Il Tram-treno mette la freccia
«Dopo aver lungamente valutato dal profilo giuridico l’opportunità o meno di inoltrare ricorso al progetto Tram-treno», i comitati sezionali di ATA e STAN hanno deciso di non impugnare il via libera da parte dell’Ufficio federale dei trasporti (UFT) al progetto per la realizzazione della rete ferroviaria del Luganese. «L’argomento principale – si legge in una nota interna – è legato al fatto che secondo l’Ufficio federale dei trasporti questa procedura di approvazione dei piani non riguarda la dismissione della Linea di collina. I pareri del giurista della STAN e dell’avvocata che ha seguito la preparazione di un eventuale ricorso avevano entrambi confermato una bassa probabilità di riuscita». Alla luce della decisione di ATA e STAN, anche i Cittadini per il territorio rinunceranno alla via legale (e lo stesso faranno i due privati, le cui opposizioni erano state respinte dall'UFT). Il ricorso, un documento di 24 pagine già redatto dall’avvocatessa Lisa Ferrario Petrini, resterà dunque nel cassetto.
La battaglia del futuro
Il vero terreno di scontro, in futuro, riguarderà il mantenimento della linea di collina, cavallo di battaglia delle due associazioni così come dei Cittadini per il territorio e diversi privati. ATA e STA hanno annunciato di voler «coinvolgere i Comuni interessati e i deputati per fare in modo che fra dieci anni la Linea non verrà smantellata perché nel frattempo sarà stata riconosciuta la sua importanza. E se prima verrà avviata una procedura di smantellamento (come prevede la Legge sulle ferrovie) daremo battaglia». .
A tal proposito, spulciando le 213 pagine della «Decisione di approvazione dei piani», il documento con cui l’Ufficio federale dei trasporti ha preso posizione sulle opposizioni, si evince infatti che il nullaosta da Berna non implica un via libera automatico allo smantellamento dello storico collegamento Bioggio-Muzzano-Lugano. È vero, si legge, «il progetto (…) afferma esplicitamente che il tracciato esistente da Molinazzo fino a Lugano Stazione FFS verrà dismesso» e che lo stesso, del costo di 514 milioni di franchi, «non predispone nessuna misura per integrare nel suo sistema l’esercizio» della suddetta linea. Tuttavia, spiega l’UFT, il progetto del Tram-treno «non concerne l’attuale tratta detto della linea di collina» e «funziona di per sé senza averne regolato l’esito». L’UFT fa dunque notare che «le sorti della linea di Collina, «saranno decise in un secondo tempo e forzatamente con procedura susseguente, con gli opponenti che avranno facoltà di opporsi a quanto deciso in un secondo momento». Va precisato, annota sempre l’UFT, «ad oggi una decisione definitiva sul futuro della linea non è stata presa».
Sugli scudi
Insomma, più che del presente, questa sarà musica del futuro. «Questa decisione smentisce molte informazioni fuorvianti diffuse negli scorsi anni», afferma uno dei promotori del mantenimento del collegamento di collina, l’ingegner Antonio Borra (autore di uno dei cinque ricorsi respinti dall’UFT, ndr). «Leggiamo nero su bianco, che la dismissione della linea FLP di collina non fa parte del progetto di approvazione e che le sorti della linea di collina saranno decise in un secondo tempo. Ritengo che contrariamente a quanto vorrebbe qualcuno con le leve in mano, occorrerà pubblicare uno specifico progetto accompagnato, immagino, da solide giustificazioni qualunque sarà la soluzione prospettata». In parole povere, la battaglia è tutt’altro che finita e l’ingegner Borra ci conferma che è sua intenzione opporsi a qualsiasi progetto o richiesta di credito che prevede lo smantellamento del collegamento di collina.
La discussione politica
Il tema potrebbe finire già nei prossimi mesi sui banchi del Parlamento. Pendente è infatti il rapporto del Governo, datato 7 ottobre 2020, «sull’opportunità del mantenimento della tratta di collina della Ferrovia Lugano-Ponte Tresa e richiesta di un credito di 100 mila franchi per lo studio di dettaglio di una soluzione alternativa (ossia sostituire la linea con un servizio di trasporto pubblico su gomma nel perimetro Agno-Sorengo-Lugano) e di un credito di 800 mila franchi per la progettazione del percorso ciclabile Bioggio-Sorengo-Lugano». La posizione del Cantone – e in particolare del Dipartimento del territorio – è nota da tempo: la linea va smantellata e sostituita con dei bus. Uno studio commissionato dal Consiglio di Stato su richiesta del 25 giugno 2019 del Parlamento, ha infatti stabilito che il mantenimento del collegamento ferroviario di collina è tecnicamente possibile, ma «sproporzionato rispetto all’utenza trasportata e non giustificabile in rapporto ad altre linee e zone». E questo sulla base di uno studio secondo cui i costi di investimento ammonterebbero tra i 6 e i 40 milioni. Oltre a un impegno finanziario annuo di 3.3 milioni per Cantone e Comuni. Di diverso avviso i promotori: in uno studio sostenuto tra gli altri dai Cittadini per il territorio, dall’ATA, dalla STAN, secondo cui il costo annuo ammonterebbe a poco più di un milione, a fronte di circa 8 mila persone che ogni giorno utilizzerebbero questo collegamento (una cifra contestata dal Cantone). Insomma, la questione è ben lontana dall’essere risolta.