Ticino

La scuola è chiusa, i docenti protestano

Alcune centinaia di docenti hanno partecipato al presidio davanti a Palazzo delle Orsoline a Bellinzona – Consegnate 1.458 firme contro i due giorni di «libero» in più per compensare il mancato riconoscimento del carovita
© CdT/Chiara Zocchetti
Red. Online
20.12.2024 17:01

Le vacanza scolastiche natalizie sono iniziate già oggi. Il 20 dicembre, infatti, è uno dei due giorni di «libero» in più (insieme al 7 gennaio 2025) concessi dal Consiglio di Stato ai docenti per compensare il mancato riconoscimento del carovita (insieme a una tantum di 400 franchi).

Il tema aveva fatto discutere il Gran Consiglio nella sessione di settembre, con molti parlamentari a criticare la scelta del Governo e l’Esecutivo a rispondere che la misura, ritenuta «sostenibile», è stata presa anche quale conseguenza di scelte fatte dal Parlamento stesso. Alcune sedi hanno deciso di «rifiutare il “dono” governativo» e di tenere aperta la scuola. Altre hanno comunque espresso disaccordo. La giornata odierna è stata dedicata a un'iniziativa di protesta, con protagonisti gli insegnanti e il coinvolgimento di numerose sedi scolastiche del settore medio e medio superiore. L'obiettivo è di sottolineare «il carattere problematico della scelta governativa».

Sono alcune centinaia i docenti che hanno partecipato al presidio davanti a Palazzo delle Orsoline a Bellinzona. La giornata di protesta, indetta dal Movimento della Scuola e sostenuta da ErreDiPi, è culminata con la consegna in Cancelleria dello Stato di una lettera aperta sottoscritta da 1.458 insegnanti di tutti gli ordini scolastici. «Un insegnante su cinque ha firmato la lettera sostenendo le ragioni della giornata di protesta», ha commentato Alessandro Frigeri, copresidente del Movimento della Scuola.

«Lo stillicidio di misure di risparmio non fa che aggravare la condizione dell’insegnante e si ripercuote sull’attrattiva della professione», si legge tra le altre cose nella lettera aperta. «Questo mentre è ormai sotto gli occhi di tutti il progressivo deteriorarsi delle condizioni di lavoro nella scuola e l’oggettiva accresciuta difficoltà del compito educativo». I docenti definiscono «allarmante» la chiusura di due giorni della scuola. «Si stabilisce così un insano rapporto fra ragioni di risparmio e mancato impegno dello Stato nell'offerta di formazione. Cancellare per decreto due giornate di scuola è opzione eticamente e  istituzionalmente preoccupante. È ora di smettere di ridurre le risorse a disposizione della scuola e degli insegnanti. La scuola non può essere chiusa con tanta leggerezza».

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