«Il temporale sul Luganese? Misure che non si vedono tutti i giorni»
Pioggia, vento, grandine. E fulmini, ovviamente. Il Luganese ha conosciuto una notte movimentata. Molto movimentata. Complice, per dirla con Guido della Bruna di MeteoSvizzera, «l’ultima linea» della perturbazione che ha colpito la Lombardia. Una linea molto attiva, spiega il meteorologo, in particolare su Lugano e dintorni.
A colpire, soprattutto, è l’intensità della pioggia. Ne è caduta parecchia, in pochissimo tempo. «A Lugano, ad esempio, abbiamo registrato 18 litri per metro quadrato sull’arco di dieci minuti» prosegue il nostro interlocutore. «Nei dieci minuti successivi ne sono caduti altri 17 per metro quadrato. Non parliamo di misure che si vedono tutti i giorni». Quanto al vento, sempre a Lugano le raffiche hanno toccato gli 83 chilometri orari. Abbastanza per provocare danni.
E l'intensità?
Al quadro, come detto, bisogna aggiungere la grandine. Ancora Della Bruna: «Misure dirette della grandine non ne abbiamo, ma guardando le segnalazioni che abbiamo ricevuto dagli utenti della nostra App possiamo stabilire che i chicchi avevano un diametro di alcuni centimetri. Abbiamo pure diverse foto che mostrano il post grandinata, con il suolo ricoperto di bianco. Anche qui, parliamo di un fenomeno intenso e di brevissima durata».
MeteoSvizzera, nel classificare i fenomeni temporaleschi, ricorre a due scale di intensità: 3 e 4. «Stanotte eravamo proprio fra il 3 e il 4» prosegue Della Bruna. «Il vento è stato forte, sebbene non eccezionale. Idem la pioggia, anche se un’intensità del genere non si misura così spesso. Quanto alla grandine, bisogna dire che quest’anno ne abbiamo avuta parecchia. Le classificazioni, fronte nostro, sono possibili studiando il radar, che dà una stima dell’intensità del temporale».
Ticino e Lombardia. La domanda, una volta di più, si pone: come mai, tutto sommato, a noi è andata molto meglio rispetto ai disastri causati dal maltempo poco oltre il confine? C’è una componente di fortuna, ma a pesare è anche la conformazione del territorio. «La massa d’aria, più o meno, era la stessa» ammette Della Bruna. «Ma la presenza di rilievi, dunque delle Alpi, ostacola un po’ la formazione di temporali, o meglio di temporali forti, alle nostre latitudini. I fenomeni più intensi, in questo senso, si sviluppano soprattutto sulla Pianura padana o eventualmente nella fascia prealpina, come il Luganese. Se è vero che il numero di temporali è più frequente verso i rilievi, è altrettanto vero che, in termini di intensità, è in pianura che si registrano le misure più forti».
Le parole da usare
Il maltempo, da anni oramai, non è più l’eccezione ma (quasi) la regola. Viviamo, insomma, tempi complicati. Anche pensando al lessico. E a parole come tornado, sebbene non sia ancora stata fatta chiarezza su che cosa abbia colpito, ieri, La Chaux-de-Fonds, e downburst. «Internamente – spiega Della Bruna – sono parole che già usavamo. Forse, è vero, adesso anche il grande pubblico comincia a sentire questi termini in maniera più frequente. Grazie alla viralità di Internet, direi, e alla presenza di più fonti e non solo dei nostri bollettini, che fino a qualche anno fa erano l’unico modo per informarsi. È questo, credo, il primo aspetto da considerare: la percezione del pubblico rispetto agli eventi atmosferici è cambiata perché c’è una grande quantità di informazioni a disposizione».
Rimane, tuttavia, lo stupore di fronte a eventi che, anni fa, avremmo ritenuto possibili soltanto nei film catastrofici statunitensi o, nella realtà, nelle grandi pianure americane. «Ma va detto – prosegue il meteorologo – che da noi sono episodi comunque ancora molto rari. L’impressione, certo, c’è. Penso anche al tornado che aveva colpito Milano la settimana scorsa».
Detto ciò, e concludendo con La Chaux-de-Fonds, tecnicamente che differenza c’è fra un tornado e un downburst? «La rotazione» dice Della Bruna. «Il tornado è accompagnato da una rotazione dei venti importante, con un diametro che può essere di decine o centinaia di metri. Il downburst, invece, è una corrente di aria fredda discendente che, quando tocca il terreno, si espande in tutte le direzioni. Non c’è segno di rotazioni, semmai è una sorta di vento che, toccando terra, va in ogni direzione. I fenomeni si confondono facilmente perché gli effetti sono del tutto simili».