«L'ospedale alla Saleggina lo porteremo a casa»
Efficiente e sostenibile lo è già, anche se obiettivamente si può e si deve fare meglio. Innovativa ed interconnessa, sempre più, vuole invece diventarlo grazie ai progetti strategici che vedranno la luce entro un lustro. Uno su tutti è il quartiere con contenuti misti che sorgerà dal 2028 al posto delle Officine FFS. Lo sviluppo urbano di Bellinzona passa anche attraverso la messa in rete delle nuove tecnologie e degli attori (istituzionali e privati) presenti sul territorio nonché tramite l’uso accorto delle risorse. La capitale è una smart city a tutti gli effetti. Gli esempi non mancano: la gestione intelligente dell’illuminazione pubblica, la fibra ottica, le tariffe dinamiche in ambito energetico, le ricariche per le automobili elettriche, una rete di bike sharing performante che si allaccia altresì al Locarnese, i numerosi impianti fotovoltaici promossi dall’Azienda multiservizi, la centrale a biogas che sorgerà a Giubiasco, eccetera.
Grandi opportunità
Il tema della trasformazione urbana e della mobilità, con l’obiettivo di snellire il tessuto economico, è stato al centro della tavola rotonda promossa ieri sera dall’Unione cristiana imprenditori ticinesi (Ucit), presieduta da Stefano Devecchi, all’Mspace in viale Stazione a Bellinzona alla quale ha preso parte una quarantina di persone. Con l’apertura di AlpTransit la capitale ha riacquisito la centralità sull’asse del San Gottardo (trovandosi a metà strada fra Zurigo e Milano), mentre la galleria di base del Monte Ceneri l’ha avvicinata ulteriormente agli altri poli e viceversa. Dando così forma alla prospettata «Città Ticino». La Turrita e l’agglomerato hanno saputo cogliere più di altre regioni le opportunità di sviluppo legate alla nuova trasversale ferroviaria alpina, come abbiamo riferito nell’analisi pubblicata il 6 settembre scorso. Dall’aggregazione, soprattutto, sono aumentati la popolazione, le attività economiche e le nuove costruzioni. «Questa nuova centralità ha creato delle dinamiche che hanno consentito alla Città di osare. Penso al rafforzamento del polo biomedico, al futuro Parco dell’innovazione che sorgerà nel comparto alle ex Officine e il quartiere che si svilupperà alle Ferriere Cattaneo di Giubiasco», ha esordito il CEO del Gruppo Multi ed economista Ivano Dandrea.
Un polo, una vocazione
Secondo Martino Colombo, direttore della Divisione dello sviluppo territoriale e della mobilità, la «Città Ticino» si va proprio delineando per il fatto che ogni polo e agglomerato ha ed avrà la propria vocazione: «E insieme saranno in rete. Se è vero che Bellinzona, ora, è più vicina a Lugano, lo stesso vale pure per Locarno. In questo senso il merito va dato al Cantone che ha finanziato la cosiddetta ‘bretella di Camorino’. Perché certe opportunità vanno colte». Ed una di queste è indubbiamente il prospettato ospedale regionale del Sopraceneri alla Saleggina, al centro di un vero «pasticciaccio». Il capodicastero Territorio e mobilità Mattia Lepori resta «fiducioso. Sono sicuro che riusciremo a portarlo a casa. Così come è importante, per Bellinzona e la regione, la circonvallazione ferroviaria della Città. Il Municipio lo ha ribadito a più riprese». Sulla stessa lunghezza d’onda Colombo: «Speriamo ‘prima’ che ‘poi’, in ogni modo. Allo stato attuale l’orizzonte indicato da Berna è il 2050».
La mobilità è cruciale
Cambiamenti profondi, dunque, resi possibili dalla mobilità. Il trasporto pubblico negli ultimi decenni ha compiuto passi da gigante all’ombra della Fortezza. La percentuale di chi utilizza le linee di AutoPostale è pari al 12-14%. A farla da padrone, nel Bellinzonese, è tuttavia ancora il traffico individuale motorizzato con una percentuale, oggi di circa il 70% (con oltre 197 mila movimenti giornalieri), che con le misure previste dal Programma d’agglomerato di quinta generazione si mira a portare sotto il 60%. E in fatto di costruzioni come è messa la Turrita? «Non abbiamo una situazione di sovradimensionamento. Mi chiedete perché la Città non si sviluppa verso l’alto? In futuro bisognerà pensare a dei progetti che densificano, andando pertanto in quella direzione», ha precisato Lepori. Nella capitale i progetti strategici stentano a decollare anche (ma non solo) a causa della «ricorsite» che non è però tipica del Cantone Ticino. «Il rischio è che poi possano nascere già vecchi. È vero che c’è molto entusiasmo attorno a questi cantieri, ma allo stato attuale non siamo ancora riusciti a capitalizzarli. A mio avviso, più che il ricorso, lo strumento maggiormente adatto è il referendum, così la popolazione può esprimersi», ha affermato il municipale.