Il caso

Ecco chi non ha perso il treno

Bellinzona e l’agglomerato hanno saputo cogliere più di altre regioni le opportunità di sviluppo legate all’inaugurazione delle gallerie di base del San Gottardo e del Monte Ceneri - In crescita gli abitanti, le attività economiche e pure l’edilizia
© CdT/Gabriele Putzu
Alan Del Don
06.09.2024 06:00

Non è per fortuna successo quello che Eugenio Montale vide al carnevale di Gerti, con la ruota che «s’impiglia nel groviglio delle stelle filanti». Nelle rotaie dei tunnel di base del San Gottardo (inaugurato a fine 2016) e del Monte Ceneri (quattro anni più tardi) non è rimasto incastrato il futuro della «Città Ticino». Tutt’altro. Bellinzona ne ha tratto particolarmente beneficio perché ha saputo favorire il suo destino, ha messo in atto le misure fiancheggiatrici indispensabili per non perdere il treno. La capitale ha osato e deve continuare a farlo. Di questo ed altro si è parlato mercoledì sera all’auditorium di BancaStato nella serata promossa dal gruppo regionale di EspaceSuisse e dall’Associazione dei geografi (GEA).

Le opere, da sole, non bastano

«Le nuove infrastrutture hanno un impatto importantissimo sull’evoluzione del traffico passeggeri e merci e sullo sviluppo del territorio, in primis ovviamente in Ticino e nel Canton Uri, ma da sole non bastano». Sguardo rivolto alla platea e piglio deciso. Aurelio Vigani è un ticinese che si è fatto strada a Berna. È capoprogetto all’Ufficio federale dello sviluppo territoriale (ARE) dove è responsabile del «Monitoraggio dell’asse del San Gottardo», uno studio che ha preso avvio nel 2015 e che si concluderà fra tre anni che mira ad esaminare - attraverso trenta indicatori - gli effetti delle due opere del secolo.

E, in aggiunta, della rinnovata stazione cantonale di Altdorf (dove i viaggiatori sono aumentati del 342%: sì, il dato è esatto, non siamo impazziti...) e del corridoio di 4 metri per le merci. Oggi sono disponibili i risultati della «radiografia» relativi al periodo successivo all’apertura del San Gottardo e precedente l’inaugurazione del Ceneri.

Chiaro boom dei viaggiatori

Il primo effetto, tangibile, è la crescita del numero di viaggiatori giornalieri: + 4.000 (2022) rispetto al 2016 (+48%). Alla stazione di Mendrisio +88%, a Lugano +69%, a Locarno +41% e a Bellinzona +30%; il collegamento diretto fra la Città sul Verbano e quella sul Ceresio ha fatto segnare un +183% di pendolari. «Sulla strada si sono registrati 2.000 viaggiatori in più al giorno rispetto al 2016 (+8 %). I dati mostrano che l’aumento è dovuto principalmente al traffico turistico. Ciò si riflette anche sul numero di pernottamenti in Ticino. Mentre dal 2011 al 2015 il loro numero era diminuito del 7,4%, dal 2016 al 2019 è aumentato del 3,4%», ha annotato Aurelio Vigani.

Territorio e accessibilità

E gli effetti sul territorio? In questo senso lo sviluppo, pure economico, ha subito un’accelerata. «Si sono rafforzati i centri urbani, con una crescita economica e demografica particolarmente pronunciata nelle aree intorno alla stazione dell’agglomerato di Bellinzona, che hanno beneficiato maggiormente della migliore accessibilità offerta dalla galleria di base del Ceneri», ha spiegato il capoprogetto. Più abitanti e crescita delle attività economiche nell’area della capitale (e in Riviera e nel Moesano), quindi, in confronto a quella di Lugano. Insomma, il timore che il Ticino si potesse trasformare in una regione «dormitorio» (con i cittadini che vanno a lavorare Oltralpe) è al momento fugato.

Gongolano le aree delle stazioni

Anzi, anche l’edilizia è stata trainata dal boom demografico; nel Bellinzonese il fenomeno è stato più accentuato (i terreni edificabili liberi scarseggiano), pur non sottacendo che il tasso di sfitto rimane comunque elevato a Sud delle Alpi. «In molte regioni la popolazione attorno alle stazioni ferroviarie è notevolmente aumentata», ha affermato Vigani. Pensiamo a Castione, Sant’Antonino, Rivera, Stabio, Maroggia o nella stessa Turrita dove c’è stata una forte densificazione. Si è infine dilatato, purtroppo, il divario fra centro e periferia, tendenza peraltro già in atto.

Occorre osare, a volte

Per raggiungere gli obiettivi di pianificazione del territorio che la politica si è data in virtù della nuova trasversale alpina - ha puntualizzato dal canto suo Silvia Jost, capo Mobilità all’ARE - sono «necessari interventi e misure che non sono stati attuati sempre e ovunque». Bellinzona, invece, ha saputo essere lungimirante, mettendo ad esempio in cantiere la riconversione dei terreni che verranno lasciati liberi dalle Officine FFS in un quartiere innovativo.

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