L’imposta di circolazione guarda già al Tribunale federale
Sui contenuti dell’opuscolo informativo per l’imposta di circolazione il Governo tira dritto. Entrambi i reclami – quello presentato dagli iniziativisti del Centro (PPD) e quello dei promotori del controprogetto (PS e Verdi) – sono stati respinti. «Il testo tiene conto delle diverse posizioni sul tema», sostiene il Consiglio di Stato, e quindi consente ai cittadini di farsi un’opinione.
La prima risposta
Ma andiamo con ordine. Il primo reclamo è stato inoltrato il 29 agosto dal deputato Marco Passalia (Il Centro/PPD) per chiedere la rettifica dell’opuscolo. Secondo gli iniziativisti, infatti, la Cancelleria ha apportato modifiche al testo delle argomentazioni a sostegno dell’iniziativa. Due, nel dettaglio, i punti contestati: il montante che i cittadini risparmierebbero se l’iniziativa venisse approvata e la differenza rispetto al controprogetto.
Per quanto riguarda il montante, secondo il Governo l’incasso ammonterebbe dal 2024 a 91,5 milioni di franchi. E quindi la differenza sarebbe di circa 15 milioni rispetto al gettito attuale, che si aggira sui 106,5 milioni. Al contrario, gli iniziativisti sostengono che il “risparmio” sarebbe di 25 milioni. «E questo perché nel 2023 l’incasso dovrebbe aggirarsi attorno agli 85 milioni a seguito della moratoria per i veicoli immatricolati prima del 2009. Ma l’informazione importante per il cittadino chiamato a votare è quella relativa al 2024, ossia quando il nuovo sistema sarà a regime», spiega il cancelliere Arnoldo Coduri. «Senza quindi considerare il 2023, anno per cui gli iniziativisti prevedono la moratoria». Il Governo conferma quindi le cifre: l’incasso complessivo, se venisse adottata l’iniziativa, sarebbe di 91,5 milioni. «Gli iniziativisti partivano da un incasso di 110 milioni, ma secondo il Governo il gettito da considerare è di 106,5 milioni perché dobbiamo fare riferimento al valore più recente a disposizione, ossia quello della fine dello scorso anno. E quindi la differenza è di 15 milioni, e non di 25 come sostenuto dagli iniziativisti», aggiunge Coduri. Lo scarto tra gli 85 milioni, ossia l’importo difeso dagli iniziativisti e i 91,5 del Governo determina anche il secondo punto del reclamo: la differenza di risparmio che i cittadini avrebbero con l’iniziativa e con il controprogetto, il cui incasso sarebbe di 96 milioni. Per gli iniziativisti la differenza tra la prima e la seconda proposta in votazione sarebbe di 10 milioni, per l’Esecutivo di 5 milioni.
La seconda risposta
Veniamo ora al secondo reclamo respinto dal Governo, presentato dai deputati Ivo Durisch (PS) e Samantha Bourgoin (Verdi), i quali chiedevano la modifica del testo presentato dagli iniziativisti. A loro avviso, infatti, la tabella esemplificativa dei consumi, e dei relativi costi dell’imposta di circolazione per i cittadini, sarebbe incompleta e «deliberatamente fuorviante». Secondo il Governo, però, «sebbene costruita su dati astratti e non riferiti a modelli concreti di auto, non appare scorretta al punto da impedire ai cittadini di farsi un’idea dell’oggetto in votazione». Anche perché, precisa Coduri, «per poter avere un modello davvero corretto, dovremmo avere una maxi tabella che riporti tutti i modelli delle auto più vendute in Ticino nel 2021 e fare una simulazione per ogni veicolo. Sarebbe quindi molto complicato da inserire nell’opuscolo informativo».
E ora? Vista la decisione del Governo, nelle prossime settimane il materiale di voto arriverà nelle case dei ticinesi. «Gli opuscoli sono già stati stampati e i Comuni attendevano il via libera dell’Esecutivo per poter chiudere le buste e inviarle», conclude Coduri.
Le reazioni
«Sono deluso. Avremo tempo di approfondire le motivazioni e valuteremo se fare ricorso nei prossimi 30 giorni al Tribunale federale. Ma è molto probabile che decideremo di andare fino in fondo», spiega al Corriere del Ticino il primo firmatario dell’iniziativa Marco Passalia. «E questo perché non volevamo fare altro che dare ai cittadini le stesse informazioni usate da noi deputati nel dibattito politico. Informazioni che sono state fornite dal Governo». Inoltre, dice il deputato, «è anche una questione di principio: non vogliamo che si crei un pericoloso precedente per cui le iniziative popolari che nascono dal basso nel pieno rispetto della nostra tradizione democratica vengano in qualche modo intaccate, modificando le informazioni». Non da ultimo, ricorda Passalia, «è ancora pendente l’iniziativa ‘‘I cittadini non sono bancomat’’, che chiede la restituzione dei soldi prelevati in eccesso ai cittadini, e il comitato promotore sta iniziando a pensare se non sia il caso di rimetterla sul tavolo».
E i promotori del controprogetto, come si comporteranno alla luce della risposta del Governo? Da noi contattati, Durisch e Bourgoin spiegano che «la possibilità di ricorrere al Tribunale federale sarà valutata nei prossimi giorni». Tuttavia, per entrambi non è questo il punto centrale: «Ciò che conta, oggi, è che lo stesso Governo nella sua risposta ha confermato che le cifre presentate nella tabella dagli iniziativisti sono fuorvianti: i modelli scelti per la tabella non sono rappresentativi della categoria». «La differenza tra noi e il Governo è che quest’ultimo non ritiene questo motivo sufficiente per accogliere il nostro reclamo. Ma secondo noi si tratta di qualcosa di grave, perché il cittadino poi utilizzerà quella tabella per decidere come votare». Ad ogni modo, precisa Durisch al Corriere del Ticino, «per noi quello che conta è che il cittadino sia informato in maniera trasparente, e quindi che sappia che quelle cifre non sono rappresentative e quando riceverà l’opuscolo saprà come leggerlo».