investimenti proposto dalla Gestione desta grande perplessità. Soprattutto considerando quelle che saranno le inevitabili ripercussioni nel medio e nel lungo termine». Per Bagnovini, infatti, ridurre le risorse destinate agli investimenti indebolisce l’occupazione e rappresenta un debito occulto. «Questo perché i lavori che non potremo svolgere nel 2025 dovremo farli più in là nel tempo», sottolinea. «Si tratta dunque di un falso risparmio. Procrastinare gli interventi su opere stradali, ad esempio, significa solo pagare di più un domani a causa del deterioramento del manufatto». Inoltre, il direttore della SSIC-Ti fa notare che il Consiglio di Stato – stimando un importo per gli investimenti di 290 milioni – ha preso una decisione ponderata sulla base di attente analisi e reali necessità. «Investire nella costruzione significa preservare la funzionalità e la sicurezza delle opere, stimolare molte opportunità economiche ed evitare impatti negativi sulla crescita complessiva del Paese».