«Le prospettive di crescita sono positive»
«Dovete credere in qualcosa. Questo approccio non mi ha mai tradito», ripeteva spesso Steve Jobs, il compianto fondatore di Apple. Le autorità di Bellinzona da oltre vent’anni hanno riposto le loro aspettative, poi tramutate in certezze, nello sviluppo del polo biomedico. Municipio e Consiglio comunale dalla fine degli anni Novanta si sono prodigati affinché quell’idea che, allora, sembrava quasi visionaria, potesse realizzarsi.
Oggi il settore è uno dei capisaldi del presente e del futuro della Città. Tanto che l’Esecutivo ha commissionato l’elaborazione di uno studio, attualmente in corso, per valutare l’impatto economico del settore. Lo conferma al Corriere del Ticino il vicesindaco Simone Gianini, capodicastero Territorio e mobilità, con il quale abbiamo fatto negli scorsi giorni una lunga chiacchierata principalmente per capire quale spazio vi sia ancora affinché la Turrita possa assicurare a ulteriori aziende del ramo di insediarsi all’ombra dei castelli.
Le tessere del mosaico
Il mosaico ha iniziato a prendere forma nel 2000, con la posa della prima tessera, senz’altro decisiva, attraverso la fondazione dell’Istituto di ricerca in biomedicina (IRB), allora con sede nello stabile Fabrizia in via Vela, a cui nel 2003 si è affiancato l’Istituto oncologico di ricerca (IOR). Lo stesso anno è stata inaugurata in via Mirasole la sede del Laboratorio cantonale (LC) e dell’Istituto cantonale di microbiologia (ICM), mentre è del 2004 la creazione di Humabs BioMed (tre lustri dopo acquistata dal gruppo californiano Vir Biotecnology) oggi ubicata all’interno del Business Center in via dei Gaggini. Sono poi seguite l’affiliazione di IOR e IRB all’Università della Svizzera italiana e l’entrata dell’ICM nella Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI) che hanno trasformato Bellinzona in una città universitaria.
Nel 2021 è infine stata inaugurata la nuova sede di IRB, IOR e dei laboratori del Neurocentro dell’Ente ospedaliero cantonale (EOC) in via Chiesa, mentre nello stabile Fabrizia, nel frattempo rilevato dalla Città, si è insediata la start-up inglese Peptone ed è atteso l’inizio dell’attività del Centro di competenze per le scienze della vita, recentemente costituito nell’ambito del Parco svizzero dell’innovazione, promosso dalla Fondazione Agire.
Da 35 collaboratori ad oltre 500
Insomma, in due decenni la ricerca biomedica nella capitale ha fatto passi da gigante. In tutti i sensi. Bellinzona si è fatta un nome anche al di fuori dei confini nazionali e il Municipio riceve correntemente richieste di nuove società che vorrebbero approfittare di un ecosistema così stimolante. Bisogna poi considerare che nel comparto che prenderà forma al posto delle Officine FFS è previsto che trovino casa la sede definitiva del Parco svizzero dell’innovazione e una nuova sede della SUPSI con fors’anche delle prospettive, in futuro, di attrarre attività del Politecnico federale; mentre alla Saleggina l’EOC sta progettando la realizzazione dell’ospedale regionale.
C’è da essere contenti, vicesindaco… «Assolutamente sì. Il settore della ricerca a Bellinzona negli ultimi anni si è sviluppato in maniera esponenziale. IRB, IOR ed EOC - che hanno promosso la costruzione della nuova sede comune e gli ultimi due oggi costituenti l’associazione Centro di ricerche biomediche della Svizzera italiana Bios+ - ne sono il cuore pulsante. Un dato su tutti: nel 2000, all’atto della fondazione dell’IRB, nella ricerca biomedica lavoravano a Bellinzona 35 persone; oggi sono più di 500. Si può senz’altro dire che è stata una scommessa lungimirante, così come lo è stato puntare anche su questo settore nell’ambito del progetto aggregativo», rileva Simone Gianini.
La Humabs si allarga
Il quale, anticipando la nostra domanda, si esprime sulle prospettive di crescita del polo biomedico della capitale: «Sono positive. Già oggi riceviamo richieste di spazi ulteriori, che al momento non possiamo più soddisfare nello stabile di via Vela, essendo al completo. Riconosciamo però l’esigenza e cerchiamo di mediare per delle soluzioni in città. C’è ad esempio ancora spazio nelle zone di Piano regolatore ad uso misto, come ad esempio presso il Business Center, dove la Humabs si sta apprestando ad ampliare la propria attività con ulteriori laboratori e posti di lavoro qualificati. Di fronte alla nuova sede di via Chiesa lo IOR sta dal canto suo portando avanti in modo spedito l’intenzione di edificare uno stabile gemello che permetta l’allocazione di ulteriori gruppi di ricerca. Anche in questo caso, oltre alla Confederazione - che ha già espresso il proprio sostegno di principio - e al Cantone, anche la Città, proprietaria del sedime, farà ancora la sua parte».
L’innovativo comparto
Ovviamente, annota Simone Gianini, di fronte «ad uno sviluppo così importante, significativo e promettente delle scienze della vita lo spazio necessario andrà cercato pure altrove. E a questo proposito si inseriscono i progetti strategici dei prossimi anni. In primis il comparto delle Officine FFS, dove la variante di Piano regolatore appena adottata dal Consiglio comunale, oltre al polo tecnologico e alla formazione di livello universitario in un moderno quartiere multifunzionale che vivrà durante tutto il giorno e tutta la settimana, permette l’insediamento di laboratori di ricerca e ulteriori attività formative. Per quanto riguarda la ricerca clinica e lo sviluppo delle attività dell’EOC, invece, come detto, è prevista la realizzazione del nuovo ospedale alla Saleggina».
Si capisce quindi anche il perché della necessità di uno studio sull’impatto economico di un settore tanto importante: «Esatto, anche per consentire di orientare le decisioni future sull’allocazione degli spazi a disposizione con sempre maggiore consapevolezza».