Insegnamento medio superiore: «Il TRAM ha confermato i dubbi suscitati da queste nomine controverse»
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«La valutazione dell'Autorità di nomina è insostenibile nella misura in cui non ha verificato in modo accurato che i due candidati nominati fossero in possesso dei requisiti posti dal bando di concorso. Idoneità che deve essere dimostrata da entrambi singolarmente; l'inusuale nomina in job sharing non permette infatti di prescindere dal rispetto dei requisiti posti dal bando di concorso da parte di ognuna delle due persone nominate». È con queste motivazione che il Tribunale cantonale amministrativo (TRAM) ha annullato le nomine di Desirée Mallè e Mattia Pini alla testa della Sezione dell’insegnamento medio superiore (SIMS).
Il Consiglio di Stato li aveva nominati in job sharing (entrambi con un’occupazione al 50 per cento) lo scorso 10 luglio 2024. Ma uno dei 54 candidati al concorso aveva impugnato la nomina. L'avvocato Gianluca Padlina, patrocinatore del candidato non ritenuto idoneo a occupare la funzione, esprime «grande soddisfazione». «Il pronunciamento del Tribunale è stato oltremodo chiaro», dichiara raggiunto dal CdT. «Il TRAM ha avuto modo di accertare reiterate violazioni del diritto a essere sentito. All'inizio la decisione è stata notificata in forma anonima, senza comunicare ai partecipanti al concorso chi erano effettivamente le persone nominate. In secondo luogo, è stato negato l'accesso agli atti, ma avere l'accesso agli atti è un prerequisito essenziale per poter valutare se una decisione è corretta o meno e per poter argomentare il ricorso. Quindi, in questo caso, si è dovuto presentare un ricorso "al buio". Nel momento in cui gli atti sono stati messi a disposizione, si è avuto modo di trovare conferma di tutti i dubbi che queste nomine controverse avevano suscitato sin dal principio».
Il TRAM, accogliendo il ricorso, rinvia gli atti al Governo «per nuova decisione, previa verifica dell'idoneità dei due candidati ad assumere la funzione di caposezione». Il Consiglio di Stato, dal canto suo, «approfondirà la sentenza e deciderà i passi successivi da fare».
Il ruolo del TRAM
Proprio ieri, in Gran Consiglio si era discusso della legge sulla procedura amministrativa (e il tema delle decisioni giudiziarie sulle nomine e assunzioni da parte dell’ente pubblico). Nel febbraio del 2023, infatti, il Governo aveva sostanzialmente chiesto al Parlamento di tornare sui suoi passi e fare dietrofront sulla decisione presa nel 2020: da allora, era stata concessa al Tribunale cantonale amministrativo (TRAM) la possibilità di annullare una nomina o un’assunzione ritenuta illegittima. Una richiesta che, pur vedendo contrario pressoché tutto il plenum, ha comunque spaccato in due il Parlamento. Alla fine, il plenum ha seguito la via di compromesso avanzata dalla maggioranza – relatore Matteo Quadranti (PLR) –: confermata la possibilità di annullare le nomine da parte del TRAM, ma con un occhio di riguardo per evitare troppe lungaggini giudiziarie. Ovvero, l’eliminazione dell’effetto sospensivo al ricorso in modo che il candidato prescelto non debba aspettare la trafila dei ricorsi per entrare in carica; la limitazione delle possibili motivazioni per inoltrare ricorso (in modo da rendere quindi più semplice e rapido ritenere un ricorso inammissibile).
A tal proposito, Gianluca Padlina – anche granconsigliere del Centro – commenta: «Io penso che sia evidente a tutti che quello delle nomine, come in tutti gli ambiti, non è un mondo perfetto. Degli errori possono essere fatti. Ritengo che sia giusto e sacrosanto che il Parlamento abbia respinto la proposta del Consiglio di Stato di togliere al Tribunale amministrativo la possibilità di annullare delle nomine. Mi spiace che il Parlamento abbia deciso invece di restringere il potere cognitivo del Tribunale amministrativo e quindi i motivi che possono spingere il Tribunale ad annullare una decisione di nomina». L'avvocato aggiunge pure di non essere in grado «francamente, di dire se il caso di oggi, con le nuove normative, avrebbe portato allo stesso risultato»: «Credo di sì, perché la situazione era abbastanza manifesta». Dal lato politico, conclude Padlina, «è chiaro che il Centro e l'UDC si erano posizionati chiaramente per il mantenimento dello status quo e hanno segnalato che a nostro giudizio non c'è spazio per alcun compromesso su questi principi».