L'intervista

«Le scienze della vita generano un valore aggiunto di 80 milioni»

Bellinzona: il capodicastero Finanze, economia e sport Fabio Käppeli a ruota libera su ricerca, conti, revisione della spesa e crescita del gettito fiscale - «Le aziende ci scelgono perché riconoscono un potenziale significativo»
© CdT/Chiara Zocchetti
Alan Del Don
22.11.2023 06:00

«Bellinzona è viepiù attrattiva per cittadini ed aziende. L’ennesimo preventivo in rosso? Non c’è da allarmarsi, e vi spiego perché…». È un capodicastero Finanze, economia e sport sereno Fabio Käppeli. L’abbiamo intervistato per capire quanto fatto finora per riequilibrare i conti e, soprattutto, per far luce sulle prospettive di una città che ha pur sempre appena ottenuto una valutazione positiva dalla prestigiosa agenzia Moody’s. Senza dimenticare la scelta, azzeccata, di puntare sulle scienze della vita.

Il preventivo 2024 preconizza un disavanzo di 9,4 milioni. Fino al 2027 non si intravedono cifre nere. Il Municipio di Bellinzona ha sempre ribadito che a medio termine mira a raggiungere l’equilibrio finanziario attraverso un controllo rigoroso della spesa, l’ottimizzazione delle risorse e lo sviluppo dei progetti strategici. Complice anche la difficile situazione congiunturale mondiale, questo obiettivo sembra spostarsi sempre più in là nel tempo. Ci sbagliamo?
«Innanzitutto mi faccia dire che quello che constatiamo è che la crescita demografica e l’arrivo di nuove aziende creano, inevitabilmente, dei costi supplementari. Si pensi alla necessità di disporre di insegnanti in più oppure alla crescente mole di lavoro cui sono sottoposti diversi nostri settori, in particolare l’edilizia privata. Altri servizi, per contro, ne stanno beneficiando. E cito a questo proposito i trasporti pubblici, con l’utenza in costante aumento. Parallelamente sono incrementate anche le entrate per le casse pubbliche. Il gettito fiscale, in prospettiva, è destinato a crescere ulteriormente. Se è vero che l’aggregazione sta iniziando a dare i suoi frutti è altresì vero che siamo solo all’inizio per quanto riguarda gli investimenti strategici, che si stanno rivelando azzeccati. Le prime ricadute sono già evidenti. È per quello che sostengo, e ribadisco, che Bellinzona potrà riemergere dai deficit stimati, a preventivo, anche per i prossimi 3-4 anni. E questo pure grazie agli avanzi di esercizio registrati in questi anni, i quali ci hanno permesso di incrementare il capitale proprio».

I bellinzonesi possono dunque dormire sonni tranquilli?
«L’Esecutivo è attento e continua a monitorare l’evoluzione della spesa anche in corso d’anno. Mi riferisco alle incertezze legate alla manovra di rientro delle finanze decisa dal Consiglio di Stato. La preoccupazione non è maggiore a quella del recente passato e, anzi, fa il pari con la fiducia crescente dovuta all’evoluzione e ai risultati che si cominciano ad intravedere. Personalmente sono sereno e guardo al futuro della Città con ottimismo. È chiaro che se entro il 2027-2028 non dovessimo riuscire a raggiungere l’equilibrio di cui si diceva prima, allora saremmo chiamati ad adottare misure più incisive».

«La cura dimagrante deve ancora iniziare», era il titolo di un comunicato del PLR di Bellinzona, il suo partito, del 9 novembre 2021. A distanza di due anni, mi consenta, non sembra essere cambiato molto...
«Per il PLR le finanze sono sempre state, e ancora lo sono, importanti. Una situazione finanziaria sana è la premessa per investire e quindi per pianificare e costruire il futuro, ciò che per noi oggi è di primaria importanza. A preventivo, è vero, le cifre sono rosse, ma poi a consuntivo negli ultimi due anni abbiamo registrato degli avanzi, e questo nonostante uno scostamento minimo in termini percentuali: parliamo di circa il 2% sul totale di spese e ricavi. Lo stesso dovrebbe capitare anche quest’anno. Tutto ciò per dire che il controllo della spesa è un processo continuo orientato anche ad ottimizzare la macchina amministrativa e non solo a risparmiare. Ci sono invece misure di riequilibrio, più incisive, ripeto, che non vorremmo essere chiamati a prendere a meno che si rivelino davvero necessarie nei prossimi anni. Penso a quelle sul personale ed al moltiplicatore d’imposta».

Nel 2024 il contributo di livellamento diminuirà di 5 milioni circa, fermandosi a poco più di 12 milioni. Una cifra che dovrebbe rimanere pressoché stabile almeno fino al 2027. Paradossalmente il fatto che Bellinzona sia diventata, dopo l’unione, più attrattiva, è stata in un certo senso una zappa sui piedi a livello di perequazione. Oltre ai cittadini dovrete portare nella capitale ancora più imprese e società…
«Sapevamo che l’anno prossimo sarebbe decaduto il contributo cantonale transitorio post-aggregazione, riducendo così il livellamento di 2,8 milioni. Oltre a ciò si è aggiunto il fatto, come dicevo in precedenza, che il nostro gettito è cresciuto in modo chiaro e velocemente mentre quello dei Comuni paganti si è assestato o è addirittura diminuito. La somma di questi due fattori ha fatto sì che il divario si riducesse molto. È positivo, in quanto era anche uno scopo dell’aggregazione che la Città riuscisse a fare in parte a meno di queste risorse, che però sono state e restano fondamentali per lo sviluppo socioeconomico. Tuttavia non ci aspettavamo che la diminuzione potesse essere così rapida. Ma per nessuna ragione vorremmo rinunciare alla crescita del gettito, perché significa poter reggersi in piedi sulle proprie gambe nell’interesse di tutto il cantone. Quello delle persone giuridiche aumenta in modo più importante (del 37% nel 2024) rispetto a quello delle persone fisiche. Le aziende si stabiliscono a Bellinzona perché riconoscono delle condizioni quadro favorevoli, tra cui una centralità, una qualità dei servizi ed un potenziale significativo. Il fatto di profilare la Città come polo dell’innovazione sta avendo degli effetti che creano indotto e si riverberano su tutto il substrato economico. Nella fattispecie non va dimenticato che l’ossatura della Turrita è contraddistinta dalle microimprese, ossia con meno di 10 dipendenti, che rappresentano quasi il 95% del totale».

Il settore delle scienze della vita genera un valore aggiunto di 80 milioni per Bellinzona e l’agglomerato

Mi allaccio subito alle sue ultime parole. Dal 2025 i Comuni avranno la possibilità di differenziare il moltiplicatore comunale d’imposta (nella Turrita stabile al 93% dal 2018) tra persone fisiche e persone giuridiche, garantendo in questo modo maggiore flessibilità nella modulazione del prelievo. Ci state pensando?
«È una riflessione che si può fare. Da una parte va considerato che la pressione fiscale per le persone giuridiche si ridurrà con l’ultima tappa della riforma fiscale, mentre, dall’altra, proprio per questo, una diminuzione del loro moltiplicatore non peserebbe troppo sulle finanze dei Comuni in cui a farla da padrone sono le persone fisiche, come a Bellinzona dove contribuiscono con ben l’87% circa del gettito di imposta base della Città. Un adeguamento potrebbe pertanto anche essere sostenibile per confermare l’attrattiva della Turrita, per le imprese e non solo per le famiglie, nel contesto della nuova concorrenza che si innescherà nel cantone».

Il quartiere alle ex Officine FFS, dove sono previsti contenuti innovativi, formativi, residenziali, culturali, sociali e commerciali, è il progetto principale della Città dei prossimi 15-20 anni e più. Notate già un interesse da parte di aziende e/o start-up?
«È ancora prematuro. Varie aziende sono arrivate comunque ed altre arriveranno. Posso però dire che quando comunichiamo questo scenario alle start-up che prendono contatto con i nostri uffici, come è stato ad esempio il caso con l’inglese Peptone (attiva nella ricerca sulle proteine, e in crescita a Bellinzona), tutte si dimostrano interessate. Quello che già notiamo è invece lo sviluppo della zona attorno all’Officina, in primis il comparto della stazione».

Eccoci al polo biomedico. Tassello dopo tassello in oltre vent’anni si è formato un mosaico riconosciuto anche a livello internazionale che dà lavoro a mezzo migliaio di persone, fra ricercatori e dottorandi. È in corso uno studio per valutare l’impatto economico, appunto, della ricerca a Bellinzona. Una radiografia che permetterà inoltre al Municipio di capire quali interventi sono ancora eventualmente necessari per rafforzarlo. Ci può fornire delle anticipazioni?
«Il primo ritratto di questa realtà verrà reso noto a breve e permetterà di renderci conto della sua importanza anche in termini economici. I risultati sono interessanti ed incoraggianti. La presenza di istituti di pregio, noti in tutto il mondo, è motivo di orgoglio. A ciò si aggiunge ora che ben più di un posto di lavoro su 100 già oggi è nel settore delle scienze della vita, che genera un valore aggiunto di 80 milioni per Bellinzona e l’agglomerato. La direzione intrapresa è quella giusta. E lo sviluppo è promettente. Le scienze della vita daranno stabilità nel tempo e prospettive interessanti. Vogliamo però altresì avere pure il polso delle piccole realtà economiche per poter continuare a lavorare e collaborare in maniera sinergica».

A fronte di una domanda di spazi crescente, la Città due anni fa ha rilevato per 6 milioni lo stabile Fabrizia, in via Vela, per accogliere laboratori e start-up. È già tutto occupato. È pensabile un’altra operazione di questo tipo a medio-lungo termine?
«Il senso di via Vela era appunto quello di non dover attendere il comparto previsto alle Officine FFS per poter ospitare le realtà attive nella ricerca che già oggi bussano alla nostra porta. Quell’edificio aveva inoltre la particolarità di essere già destinato a quell’ambito, visto che era la casa dell’Istituto di ricerca in biomedicina (IRB). Indipendentemente dalle scelte future del Municipio, possiamo dire che c’è ancora spazio per ospitare realtà interessanti. La Città farà inoltre la sua parte, a livello finanziario, per quanto riguarda il nuovo stabile dell’Istituto oncologico di ricerca (IOR, investimento stimato di 45 milioni di franchi; n.d.r.) previsto accanto alla sede dell’IRB in via Chiesa. Così come resta un tema aperto quello di mettere a disposizione spazi e servizi per i ricercatori e/o i dottorandi che decidono di lavorare o concludere la formazione accademica nella Turrita. Non siamo una metropoli come Zurigo, ma possiamo essere attrattivi anche in questo senso».

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