Via Adamini

La fine della «querelle Morel»

Il Tribunale federale ha sancito che l'ex garage di Lugano, poi centro culturale, potrà essere demolito e il complesso residenziale che sorgerà al suo posto costruito - Il promotore Renzetti: «Mi sento come un maratoneta al traguardo»
©Gabriele Putzu

I ricorrenti hanno trovato la strada sbarrata, gli immobiliaristi un’uscita che aspettavano da anni. Più di nove. Con sentenza dello scorso 26 novembre pubblicata oggi, il Tribunale federale ha in parte respinto e in parte giudicato inammissibile l’appello contro la demolizione dello spazio Morel di Lugano e la costruzione, al suo posto, di un complesso residenziale contestato dalla Comunione dei comproprietari di un condominio vicino. Siamo in via Adamini, a due passi dal LAC e anche dal lago. Presto entreranno in azione le ruspe. Questione di pochi mesi, forse di settimane. «Il tempo di raccogliere le offerte per le opere di demolizione» ci spiega il presidente della Art Building, società promotrice del progetto, Angelo Renzetti. «Scalpitiamo per cominciare» aggiunge l’ex patron del Lugano. «Se sono soddisfatto? Certo, ma è come andare da un maratoneta appena arrivato al traguardo e chiedergli di sorridere». La prima domanda di costruzione era stata presentata nel 2015: raffica di opposizioni. La seconda, con alcune modifiche al progetto, quattro anni più tardi: ancora opposizioni. La licenza edilizia era stata concessa dal Municipio nel 2022 e poi confermata, nell’ordine, da Consiglio di Stato e Tribunale cantonale amministrativo. Ora anche dai giudici di Mon Repos. «Potrei scrivere un libro...» commenta Renzetti pensando alle vicissitudini attraversate. Chissà se qualcuno, un giorno, scriverà un libro anche su quello che è stato il Morel. Un luogo non qualunque, comunque la si pensi su cosa lo sostituirà.

Nel corso degli anni, quelle superfici lungo la strada che porta a Loreto hanno visto un via vai continuo di giovani e ospitato un contenitore sociale, culturale e creativo non indifferente. C’erano concerti, mostre, incontri di poesia, performance teatrali e svariati sottoprogetti. Dietro le quinte, però, un canale di dialogo aperto tra il Collettivo Morel e le autorità cittadine prima costruttivo e poi diventato freddo, divieti municipali, stop delle attività, permessi speciali e un quadro legale poco chiaro. Dal 2019 a oggi lo Spazio Morel è divenuto un luogo di produzione culturale gestito da un’associazione che può godere degli spazi in comodato d’uso fino alla crescita in giudicato della licenza edilizia. Cosa che ora è avvenuta. Dopodiché, come dichiarato dal suo presidente Noah Sartori, sarebbero scattati i tre mesi per liberare definitivamente gli spazi. Da notare che l’Associazione non era coinvolta nella vertenza giudiziaria legata alla licenza edilizia.

Le motivazioni

Quanto alla recente decisione del Tribunale federale, essa era per certi versi attesa. Lo stesso TF infatti negli scorsi mesi aveva tolto l’effetto sospensivo alla possibilità di iniziare a demolire il garage Morel malgrado non fosse ancora possibile costruire il complesso residenziale, cosa che poteva far supporre la decisione favorevole al promotore immobiliare che è poi effettivamente giunta. Alla domanda di costruzione si era in particolare opposta la Comunione dei comproprietari del Condominio vicino, sostenendo soprattutto che il progetto fosse basato su un Piano regolatore ormai datato (risalente al 1984) e dunque non più adatto all’uopo. A tal proposito il TF ha però ricordato che «il TRAM ha accertato, in modo per noi vincolante, che sui fondi in edificazione e su quelli vicini, attribuiti alle zone edificabili R7 e R5, sorgono già edifici per la maggior parte di grandi dimensioni. Le particelle che compongono il comparto sono ottimamente allacciate alla rete viaria e ben integrate nell’area urbana più centrale della città, che si sviluppa a ridosso del lungolago tra Paradiso e il centro storico di Lugano. Il piano regolatore e il comparto interessato dal progetto edilizio presentano quindi un alto grado di attuazione e di urbanizzazione. I fondi in edificazione non costituiscono pertanto terreni liberi, ma fondi già edificati, situati in una zona centrale del Comune, all’interno di un comprensorio largamente edificato. In simili condizioni, una loro esclusione dalla zona edificabile o una riduzione significativa della loro edificabilità non entrano seriamente in considerazione. In assenza di elementi atti a rimettere in discussione il loro carattere edificabile, un controllo pregiudiziale del piano regolatore allo stadio del rilascio della licenza edilizia non si giustifica».

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