Il caso

L'ospedale, le riflessioni e le rassicurazioni

Bellinzona, l’EOC sta ricostruendo per filo e per segno tutto l’iter quasi decennale del futuro nosocomio alla Saleggina per poi discutere la questione durante la prossima riunione di CdA - I coordinatori del programma di concorso avevano ricevuto garanzie sull’edificabilità dell’opera
© Ente ospedaliero cantonale
Alan Del Don
13.11.2024 06:00

Sono settimane intense per cercare di dipanare la matassa di quello che - prendendo in prestito la prima parte del titolo del romanzo di Carlo Emilio Gadda - è oramai diventato il «pasticciaccio brutto» del futuro ospedale alla Saleggina di Bellinzona. Un «pateracchio» che ha creato disorientamento a più livelli, considerando che l’acquisto dei terreni dalla Confederazione per poco più di 16 milioni di franchi (che oggi potrebbero, il condizionale è d’obbligo, non essere più consoni per accogliere il nosocomio da almeno 380 milioni che sorgerà a tappe dal 2030-2031) è stato oggetto del messaggio governativo approvato poi a larghissima maggioranza dal Gran Consiglio il 12 aprile 2021. Un messaggio sul quale c’era la firma di ben quattro dipartimenti su cinque. Ma che ora un parere giuridico del Dipartimento del territorio (DT) dice che vanno compensati, altrove, circa 100 mila metri quadrati.

«È il sito ideale»

Per i vertici dell’Ente ospedaliero cantonale (EOC) - che esattamente nove anni fa, il 16 novembre 2015, avevano scritto al direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi esprimendo la volontà di edificare l’ospedale alla Saleggina, definito il «sito ideale» - il rapporto di una ventina di pagine che pone precise condizioni affinché l’istituto possa essere costruito è stata una vera e propria doccia fredda. Finora nessuno ha voluto esporsi pubblicamente. Prima si vogliono valutare con attenzione le conclusioni della perizia e, soprattutto, ricostruire per filo e per segno l’iter iniziato il 25 gennaio 2015, quando l’allora direzione dell’EOC illustrò ai Municipi di Bellinzona e Giubiasco lo studio di fattibilità del nuovo comparto ospedaliero. Cruciale sarà la riunione del Consiglio di amministrazione dello stesso ente agendata nelle prossime settimane. Nel frattempo pure l’Esecutivo della capitale (che rimane in ogni modo fiducioso, come testimoniano peraltro le parole del capodicastero Territorio e mobilità Mattia Lepori, da noi riportate ieri) e la Commissione della Gestione del Gran Consiglio vogliono vederci chiaro.

Attività di interesse pubblico

Il terreno di oltre 214 mila metri quadrati è stato valutato, dalla direzione generale dell’EOC, si puntualizzava nel messaggio governativo del 28 ottobre 2020, «come ideale sotto tutti i punti di vista: si tratta di una superficie ampia, pianeggiante, ben collegata e attrezzata per poter essere edificata e messa a disposizione di attività di interesse pubblico». Il nuovo ospedale regionale del Sopraceneri di Bellinzona, si legge(va) ancora, «permetterà di migliorare e di coordinare l’offerta di prestazioni nel settore delle cure somatico-acute in linea con il concetto EOC di Ospedale cantonale “multisito”». L’area è definita a Piano regolatore come zona AP-EP, ossia per edifici ed attrezzature di interesse pubblico. Quindi anche un ospedale, secondo l’articolo 58 delle Norme di attuazione del Piano regolatore della capitale.

Il PAB: «Zero azzonamenti»

Di più. Nel Programma d’agglomerato del Bellinzonese di quinta generazione, sul quale si è tra l’altro chinata la Divisione dello sviluppo territoriale e della mobilità del DT e la cui consultazione si è conclusa a fine settembre, si osserva che «nessun azzonamento è necessario», in quanto la zona a PR è «già oggi destinata ad attrezzature e servizi pubblici». Non si fa nemmeno riferimento a potenziali conflitti con «la legislazione ambientale» e viene confermata la conformità con il Piano direttore cantonale. Lo studio di massima fatto elaborare dall’EOC nel 2015, come detto, aveva sancito la fattibilità dell’istituto su quel comparto. Lo stesso pensano il Cantone e la Città. E i coordinatori del programma di concorso che avevano espressamente chiesto rassicurazioni al committente; non avrebbe avuto senso, altrimenti, lavorare per ore e ore se poi... non si sarebbe potuto battere un chiodo.

Tre mesi fa ecco come un fulmine a ciel sereno il parere giuridico del Territorio. Dei dubbi sull’edificabilità li ha tuttora pure il granconsigliere dei Verdi Marco Noi, secondo il quale vi è una chiara differenza tra zona per attrezzature pubbliche (la Saleggina) e zona per edifici pubblici (dove si trova l’attuale nosocomio, il San Giovanni). Chi ha ragione? Presto, forse, lo sapremo.

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