L'acquisto dello stabile EFG? «Un’occasione irripetibile»
«Il Consiglio dell’Ordine ritiene che il prospettato acquisto dello stabile ‘ex EFG’ da parte del Cantone costituisca un’occasione irripetibile da valutare con lungimiranza». Sì, c’è anche la voce dell’Ordine degli avvocati del Canton Ticino (OATI) tra i favorevoli all’acquisto dello stabile di viale Franscini per inserirvi la «cittadella della Giustizia» e per permettere il risanamento dell’attuale Palazzo di Giustizia. A dirlo a chiare lettere sono stati proprio i membri del Consiglio dell’OATI, riuniti a Lugano per l’annuale assemblea. Nell’incontro con la stampa, prima dell’assemblea, hanno infatti rimarcato che l’acquisto dello stabile costituisce un elemento pressoché imprescindibile anche per implementare il tanto atteso progetto Justitia 4.0. Ossia per portare avanti la digitalizzazione della Giustizia.
Il nuovo presidente
L’assemblea – prima di entrare nel vivo dei temi – è stata anche l’occasione per ufficializzare gli avvicendamenti nel Consiglio, in particolare con il cambio al vertice: la presidente uscente, l’avv. Sarah Stadler (in carica da settembre 2021) ha infatti ceduto il testimone all’avv. Andrea Lenzin (nominato per il biennio 2023-2025), il quale rappresenta il Ticino anche nella Federazione svizzera degli avvocati, di cui è stato recentemente nominato secondo vice-presidente. Lenzin guiderà la corporazione in un momento storico: proprio nel 2024, l’OATI celebrerà l’importante traguardo dei 100 anni.
Una situazione incompatibile
Due, in buona sostanza, i temi d’attualità affrontati con i media: il già citato progetto Justitia 4.0 (su cui torneremo) e l’acquisto dello stabile ‘ex EFG’. Su questo fronte, Stadler ha ad esempio chiarito che, dal punto di vista degli avvocati, la «situazione risulta incompatibile soprattutto dal profilo del segreto professionale». Un elemento che «costituisce l’essenza della professione», ma che non sempre può essere rispettato «perché purtroppo (ndr. presso l’attuale Palazzo di Giustizia) ci troviamo confrontati con spazi che non garantiscono la tutela del segreto professionale». Oltre a ciò, ha aggiunto la presidente uscente, «anche per tutto l’apparato digitale e informatico (ndr. che dovrebbe essere implementato con il progetto Justitia 4.0) le condizioni oggi non sono date». Senza dimenticare, più in generale, che anche dal punto di vista architettonico, della logistica e della pulizia, «basta varcare la soglia di Palazzo per comprendere che ha bisogno di urgenti lavori». Da un punto di vista pratico, è stato sottolineato da diversi membri di Consiglio, gli spazi attuali non sono confacenti all’attività: da sale troppo anguste per accogliere gli interrogatori (dove magari il cliente si trova a un metro di distanza dall’avvocato della controparte) all’isolamento acustico pressoché inesistente.
Uno spazio digitale
Un altro grosso dossier affrontato è stato quello della digitalizzazione. Sul fronte del progetto Justitia 4.0, che mira a creare uno spazio digitale unico per la trasmissione degli atti giudiziari in tutti gli ambiti del diritto, il neo presidente Andrea Lenzin ha rimarcato che allo stato attuale «il problema più grosso da affrontare, che non si è ancora manifestato in tutta la sua portata, riguarda la coordinazione tra diversi Cantoni, e soprattutto tra diverse amministrazioni cantonali». Diverse amministrazioni «che da un giorno all’altro dovranno uniformarsi». E ciò, ha rimarcato Lenzin, «pone problemi sia dal punto di vista logistico che economico». E se «a livello federale restano ottimisti sulle tempistiche» (ndr. dovrebbe entrare in vigore intorno al 2026), Lenzin si dice «un po’ più scettico», ma «pronto a farsi sorprendere».