L'evento

In oltre 80.000 alla Festa federale della musica popolare

Bellinzona: l'appuntamento è stato un successo sotto tutti i punti di vista – Al corteo odierno hanno assistito in 35.000 baciati dal sole – Ecco come non sprecare questa vetrina incredibile
© CdT/Chiara Zocchetti
Alan Del Don
24.09.2023 15:54

Ci perdoneranno gli altri ma è stato il seguente sodalizio, per noi, l’emblema della Festa federale della musica popolare: la Grossformation del distretto del Toggenburgo, nel Canton San Gallo, e dell’Appenzello. Una quarantina di componenti che, assieme, hanno fatto sentire Bellinzona per quattro giorni la capitale della Svizzera. Il membro più anziano ha 75 anni, quello più giovane 8. Nel mezzo adolescenti e madri e padri di famiglia. Tutte le età riunite in un gruppo, fondato nel 2012, a testimoniare quanto sia importante tramandare alle future generazioni le tradizioni elvetiche e la passione di suonare assieme.

Non giriamoci troppo attorno: l’appuntamento, giunto alla 14. edizione e svoltosi per la prima volta in Ticino, è stato un successo. Di pubblico (oltre 80.000 i curiosi che hanno calcato il centro storico, perlopiù confederati), a livello organizzativo (a parte il palco spazzato dal vento in piazza Governo all’alba di ieri tutto è filato liscio come una corda di mandolino) e di entusiasmo e buonumore. Che è poi quello che conta di più. La musica ha scaldato i cuori. Abbiamo soffiato passione distribuendola in modo costante alla stregua di una piva.

L'orgoglio e la felicità

«Sono orgoglioso e felice che Bellinzona abbia ospitato questo evento che trasmette valori che non devono rimanere solo una pura e semplice enunciazione, soprattutto in un momento internazionale difficile. Grazie alla Festa federale si è potuta toccare per mano la coesione nazionale. Credo davvero che l’evento sia stato un esempio per tutti», ha affermato il presidente del Comitato organizzatore Andrea Bersani durante la riconsegna della bandiera andata in scena al Castelgrande. Gli ha fatto eco il numero uno dell’Associazione svizzera della musica popolare Ralph Janser, in carica da un anno e mezzo: «È stata una manifestazione fantastica. L’ambiente è stato eccezionale. Per l’ente che presiedo la Festa rappresenta il momento clou e il fatto di aver optato per il Ticino, che non l’aveva mai accolta, è stata veramente una scelta azzeccata. L’unico problema? Forse il vento…».

C'era anche Ignazio Cassis

Eolo gli ha persino fatto volar via il cappello, ma non ha spazzato l’allegria che si è respirata soprattutto nel weekend, quando dopo la pioggia ha finalmente fatto capolino il sole. Il viale Stazione ieri pomeriggio era gremitissimo. Idem oggi per il corteo durante il quale sono sfilati, assieme ai mille figuranti, anche il consigliere federale Ignazio Cassis, il presidente del Governo Raffaele De Rosa, il sindaco della Turrita Mario Branda ed il primo cittadino Brenno Martignoni Polti. Si sono fermati davanti alla Collegiata e poi hanno preso posto sul palco d’onore allestito sulla scalinata.

«Sono fiero di rappresentare il Consiglio federale, il quale è estremamente grato a queste feste popolari svizzere – ha detto Cassis –. Ecco, io sono qui per dire grazie, a Bellinzona, al suo sindaco, al Ticino, al presidente del Consiglio di Stato e agli organizzatori. Sì, perché hanno portato qui a Bellinzona tutta la Svizzera, per festeggiare, insieme. Non contano le differenze in quanto tali, ma la ricchezza che rappresentano». Il responsabile del DFAE ha quindi parlato del «ruolo importante» che la musica ha «sempre avuto» nella sua vita: «Sono un ex trombettista. Sogno anzi, un giorno, di riprendere a suonare questo bellissimo strumento. Forse una volta portata a termine questa fase della mia vita. Ma la musica, comunque, è vita, è emozioni, è tutto ciò che ci accompagna quando le parole finiscono».

Il Tirabüscion, le famiglie, il futuro

Due ali di folla. In questi casi si tende sempre ad esagerare. Ma questa volta è proprio vero. Il «Tirabüscion» intonato a cappella dal pubblico, spronato dal gruppo Cantiamo Sottovoce, ha toccato le corde del cuore. Dei cuori. Ben 35.000 le persone che hanno assistito al corteo. Gruppi ticinesi, svizzero tedeschi e romandi hanno fatto diventare rosse le mani del pubblico a furia di applausi. Bellissimo vedere una Bellinzona così. Capita una volta all’anno, durante il Rabadan. Così come è stato meraviglioso che a prendervi parte siano state numerose famiglie con figli piccoli. Lo dicevamo in precedenza: il futuro è loro. Difficilmente suoneranno l’hexenscheit, la fisarmonica o il corno delle Alpi. Ma questa esperienza sarà pure per loro indimenticabile. Prima che il Ticino possa essere di nuovo teatro di un simile appuntamento passerà infatti mezzo secolo o più. Saranno cresciuti. Saranno padri. E porteranno i bimbi alla scoperta del folklore elvetico. Come nel 2023. L’anno in cui Bellinzona è stata capitale della Confederazione.

Le prospettive

Cosa rimarrà della Festa federale? Secondo il direttore dell’Organizzazione turistica regionale Bellinzonese e Alto Ticino Juri Clericetti bisognerà essere in grado di saper cogliere un’occasione più unica che rara, riuscendo a far tornare chi l’ha vissuta. In particolare alla luce del progetto di valorizzazione della Fortezza e dell’idea, in fase avanzata, di creare un polo della musica popolare alpina all’ex Galvanica di Faido. La città ha avuto una vetrina senza precedenti. Peccato solo, se proprio vogliamo trovare il pelo nell’uovo, che ieri alcuni negozi sono rimasti chiusi. Quei pochi che hanno tenuto aperte le serrande, alla pari degli esercizi pubblici, hanno lavorato alla grande. Per non parlare degli alberghi, pieni da mesi da Biasca a Chiasso.

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