Il quarto castello? Sono le imposte
Ci sono due certezze che tutto sommato fanno guardare con moderato ottimismo al futuro di Bellinzona, nonostante le prospettive a livello finanziario fino al 2026 siano tutto fuorché positive. La prima è la costante crescita demografica praticamente in ogni quartiere, con la popolazione che supera oggi le 44.500 unità. La seconda è l’aumento del gettito fiscale nell’ultimo decennio, in modo più marcato per quanto riguarda le persone fisiche, più altalenante invece quello delle entità giuridiche.
In attesa delle prime ricadute dirette dei progetti strategici (bisogna aspettare ancora un lustro abbondante), la Turrita deve far tesoro del suo atout principale: l’ottima qualità di vita ed un’attrattiva viepiù riconosciuta a livello cantonale e non solo. Nel contempo occorre trovare il modo – laddove possibile – di contenere le spese, che per l’anno prossimo sono destinate a lievitare più dei ricavi (rispettivamente del 3,9% e del 3,1%). Un compito non facile, iniziato due anni fa nell’ambito della spending review, tenendo altresì conto che il 65% delle uscite è «vincolato» (nel senso che non dipende dalla Città). Mentre il 15% è determinato da disposizioni che limitano i margini di manovra del Municipio.
La quadratura del cerchio
Trovare la quadratura del cerchio in attesa di tempi migliori. Si può sintetizzare così il compito che spetta all’Esecutivo in carica ed al prossimo, che nella seconda parte della legislatura potrà a tutti gli effetti godere (si spera) del vento di cambiamento che ha iniziato a soffiare sulla capitale. Per il 2023 si prospetta un disavanzo di 5,4 milioni con moltiplicatore stabile al 93% (cfr. il CdT di sabato scorso). Lo stesso scenario, va detto, era stato ventilato nei due anni precedenti, poi a consuntivo le cifre da rosse erano diventate nere nel 2021 (732.500 franchi) e con ogni probabilità lo saranno anche quest’anno.
A preoccupare sono i risultati a lungo termine, tanto che il Municipio prevede deficit almeno sino al 2026 (con conseguente erosione del capitale proprio) a causa di due fattori indipendenti dalla sua volontà. Da un lato nel 2023 verrà contabilizzata l’ultima tranche del contributo aggregativo (pari a 2,8 milioni), dall’altro nel 2025 la diminuzione dell’aliquota sull’utile delle persone giuridiche (che passerà dall’8 al 5,5%) inciderà pesantemente sui conti cittadini (-4 milioni). A tutto ciò va poi aggiunta l’incertezza legata alla guerra in Ucraina con le conseguenze che noi tutti conosciamo, in primis la penuria energetica.
Sopravvenienze confermate
Concentriamoci, ora, sul gettito fiscale che supera oramai i 100 milioni annui. Cominciamo dicendo che per l’anno alle porte si confermano sopravvenienze importanti pari ad oltre mezzo milione. Sia per quanto riguarda le persone fisiche (+1,9 milioni) sia relativamente a quelle giuridiche (+230.000 franchi) si preconizzano nel 2023 maggiori ricavi. Le stime per gli anni seguenti fanno dormire sonni tranquilli per gli introiti derivanti dalle imposte pagate dai contribuenti (+1,3% nel 2024 e nel 2025, +1,5% nel 2026), meno per contro per società, imprese e commerci. Alla crescita ipotizzata nel 2024 (+1,5%) e nel 2026 (+2,5%) fa da contraltare la contrazione (-31,9%) prevista nel 2025 a seguito della riduzione dell’aliquota applicata alle persone giuridiche a livello cantonale. Vano sarà quindi l’aumento contenuto del 2% da ascrivere all’evoluzione del ciclo economico.
«Situazione sotto controllo»
Di fronte a queste prospettive l’Esecutivo si troverà nelle condizioni di dover proseguire nella revisione della spesa, con l’obiettivo di un «miglioramento strutturale» dei conti di 3 milioni nel 2024 e di 3,4 milioni nei due anni seguenti. Altrimenti i deficit avrebbero ben altre proporzioni, in una forchetta compresa tra i 6,7 e i 10,3 milioni. Le misure individuate rientrano in tre categorie: ricorrenti (come ad esempio la rinuncia a sostituire i collaboratori che se ne vanno), straordinarie e temporanee e settoriali. Alcune sono già state considerate nei preventivi 2022 e 2023; «altre ancora necessitano di tempi di definizione e attivazione più lunghi e sono quindi da inserire nei lavori sui prossimi preventivi», specifica il Municipio a pagina 114 del documento programmatico.
L’Esecutivo precisa di essere «consapevole del significato e della portata politica di alcune delle misure esposte (che potrebbero comportare una riduzione dei servizi erogati o un appesantimento del carico fiscale)». Proprio per questo la loro «adozione non è quindi per nulla scontata e dipende, invece, dall’effettiva evoluzione della situazione (verifica dei risultati anche a consuntivo). I risultati sin qui registrati dunque non impongono, allo stato attuale, l’adozione di siffatti provvedimenti nell’immediato, ma senz’altro un costante e attento monitoraggio di questa evoluzione». Il sindaco Mario Branda settimana scorsa aveva parlato di 3-4 possibili interventi che, per ora, sono stati accantonati.