L’anticipo del tedesco potrebbe slittare di un anno
L’anticipo dell’insegnamento del tedesco in prima media, deciso nel 2023 dal Gran Consiglio, potrebbe slittare di un anno. E non più, dunque, entrare in vigore con l’anno scolastico 2025/2026, bensì quello successivo. Alla base di questa decisione (che non è ancora stata formalizzata, poiché manca l’avallo politico della Commissione formazione e cultura del Gran Consiglio) vi sarebbero sia le difficoltà a reperire i nuovi insegnanti necessari per la riforma – possibilmente già formati e «pronti all’uso» –, sia quelle sul piano finanziario che sta attraversando il Cantone.
La direttrice del DECS, Marina Carobbio Guscetti, sentita in audizione qualche settimana fa, ha informato la Commissione formazione e cultura di volersi muovere in questa direzione. E, stando alle informazioni raccolte dal Corriere del Ticino, proprio in queste ore il DECS ha nuovamente scritto alla Commissione per mettere nero su bianco tale possibilità. E questo perché, in buona sostanza, la decisione di anticipare il tedesco era stata presa dal Parlamento e quindi, ovviamente, per far slittare di un anno l’entrata in vigore della decisione occorrerebbe nuovamente l’avallo politico da parte dello stesso Legislativo. L’ultima parola sulla vicenda, va dunque detto, non è ancora stata scritta. E sarà scritta unicamente se la Commissione, che si incontrerà lunedì prossimo a Palazzo delle Orsoline per la sua consueta riunione, darà in prima battuta il suo nulla osta «politico» al posticipo.
La consultazione e i costi
Nel frattempo, il DECS sta pure lavorando alla presentazione dei risultati della consultazione sull’applicazione dell’anticipo del tedesco. «A breve presenteremo i risultati (...)», aveva spiegato al CdT la stessa Carobbio Guscetti in un’intervista pubblicata un paio di settimane fa. A marzo di quest’anno, infatti, il DECS aveva messo in consultazione tre varianti per concretizzare la decisione del Gran Consiglio. Tutte e tre, ovviamente, prevedono un potenziamento del corpo insegnanti, così come un costo in termini finanziari. La prima variante, dal costo annuo di poco più di 800 mila franchi e che richiederebbe 6 nuovi docenti di tedesco, prevede l’organizzazione di una settimana intensiva dedicata all’avvicinamento degli allievi alla nuova lingua. La seconda variante (che consiste a sua volta in due possibili opzioni) prevede di estendere i laboratori a metà classe del primo anno anche al tedesco a scapito, in parte, del francese: la prima opzione costerebbe 1,6 milioni per tredici insegnanti in più; la seconda 3,2 milioni con l’assunzione di 26 nuovi docenti. Il terzo modello, chiamato «arrocco in griglia», in estrema sintesi prevede l’inserimento del tedesco come materia in griglia oraria con 2 unità didattiche settimanali, una ricavata dal francese e una dall’istruzione religiosa. Da notare che l’ora di francese persa in prima media verrebbe recuperata in seconda ricavandola da religione, che verrebbe a sua volta collocata fuori dall’orario «classico». Questo modello costerebbe circa 1,5 milioni per un fabbisogno di 13 ulteriori docenti. Insomma, vada come vada, anticipare il tedesco di un anno costerebbe da un minimo di 800 mila franchi a un massimo di 3,2 milioni, e richiederebbe l’assunzione di un minimo di 6 docenti a un massimo di 26.
Ora, come detto, la decisione su quale modello adottare non è ancora stata comunicato. Ma, da quanto abbiamo potuto appurare, sembrerebbe che dalla consultazione non sia emerso con chiarezza un modello preferito dagli intervistati. Speculando, ad ogni modo, si può ipotizzare che il DECS non intenda optare per il primo modello (quello meno oneroso), poiché reperire sei insegnanti e 800 mila franchi non dovrebbe essere complicato a tal punto da far slittare l’intera operazione di un anno. Nel caso optasse invece per il modello 2 o 3, far slittare di un anno la misura permetterebbe da una parte di risparmiare qualche milione nel 2025 (e in parte anche nel 2026) e anche di preparare al meglio i 13 (o 26) insegnanti necessari. Anche perché, va detto, settembre 2025 è dietro l’angolo.
Non resta che attendere la presa di posizione della Commissione in merito alla possibilità di ritardare di un anno il cambiamento.