Avvocati e architetti in giuria, ma nessun dubbio sul comparto
«L’aspetto innovativo di questo ospedale è la scelta di insediarlo all’interno del Parco fluviale del Piano di Magadino. Il rapporto di questa particolare situazione paesaggistica con l’architettura permette di costruire» un nosocomio «fortemente orientato al futuro, con una proficua interazione della natura per la cura dei pazienti e per il benessere del personale». Non c’è traccia, nelle 69 pagine del rapporto della giuria che ha valutato i 29 progetti presentati per il complesso previsto alla Saleggina, della non edificabilità del complesso sui 100.000 metri quadrati al confine fra Bellinzona e Giubiasco. Non una parola. E sì che della stessa facevano parte degli avvocati e ben otto architetti (più un supplente) quali membri professionisti. Il documento è datato 31 gennaio scorso. Dunque sei mesi prima delle considerazioni giuridiche del Dipartimento del territorio, al centro del dibattito di questi giorni, che fissano due condizioni chiare affinché l’istituto possa vedere la luce lì dove l’Ente ospedaliero cantonale (EOC) prevede di realizzarlo.
Tappe e tempistiche
I paletti sono i seguenti. Primo: compensare altrove, in città, i sedimi che verranno sacrificati. E, secondo: l’ospedale non dovrà più essere regionale (del Sopraceneri), ma cantonale. Con i preposti uffici cantonali che dovranno altresì occuparsi dell’iter pianificatorio. Prima di procedere occorre ricordare che il comparto individuato ha un potenziale edificatorio di 203.000 metri quadri. Nella prima fase, con orizzonte temporale il 2031, verrà edificato un nosocomio di 95.000 metri quadrati che sostituirà il vetusto San Giovanni. Secondariamente, entro il 2046, spazio ad altre funzioni per uno sviluppo ulteriore di circa 75.000 metri quadri da concretizzare in più tappe. Infine rimarrebbe una riserva di 33.000 metri quadrati per eventuali ampliamenti futuri.
Della giuria presieduta dall’avvocato Andrea Bersani, membro del Consiglio di amministrazione dell’EOC ed ex vicesindaco della Turrita, che ha valutato i progetti (14 esclusi all’unanimità al primo turno e 7 nella seconda tornata: dopo un’ulteriore scrematura alla fine è stata una sfida a due che ha premiato «Il profumo dei tigli» degli studi Arnaboldi e Gaggini) facevano parte come detto otto architetti. Il consesso ha valutato gli aspetti urbanistici e del paesaggio, funzionali, architettonici, della sostenibilità, tecnici e finanziari.
Il consulente legale
Non solo. Prima del giudizio di ogni fase è stata eseguita una verifica preliminare delle idee sottoposte grazie a degli esperti in materia (ingegneri in primis) e ad un consulente legale. Possibile che nessuno abbia fatto presente, almeno sotto forma di dubbio, dei timori relativi all’eventuale impossibilità di realizzare il nosocomio alla Saleggina? Nel documento appena citato non se ne fa menzione. Anzi, si loda «la potenzialità del sedime che presenta diverse peculiarità, inserito tra il tessuto urbano ed il Parco fluviale del fiume Ticino e della Guasta (riale; n.d.r.)». Per il resto sono stati segnalati dei potenziali rischi naturali (ad esempio esondazioni) legati, appunto, alla vicinanza con i corsi d’acqua (aree non edificabili). La zona è ritenuta infatti alluvionale. «Il posizionamento e la compattezza del complesso costruito a completamento del tessuto urbano adiacente ha il grande merito di preservare l’integrità dell’area golenale in una visione più ampia del parco situato lungo il fiume», si puntualizza ancora.
Il via libera dei vertici dell’EOC
La scelta della giuria è in seguito stata approvata all’unanimità dal CdA dell’EOC. Nel comunicato stampa dello scorso 23 febbraio si indicava che l’iter seguente avrebbe contemplato «la pianificazione del comparto con l’adempimento degli obblighi autorizzativi previsti dalla legge. Seguirà infine l’avvio del cantiere». A scanso di equivoci segnaliamo, infine, che pure nel programma di concorso del 3 febbraio 2023 non si faceva riferimento agli aspetti legati all’edificabilità: «Le dimensioni del terreno garantiscono ulteriori sviluppi futuri dell’attività, tenuto conto che la durata di vita degli altri ospedali EOC è da considerarsi limitata ai prossimi 30-40 anni».