Muzzano

La Birolini vicina al trasloco? Destino sospeso per i lavoratori

La permanenza della ditta in via Industria sarebbe agli sgoccioli – Per il Municipio «se non chiude il cantiere saremo costretti a intervenire» – Il titolare non ha intenzione di fare le valigie – Esecutivo denunciato agli Enti locali
Il comparto è stata criticato da diversi cittadini per i depositi di materiale e cielo aperto. © CdT/Chiara Zocchetti
Valentina Coda
01.12.2023 06:00

Da una parte la permanenza della Birolini SA in via Industria a Muzzano potrebbe essere arrivata alle battute finali. Dall’altra la vertenza tra la ditta edile e il Municipio prosegue a colpi di ricorsi e denunce. Uno degli ultimi capitoli di questa vicenda, secondo il Comune, si chiama conto alla rovescia per l’ipotetico trasloco della Birolini SA e il conseguente smantellamento del deposito di inerti. Dopo il divieto d’uso del terreno, sancito dal Tribunale federale lo scorso maggio, l’Esecutivo ha deciso di non bloccare immediatamente i lavori (cosa che avrebbe potuto fare), bensì di dare più tempo alla ditta per organizzarsi e fare i bagagli dall’area visto che a farci le spese sarebbero una cinquantina di lavoratori (i sindacati sono già stati contattati, ndr).

Un tempo che però sta per scadere, perché «se il titolare dell’azienda non fa cenno di trovare altre soluzioni e chiudere il cantiere a cielo aperto, saremo costretti a intervenire», dice senza mezzi termini la sindaca di Muzzano, Verena Hochstrasser. Di contro, il diretto interessato, Giancarlo Birolini, non ha nessuna intenzione di traslocare. Parallelamente, infine, il Municipio ha inoltrato ricorso al Tribunale amministrativo cantonale (TRAM) contro la decisione del Consiglio di Stato dello scorso giugno, che aveva dato ragione alla ditta edile per quanto riguarda due domande di costruzione.

Di sentenze e dettagli

Prima di arrivare a questa situazione, che tutt’al più non fa la felicità di nessuno visto che di mezzo ci sono una cinquantina di lavoratori che dipendono dalla Birolini SA, c’è stato un iter giudiziario che ha visto il Tribunale federale dare ragione al Comune e confermare il divieto d’uso intimato dal Municipio. Poi il Consiglio di Stato che ha ripreso il Comune e ha dato ragione alla ditta per quanto riguarda due domande di costruzione per sistemare il comparto. E infine, un nuovo ricorso presentato dal Municipio al TRAM contro la decisione del Consiglio di Stato «per difendere la nostra tesi visto che il Piano regolatore del comune parla chiaro: in quella zona non può trovare spazio un’industria pesante come quella di inerti – sottolinea Hochstrasser –. Sicuramente Birolini sta svolgendo un’attività che nel Luganese è necessaria, ma la sta facendo in un comune dove questo non è possibile». Ma torniamo per un momento alla decisione del Consiglio di Stato, il quale in estrema sintesi ha ritenuto che il Comune non avesse rispettato il diritto di essere sentito dei proprietari della ditta in quanto la motivazione che ha portato al diniego delle domande di costruzione è stata ritenuta carente.

Per questo motivo, il Consiglio di Stato ha accolto i ricorsi della Birolini SA e ha intimato il rilascio della licenza per il rifacimento della pavimentazione e disposto il rinvio degli atti al Municipio di Muzzano per una nuova decisione per quanto concerna l’impianto di riciclaggio di materiali. Licenza edilizia che non è mai stata rilasciata. «Il Consiglio di Stato non dice che non si può fare un impianto come intende Birolini – prosegue la sindaca –, dice al Comune di fare i compiti, ovvero di certificare se tutti i dettagli del progetto siano conformi al Piano regolatore. Ma che senso ha verificarli se è lo stesso Piano regolatore che non prevede un impianto del genere in quella zona? Da qui il motivo del ricorso».

«Non mi sposto da qui»

La seconda questione riguarda la permanenza o meno della Birolini SA in via Industria: secondo Hochstrasser, forte della sentenza del Tribunale federale che aveva accertato come l’attività della ditta non fosse conforme al Piano regolatore, la stessa è agli sgoccioli. In altre parole, i giudici di Mon Repos hanno sancito il divieto d’uso, «contro cui (Birolini, ndr) non può opporsi», così come l’ordine di ripristino dell’area, «che non ha messo in discussione».

Chi, invece, non ha nessuna intenzione di fare le valigie è proprio Giancarlo Birolini, il quale ha denunciato il Municipio agli Enti locali. «Non c’è volontà politica da parte del Comune di sistemare l’area e salvare l’impresa, piuttosto di licenziare cinquantadue persone – rileva –. È diventata una questione personale da parte loro (del Municipio, ndr). L’impianto di inerti non è adeguato al Piano regolatore? Allora che lo cambino». Per Birolini non ci sono soluzioni alternative, come suggeriva la sindaca. L’unica opzione è quella di «rimanere in loco e salvare tutti i posti di lavoro, assodato che la licenza per la lavorazione di inerti è già in essere dal 2005. Visto che il Comune non vuole sedersi attorno a un tavolo e parlare, inoltrerò prossimamente domande di costruzioni puntuali che rispettino il Piano regolatore nelle zone dove incombe il divieto d’uso. Che poi, a ben vedere, questo divieto d’uso è a macchia di leopardo: esattamente, dove non posso operare?». A proposito di licenze edilizie che permettono quindi di proseguire l’attività. «Ne siamo a conoscenza – chiosa Hochstrasser –. Può fare dei lavori, è vero, ma fino a un certo punto».

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